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5 marzo 2019 - 28 Adar I 5779
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storia

Un rabbino nella Roma dei papi

img headerMarina Caffiero / IL GRANDE MEDIATORE / Carocci editore

Tranquillo, di nome e di fatto. Una qualità che si rivelerà fondamentale per districarsi nel complesso rapporto tra ebrei e cristiani al tempo dei cancelli chiusi del Ghetto, dell'Inquisizione, delle delazioni. "Il grande mediatore. Tranquillo Vita Corcos, un rabbino nella Roma dei papi", appena pubblicato da Carocci editore, è il contributo della storica Marina Caffiero per riscoprire un personaggio un po' dimenticato eppure centrale in questa dinamica. Rabbino e medico attivo a Roma tra fine Seicento e inizio Settecento, con le sue notevoli capacità diplomatiche seppe incidere in più di una circostanza e riuscì a difendere la Comunità in un periodo segnato da terribili accuse, come quella classica e foriera di molti drammi dell'omicidio rituale.
Sottolinea Caffiero, che ha insegnato storia moderna all'Università Sapienza ed è autrice di numerosi saggi che ripercorrono la storia degli ebrei italiani nei secoli passati: "I gruppi dirigenti dell’ebraismo romano gestivano i rapporti con il papato e con le autorità ecclesiastiche con molta prudenza, accortezza e talvolta anche audacia. Poiché molti e diversi erano i centri decisionali e giudiziari che si occupavano di ebrei, spesso con conflitti giurisdizionali tra i vari tribunali, si aprivano spazi di negoziazione e di intervento alla comunità attraverso l’abilità dei suoi capi".

a.s. 

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religioni

In dialogo sul Pentateuco 

img headerMarco Cassuto Morselli e Giulio Michelini (a cura di) / LA BIBBIA DELL’AMICIZIA / San Paolo

Un'antologia di commenti alla Torah, scritti da studiosi ed esperti ebrei e cristiani. È “La Bibbia dell’Amicizia”, edita da San Paolo, interessante volume collettaneo che vanta le prefazioni di Papa Francesco e del rabbino Abraham Skorka, e che raccoglie scritti su diversi brani e passaggi del Pentateuco, adatti alla fruizione di un pubblico eterogeneo, che non abbia necessariamente una approfondita preparazione biblica e teologica.
“Il presente volume nasce dall’incontro di due realtà: l’amore per la Parola di Dio e l’amicizia tra ebrei e cristiani”, si legge nella presentazione. “Da millenni ebrei e cristiani leggono e meditano la Bibbia separatamente. Da alcuni decenni ebrei e cristiani hanno iniziato un percorso di dialogo per superare odi e incomprensioni. È ora possibile iniziare a leggere la Bibbia insieme. Il progetto ha come finalità quella di far gustare la Bibbia e far dialogare, per la prima volta in modo così articolato e con una pubblicazione sul testo fondativo delle due religioni, ebrei e cristiani.”
La Bibbia dell’Amicizia è curata da Marco Cassuto Morselli e Giulio Michelini, il primo ebraista e, tra le altre cose, docente di filosofia ebraica e storia dell’ebraismo presso il Corso di Laurea in studi ebraici del Collegio Rabbinico Italiano, il secondo frate minore, professore ordinario di esegesi neotestamentaria e preside dell’Istituto Teologico di Assisi.

mdp 

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memoria

Camerata Heidrich,
lavoro eseguito

filosofia

Insegnare l'ebraismo
come scienza

Anatolij Kuznecov /
BABIJ JAR / Adelphi



I nazisti occuparono Kiev il 19 settembre 1941. Cinque giorni più tardi, dal centralissimo Krescatik (là il comando tedesco si era insediato al posto della nomenklatura sovietica) iniziò una serie di esplosioni: prima di ritirarsi gli uomini del NKVD avevano nascosto in più luoghi mine telecomandate. Uno spaventoso incendio devastò la città. Agli ebrei, accusati di spalleggiare i «comunisti», fu intimato di presentarsi «il 29 settembre 1941, alle 8 del mattino, all'angolo tra via Mel'nikov e via Degtarév» prendendo con sé documenti, oggetti di valore, indumenti caldi. Si presentarono. Seguiti da una scorta armata dovettero raggiungere Babij Jar, un grande dirupo - 50 metri di profondità e 2,5 km di lunghezza - nella parte nord-occidentale di Kiev. Furono divisi in gruppi di circa 500-600 e costretti a spogliarsi. Nudi, 30 0 40 per volta, lungo stretti passaggi presidiati da militari che menavano bastoni e manganelli, arrivavano sul bordo dello strapiombo da cui subito, sotto il fuoco di mitragliatrici e fucili automatici, precipitavano giù.






Serena Vitale,
La Stampa Tuttolibri,
2 marzo 2019


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Giuseppe Veltri, Libera Pisano / L'EBRAISMO COME SCIENZA /  Claudiana

Con le sue basette imponenti, i capelli lunghi e la cravatta annodata con negligente eleganza, Leopold Zunz appare, nei ritratti di tutta una vita, sorprendentemente uguale a se stesso. Un'esistenza lunghissima, la sua, che si estende dal 1794 al 1886, e attraversa una fase decisiva della storia della Germania e dell'Europa. Come c'è qualcosa di romantico e di ribelle nel suo apparire, così l'opera di questo gigante della cultura ebraica ha il carattere di acuta provocazione, di pacata ma impietosa critica a una tradizione vecchia di secoli e secoli, che è il momento di ripensare, rifondare, ricostruire. In Italia, quasi nessuno lo conosce. Che oggi, a duecento anni dall'apparizione della sua opera prima, ne arrivi in libreria una traduzione commentata e critica, è un fatto importante. Il saggio Sulla letteratura rabbinica è del 1818, e ha avuto un enorme influsso su un certo modo d'intendere lo studio dell'ebraismo. A Zunz va il merito di aver fondato, assieme a qualche altro intellettuale di belle speranze, la "Scienza del giudaismo" - Wissenschaft des Judentums, in tedesco - o, come preferiscono parafrasare Giuseppe Veltri e Libera Pisano, «l'ebraismo come scienza».

Giulio Bust,
Il Sole 24 Ore Domenica, 3 marzo 2019


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