Alberto Sermoneta, rabbino
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“…Va
jakhel Moshè et col adat benè Israel vajomer alehem – E radunò Mosè
tutta la congregazione dei figli di Israele dicendo loro…”.
Ci sono due termini che ci fanno notare una certa solennità della situazione:”Kahal” e “Edah”.
I termini indicano il popolo tutto riunito lì intorno a Mosè: uomini,
donne, vecchi e bambini – come avvenne alla promulgazione del Decalogo,
intorno al monte Sinai.
La solennità del momento non è tanto legata alla costruzione del
Mishkan quanto nel dare il resoconto di ciò che è stato fatto usando le
offerte della Kehillà.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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Luogo:
Parigi, 21 e 22 febbraio 2019, École des Haute Etudes en Science
Sociales EHESS (probabilmente la più importante istituzione di studi
storici d’Europa). Contesto: conferenza internazionale sulla nuova
storiografia polacca relativa agli studi sull’Olocausto. Due dinamiche
si confrontano: da un lato la conferenza scientifica, con numerose
interessanti relazioni che – come si usa in questi casi – presentano i
risultati di ricerche documentarie e archivistiche seguendo un rigoroso
metodo fondato sulla lettura critica delle fonti. D’altra parte un
plurimo episodio di militanza politica aggressiva fondato sull’uso
pubblico distorto della storia che fa uso della minaccia,
dell’aggressione, dell’attacco alla libertà di parola, della
diffamazione.
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Netanyahu incriminato
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L’Avvocato
Generale dello stato Avichai Mandelblit ha deciso ieri l’incriminazione
del premier israeliano Benyamin Netanyahu per sospetta corruzione e
frode.
“Era un Benjamin Netanyahu scuro in volto, teso, allarmato ma
determinato a sopravvivere quello che ieri sera alle otto è apparso
davanti ai giornalisti. Le indagini che lo assediavano da anni sono
arrivate alla fine al dunque” scrive tra gli altri La Stampa.
“Gli analisti – sottolinea il Corriere – cercano di capire quanto la
decisione di volerlo incriminare influirà sul voto che potrebbe dare a
Netanyahu il quarto mandato consecutivo. Un sondaggio effettuato prima
dell’annuncio indica che la maggioranza degli elettori di destra è
convinta sia solo un complotto per rimuoverlo”.
Questa l’apertura di Repubblica: “Potrebbe essere una decisione
salomonica: il procuratore di Israele incrimina il primo ministro di
Israele per corruzione, ma l’udienza di convalida si tiene dopo il 9
aprile. Cioè quando Israele avrà superato le elezioni, e il popolo avrà
votato”.
Secondo Fiamma Nirenstein, che ne scrive sul Giornale, “ormai che la
macchina giudiziaria è stata avviata, è del tutto realistico pensare
che la preminenza del Likud subirà uno shock”.
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netanyahu dopo l'incriminazione 'Accuse ridicole, non mi arrendo' Da
molte ore non si parla d’altro. L’incriminazione del Premier Benjamin
Netanyahu, tra richieste di dimissioni e nessuna volontà di abdicare da
parte del Primo ministro, continua a tener banco sulla scena israeliana.
“La sinistra sa che non può batterci ai seggi, ecco perché negli ultimi
tre anni non ha fatto altro che portare avanti una persecuzione
politica contro di noi, una caccia alle streghe senza precedenti con
l’unico scopo di far cadere la destra che io guido e mettere al potere
la sinistra di Lapid e Gantz” ha dichiarato il premier, incontrando
nelle scorse ore la stampa. “Ogni cittadino – ha poi aggiunto, in
quella che è stata una delle conferenze stampa più difficili di sempre
– deve capire che l’intento è di abbattere la destra e portare su la
sinistra con la distribuzione al pubblico di accuse ridicole. State
tranquilli, supererò tutto”.
In caso di condanna per corruzione e frode per i diversi procedimenti a
suo carico Netanyahu rischierebbe fino a 10 anni di carcere. Un’ombra
pesante a poco più di un mese da un voto che si annunciava già molto
incerto, nel pieno di una campagna elettorale serrata e con la
coalizione allargata promossa da Benny Gantz e Yair Lapid che appare in
testa nei sondaggi rispetto al Likud (e la discesa del partito di
governo, fanno notare gli esperti, potrebbe essere solo all’inizio). Leggi
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I problemi della storia
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“Arnaldo
Momigliano considera caratteristiche fondamentali del lavoro dello
storico l’interesse generale per le cose del passato e il piacere di
scoprire in esso fatti nuovi riguardanti l’umanità. È una definizione
che implica uno stretto legame fra presente e passato e che bene si
attaglia anche alla ricerca sulle cose e i fatti a noi vicini. Ma come
nascono questo interesse e questo piacere? La prima mediazione fra
presente e passato avviene in genere nell’ambito della famiglia, in
particolare nel rapporto con i genitori e talvolta, come notava Bloch,
ancor più con i nonni, che sfuggono all’immediato antagonismo fra le
generazioni.”
Inizia così il testo di Claudio Pavone (tratto da Prima lezione di
storia contemporanea) che è stato proposto il 19 febbraio nella
simulazione della prova di italiano dell’esame di stato per la
tipologia B, “analisi e produzione di un testo argomentativo”. Dunque,
fortunatamente, la storia non è stata bandita dalla prova, anzi, è
addirittura oggetto di riflessione.
Anna Segre, insegnante
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Combattere l'odio
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Numerose
testate giornalistiche e pagine Facebook negli scorsi giorni hanno
riportato alcune interviste di Alain Finkielkraut nelle quali egli
avrebbe dichiarato che “i veri antisemiti risulterebbero essere gli
antirazzisti”. Quest’ultimo in particolare il titolo scelto per alcuni
articoli usciti rispettivamente sul quotidiano Libero – il giornale
diretto da Vittorio Feltri, lo stesso che in una trasmissione a Radio24
pronunciò “che gli ebrei rompono i c… con la Shoà” –, e sulla rivista
di Casa Pound, “il Primato Nazionale”. In gran parte questi articoli
sono delle ricostruzioni ad hoc di interviste molto più ampie, come
quelle apparse sull’Osservatore Romano o su Repubblica, nella quale il
filosofo francese afferma in sintesi “che un aumento delle migrazioni
dall’Africa e dal Medio Oriente potrebbe portare a un incremento
dell’antisemitismo in Europa, e che la sinistra favorevole
all’accoglienza non valuterebbe attentamente questo rischio”.
Francesco Moises Bassano
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