Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        29 aprile 2019 - 24 Nissan 5779
LE PAROLE DEL RABBINO FERITO NELL'ATTACCO ALLA SINAGOGA DI POWAY

"Sinagoghe piene, non retrocediamo davanti al Male"

“Il prossimo Shabbat andate tutti in sinagoga. Fate vedere che nulla ci abbatte, che nulla ci spaventa. Che l’unità e l’amore sono più forti di ogni minaccia”. Rav Yisroel Goldstein, il rabbino di riferimento della sinagoga Chabad di Poway in California, colpita l’ultimo giorno di Pesach da un 19enne ispirato da teorie suprematiste, ha voluto lanciare un messaggio alle comunità ebraiche di tutto il mondo. E l’ha fatto attraverso il sito di informazione Chabad.org, dalla stanza d’ospedale dove è stato ricoverato dopo l’attacco: gli è stato amputato un dito e i medici sono al lavoro per salvarne un altro che è stato colpito. È invece morta quasi immediatamente la 60enne Lori Kaye, che si è frapposta tra il rav e il 19enne estremista, fermato poco dopo dalla polizia.Dall’ospedale (e poi successivamente in una conferenza stampa) rav Goldstein è tornato a quelle ore, con una testimonianza drammatica in cui ha ricostruito gli attimi che hanno preceduto l’azione terroristica e il suo svolgimento.“È un miracolo se sono vivo e se vi sto parlando” ha esordito il rabbino chabad. Mancano pochi istanti all’Yizkor, la preghiera in ricordo dei propri cari che sono mancati. Il rabbino e Lori Kaye si incontrano all’ingresso. “Tra quanto è l’Yizkor?” chiede la donna, che è in sinagoga per recitare una preghiera per la madre assieme alla figlia Hannah, studentessa alla UCLA a Los Angeles, venuta a Poway per l’occasione. Il rabbino risponde che manca poco, rivolge un augurio alla donna e si volta per lavarsi le mani. È in quel preciso istante, racconta, che sente sparare i primi colpi.
LIBERATI DUE PRIGIONIERI IN CAMBIO DEL CORPO DEL SOLDATO BAUMEL 

Israele, Siria, Russia: un inedito accordo a tre

Il rilascio di due detenuti siriani – un terrorista di Fatah e un trafficante di droga – in cambio della salma di Zachary Baumel, militare israeliano scomparso nel 1982 in Libano, i cui resti sono stati recuperati dalle forze speciali russe in Siria e consegnate alle autorità israeliane all’inizio di aprile a Mosca. Si è concluso in questo ore quello che la stampa israeliana definisce un accordo a tre, tra Israele, Russia e Siria. Il ministro israeliano per la cooperazione regionale, Tzachi Hanegbi (nell'immagine), ha detto che il rilascio dei prigionieri non costituisce uno scambio con la Siria, stato nemico. Ma ha espresso la speranza che possa aiutare al recupero di altri israeliani dispersi nelle guerre passate contro i siriani. “Se con un gesto come questo lascia i siriani con un sapore meno amaro, allora è una cosa positiva”, ha detto Hanegbi alla Radio dell’esercito israeliano. Baumel, immigrato dagli Stati Uniti a Israele, era uno dei tre soldati israeliani – assieme a Zvi Feldman e Yehuda Katz – i cui corpi non erano stati recuperati dopo la battaglia di Sultan Yacoub, uno scontro tra le forze di difesa israeliane e l’esercito siriano nella valle della Bekaa in Libano, dove 21 militari israeliani furono uccisi e più di 30 feriti.
Difficile interpretare lo scambio come un passo verso la normalizzazione dei rapporti con la Siria. Da sottolineare è soprattutto il ruolo di mediazione della Russia, sempre più protagonista degli equilibri mediorientali.
QUI MILANO - LA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA 

Israele ed ebraismo sul grande schermo

Dal 4 al 9 maggio torna a Milano la rassegna cinematografica Nuovo Cinema Ebraico e Israeliano, organizzata dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, in collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana di Milano e il Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani (qui il programma), a cura di Nanette Hayon e Anna Saralvo. Per una settimana al Cinema Orbedan – ad eccezione di una proiezione alla sinagoga centrale di via Guastalla – saranno proiettate alcune delle più significative pellicole legate a Israele e alla storia ebraica.


Rassegna stampa

Eroismo in sinagoga
Anche sui quotidiani italiani si continua a parlare dell’attacco alla sinagoga di Poway, in California. Il 19enne attentatore, scrivono La Stampa e Messaggero, prima di colpire la sinagoga Chabad aveva postato su un sito di estrema destra una sorta di delirante manifesto in cui rilanciava teorie antisemite, in cui parlava di difendere la sopravvivenza della stirpe europea e confermava di aver tratto ispirazione dalla recente strage di cinquanta musulmani a Christchurch, in Nuova Zelanda. Secondo alcune ricostruzioni fortunatamente il fucile dell’attentatore – arrestato sabato sera – si sarebbe inceppato durante l’attacco in cui è stata uccisa la sessantenne Lori Kaye, di cui Repubblica racconta l’eroismo. La donna si è infatti frapposta tra l’assassino e il rabbino Yisroel Goldstein, salvandogli la vita. “Lei è morta sul colpo. L’attentatore ha insultato gli ebrei e ha ferito altre due persone, tra cui una bambina israeliana di otto anni”. Johnathan Greenblatt, direttore della Anti-Defamation League, organizzazione ebraica per i diritti civili, ha osservato, riporta il quotidiano, che “non bisogna essere sorpresi” di episodi del genere in un clima in cui “l’intolleranza è generalizzata e il pregiudizio assume dignità politica”. Sul Corriere, Guido Olimpo traccia un collegamento tra gli attacchi dei suprematisti bianchi e quelli dei jihadisti: I”mitando lo Stato Islamico il militante razzista colpisce luoghi di culto, i fedeli, chiunque sia considerato un pericolo per ‘la nazione bianca’. Sinagoghe, moschee e chiese afro-americane diventano bersagli, facili da colpire in quanto è impossibile proteggerli tutti e il sangue versato provoca condanna, dolore, angoscia”.
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AL FESTIVAL DELLE RELIGIONI 

Il tempo, tra Ebraismo e Islam


“Il tempo nell’Ebraismo e nell’Islam”: questo l’argomento di un riuscito incontro svoltosi ieri pomeriggio, ultimo giorno del Festival delle Religioni ospitato nell’abbazia benedettina di San Miniato al Monte.
Anche se pioveva a dirotto, il vasto e suggestivo locale ricavato dalle cantine sotto il frantoio, capace di qualche centinaio di persone, era tanto affollato che il benedettino padre Bernardo, prima di dare inizio al dibattito ha dovuto chiuderne l’accesso. L’incontro, da lui moderato insieme a Francesca Campana Comparini, ideatrice e organizzatrice del festival, giunto quest’anno alla quarta edizione, è stato seguito con grande interesse.
QUI FIRENZE - IL PROGETTO 

Una app per il Dialogo

Modelli, progetti e buone pratiche orientate al dialogo interreligioso. È il tema di un convegno nazionale organizzato dalla professoressa Silvia Guetta dell’Università degli Studi di Firenze, in programma nel pomeriggio con la partecipazione tra gli altri della presidente della Comunità ebraica fiorentina Daniela Misul e dell’ex rabbino capo Joseph Levi.  

PICCOLO SCHERMO 

In visita al Portico 

Il quartiere ebraico romano, con i suoi personaggi e le sue tradizioni, è da tempo al centro dell’interesse. Anche Roma Channel, il canale tematico dedicato alle vicende della squadra giallorossa, ha deciso di raccontarlo. Con la guida di Vittorio Pavoncello, presidente del Maccabi.  
INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION  

Ferrara sul NYT, da Bassani alla sfida del Meis

Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah e Ferrara protagonisti sul New York Times. Come raccontato nell’odierna edizione di Pagine Ebraiche International Edition, il quotidiano americano ha dedicato un lungo approfondimento al museo e alla città che lo ospita: la mostra dedicata ai primi mille anni di storia ebraica nella penisola, le sinagoghe del diciassettesimo secolo, i rapporti della comunità locale con lo scrittore ebreo ferrarese Giorgio Bassani.
Sull’edizione internazionale di Pagine Ebraiche anche la notizia delle manifestazioni dedicate al 25 Aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

Il monito di Mattarella 
“La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”. Così il Presidente Mattarella il 25 aprile a Vittorio Veneto. Un monito altissimo da meditare e ricordare.
Anna Foa, storica
 
Oltremare - Mimuna 
Considerato che noi ebrei italiani siamo evidentemente il migliore dei mondi possibili, e considerato che al contrario di quello che ci piace pensare in realtà amiamo moltissimo la tradizione e le tradizioni, io non mi spiego proprio perchè noi non abbiamo la Mimuna. Per Mimuna intendesi rito collettivo, anche se di solito quasi totalmente gestito dalle signore, di ogni etá, colore di capelli, forma e stato coniugale, che comprende la preparazione e la devota degustazione di dolci a base di noci e mandorle tritate e mischiate a quantitativi gargantueschi di zuccheri colorati; e poi della regina della festa, la mufleta. Chi non ha mai assistito in specifico al rito della mufleta dovrà aspettare la fine del prossimo Pesach, e quindi porti pazienza, perché la si fa una volta sola all’anno e questo spiega anche perché tutti se ne abboffano come non ci fosse un domani (si sa in partenza che dopo ci saranno altri 364 giorni da aspettare, ecco cosa c’è).
Daniela Fubini
 
Controvento - Come difendersi dagli inganni
Una delle più efferate torture dell’antichità era lo squartamento, così terribile che i pochi casi in cui venne applicata sono passati agli annali della storia. Il condannato (solo gli uomini perché era considerato immorale esporre allo sguardo del pubblico le nudità delle donne) veniva legato per gli arti a quattro carri trainati da focosi cavalli, che erano poi incitati a galoppare in direzioni opposte.
Viviana Kasam
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