Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui         20 marzo 2019 - 13 Adar II 5779
IL TOUR IN MEDIO ORIENTE DEL SEGRETARIO DI STATO USA MIKE POMPEO

"Usa e Israele, alleati a prescindere dai leader"

pompeo netanyahu
Prende il via il tour mediorientale del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo. In agenda, rinsaldare l'alleanza tra diversi paesi della regione in chiave anti-Iran e del suo braccio armato libanese Hezbollah. Prima tappa della missione americana, il Kuwait, poi Israele e Libano. “Vado in Israele per l'importante rapporto che abbiamo”, ha sottolineato Pompeo ai giornalisti, spiegando che la sua presenza a Gerusalemme non rappresenta, a poche settimane dalle elezioni, un endorsement del Primo ministro Benjamin Netanyahu. “Col tempo, i leader cambieranno in entrambi i paesi. È il rapporto che conta, non importa chi c'è alla guida”, le parole del Segretario Usa. 
A Gerusalemme Pompeo “si incontrerà con una serie di funzionari regionali per discutere di questioni e delle sfide regionali dovute all'Iran e ai suoi alleati”, ha spiegato il Dipartimento di Stato Usa. "Il segretario riaffermerà sia privatamente che pubblicamente l'incrollabile impegno americano per la sicurezza di Israele e per il suo diritto all'autodifesa”.

LA NUOVA SFIDA DEL CICLISTA GIOVANNI BLOISI

Nel nome del capitano Levi,
la Memoria a colpi di pedale

bici sciesopoli
Una nuova appassionante sfida per Giovanni Bloisi, il ciclista della Memoria che i nostri lettori già conoscono per le sue imprese frutto di passione civile e tenacia. Dopo aver raggiunto a pedali i più importanti luoghi del ricordo europei legati alla Shoah, dopo aver macinato chilometri per portare nuova luce e attenzione sulle vicende di Sciesopoli ebraica, l’ex colonia fascista di Selvino che nel dopoguerra ospitò centinaia di bambini sfuggiti all’annientamento, ad attenderlo c’è adesso un itinerario inedito sulle tracce di un gruppo di ebrei in lotta contro il regime che in bicicletta oltrepassarono le linee nazifasciste per aggregarsi agli Alleati e per svolgere in un secondo momento un ruolo di primaria importanza nell’immigrazione dal Sud Italia verso il nascente Stato ebraico. La dedica di questo nuovo viaggio primaverile per cui intensamente si sta allenando è al capitano Enrico Levi, figura simbolo dell’Aliyah Bet, di cui negli scorsi mesi ricorrevano i 100 anni dalla nascita. Il viaggio, che ha tra i suoi sostenitori i comitati provinciali Anpi di Milano, Varese e Padova, UCEI, Comunità ebraica di Padova, Associazione Italia-Israele di Milano e l’associazione Figli della Shoah, può contare tra gli altri sul lavoro preparatorio dello studioso Marco Cavallarin e ricalcherà quello che prese avvio a Padova il 19 settembre 1943.

ERETZ - MACHSHEVET ISRAEL 
Rav Shagar e i dilemmi della traduzione
rav shagar
Nella sua ultima rubrica Il Sabbatico in onda su RaiNews ogni sabato sera, Alberto Melloni ha dato voce al filosofo della scienza Giulio Giorello per raccomandare tre libri: l’Ulisse di James Joyce (24 ore della vita dell’ebreo irlandese Leopold Bloom), l’Etica di Spinoza e Il Dio dei migranti. Pluralismo, conflitto, integrazione, appena edito da Il Mulino, definito un “libro di civiltà”. Non certo libri di intrattenimento popolare. Dei primi due Giorello ha segnalato specifiche traduzioni, delle molteplici in circolazione, e dell’Ulisse ci ha tenuto a dire di averlo letto nell’originale inglese (of course). A rincalzo Melloni, annunciando una nuova fase del Sabbatico che d’ora in avanti esplorerà il lessico del mondo religioso, ha ragionato sull’importanza del lemma ‘traduzione’, riferendosi anzitutto ai testi sacri: la Septuaginta, la Vulgata, la Bibbia di Lutero... Temi difficili da divulgare. Tuttavia, scelta pedagogica stimolante, che dà a pensare. Chi legge in traduzione spesso non pensa di “leggere in differita” ed è giusto ricordare che tradurre un testo sacro dall’ebraico significa accettare una serie di rischi, primo tra tutti la riduzione della polisemìa intrinseca alla lashon ha-qodesh, alla lingua del sacro/santo, e che dunque l’impoverimento dei significati è il prezzo da pagare alla comprensione per chi quella lingua non conosce perdendo tutto se non venisse tradotta. La filosofia del Novecento ha molto elaborato sul tema del linguaggio e quello relativo della traduzione: Heidegger, Gadamer, Ricoeur, George Steiner... Ma il pensiero ebraico non è stato zitto: penso non solo a Rosenzweig, Benjamin e Levinas, ma soprattutto a Rav Soloveitchik e a Rav Shagar.

Massimo Giuliani, docente al Diploma Studi Ebraici UCEI


Rassegna stampa

Il coraggio di Lorenzo
Sarà sepolto a Kobane Lorenzo Orsetti, il volontario fiorentino ucciso dall’Isis mentre combatteva al fianco dei curdi. Una vicenda che ha suscitato profonda commozione nell’opinione pubblica, ma che per molti è da considerarsi a tempo. 

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Roma - Beautiful Israel
Un mondo sostenibile, 
l’esperienza israeliana

La difesa dell’ambiente è uno dei grandi temi di queste giornate, anche per via dei milioni di giovani che in tutto il mondo sono scesi in piazza seguendo l’esempio di Greta Thunberg. Quali opportunità, quali sfide dunque per la società contemporanea?
A dare una risposta a questa domanda è un convegno organizzato da Italian Council Beautiful Israel insieme all’Università Europea di Roma. L’appuntamento, nella sede di via degli Aldobrandeschi 190, è per questo venerdì alle 9. 
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IL PROGETTO DELL'ARTISTA GIORGIO ORTONA

Emanuele, il tram, la salvezza 
Una Memoria dipinta su tela

giorgio ortona
Emanuele Di Porto ha appena 13 anni quando sfugge alla retata del 16 ottobre del ’43, salvato dai tranvieri dell’Atac che lo ospitano per 48 ore in un tram di Roma.
Una vicenda che ha recentemente raccontato in alcuni documentari e che ha emozionato Giorgio Ortona, artista di origine tripolina emigrato in Italia assieme a migliaia di suoi correligionari in fuga dai pogrom antiebraici degli Anni Sessanta.
Ortona, pittore di fama già protagonista alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia, chiede di poter visitare i depositi dell’Atac, e qui trova molto materiale su cui lavorare: i tram da riparare, i tram da lavare, il deposito dove tenere la sabbia che permette ai convogli di frenare, la bacheca con il medagliere che riporta il numero dei tram in servizio, i biglietti degli autobus, gli uffici e il bar dei lavoratori.
Da questo lavoro di ricerca nascono alcuni dipinti, che saranno al centro della mostra “Emanuele salvato dall’Atac”, che sarà ospitata al polo museale dell’Atac dal 2 all’8 aprile in collaborazione con il Benè Berith di Roma. 
 
LA NOTA DELL'ASSOCIAZIONE

Gariwo e i Giardini dei Giusti

Nel corso degli anni molte città hanno preso ad esempio Milano e il progetto lanciato da Gariwo con il Giardino dei Giusti del Monte Stella (dal 2008 gestito dall’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, composta da Gariwo, Comune di Milano e UCEI). Sono nati così dei Giardini in molte città italiane e del mondo in cui onorare donne e uomini, simbolo della lotta per la libertà e la democrazia. “Per questo è stata lanciata GariwoNetwork, una rete informale per facilitare lo scambio di esperienze tra tutti i soggetti impegnati su questi temi, anche attraverso una piattaforma digitale a disposizione degli utenti registrati, distinta dalle pagine del sito destinate alla pubblicazione dei contenuti prodotti dalla redazione. Gariwo – spiega l'associazione - non è responsabile di quanto viene pubblicato sulla piattaforma GariwoNetwork, né della scelta delle figure da onorare nei molti Giardini che, pur ispirandosi al lavoro e al modello di Giardino proposto da Gariwo, gestiscono autonomamente tutte le proprie iniziative”.


La caduta di Aman
La figura di Aman, a partire dal racconto della Meghillà di Ester, così come sempre è stata vissuta nel sentire del popolo ebraico, rappresenta il nemico che in ogni tempo si attiva col proposito di sterminare e distruggere gli ebrei, senza pietà e quasi senza averne egli stesso un vero e proprio interesse; le parole di Aman sono dai tempi biblici esemplari dell’odio e del pregiudizio che non tollera l’esistenza degli ebrei nella loro diversità "esiste un popolo sparso e disseminato tra le nazioni, in tutte le provincie del tuo regno, le loro leggi sono differenti da quelle di ogni altro popolo e non adempiono alle leggi del re e il re non trae vantaggio dal tollerarlo. Se al re piace, sia scritto di annientarli…” (Ester 3,8). 
Giuseppe Momigliano, rabbino
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Matrimoni e specie diverse
A volte il dibattito politico offre spunti di straordinaria comicità. Visti gli attuali interpreti, del resto, non c’è da stupirsene. In piena polemica sull’ormai famoso convegno di Verona sulla famiglia, Giorgia Meloni twitta così contro i 5Stelle, in aperta polemica con l’appuntamento veronese: "Loro invece sono per la droga libera, la propaganda gender, i MATRIMONI MISTI…". Al che interviene l’ex ministro Calenda ricordando che l’espressione matrimoni misti utilizzata in quel modo è roba da Ku Klux Klan.
Davide Assael, ricercatore
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Ticketless - Nomi, nomignoli
Sarebbe utile indagare più a fondo sul nome degli ebrei. Nel Piemonte, si sa, è precoce l’omaggio a casa Savoia: Vittorio, Carlo, Amedeo, Emanuele, ma aveva già fatto capolino qualche Bonaparte e più tardi si vedrà pure qualche Crémieux e Dante in secondo nome. Interesserebbe sapere quando e dove si afferma la romanità: Augusto, Giulio, Livio o la grecità (Aristide). Cesare è diffuso in area lombarda, lo ricorda con spirito caustico nelle memorie Cesare Cases. Tanto desiderio di approfondire la questione si è risvegliato in me questa settimana leggendo un piccolo, ma denso libro di Marilì Cammarata (Mandolino Ravenna, negoziante e possidente, Trieste, Ed. del Solstizio), che ricostruisce la storia della famiglia Ravenna a Rovigo fra Settecento e Ottocento.
Alberto Cavaglion
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Periscopio – La spirale
Abbiamo già avuto modo di denunciare la terribile spirale antisemita che va sempre più avviluppando, giorno dopo giorno, due tra i maggiori Paesi europei, la Polonia e l’Ungheria. Due nazioni di grandissima civiltà, ricche di storia, cultura, arte, che hanno entrambe assai sofferto per la feroce invasione nazista, e che dei giorni bui paiono invece privare evidentemente nostalgia, magari proprio col pretesto di urlare al mondo che loro, polacchi e ungheresi, sono sempre stati antinazisti, e che chi lo nega diventa automaticamente antipolacco o antiungherese.
Francesco Lucrezi, storico
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