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10 Maggio 2019 - 5 Iyar 5779



Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di rav Alberto Sermoneta, Gadi Luzzatto Voghera, Anna Segre e Francesco Moises Bassano.
 
 
Il Salone e la Memoria viva
Si è aperta ieri, nel segno della Memoria e del rifiuto del neofascismo, la 32esima edizione del Salone del libro di Torino. Come noto, l’editore Altaforte espressione di CasaPound è stato escluso dalla fiera. Mentre ad inaugurare questa edizione è stata una Testimone della Shoah polacca, Halina Birembaum, protagonista della prima giornata insieme al ricordo di Primo Levi, al centro del messaggio inviato agli organizzatori dal Capo dello Stato Sergio Mattarella.
“Il Salone di Halina” titola La Stampa. “È lei, Halina Birenbaum, scrittrice, traduttrice e poetessa, nata a Varsavia nel 1929 e oggi residente a Herzliya, in Israele, la sopravvissuta di Auschwitz che riesce a capovolgere il film della giornata. Era decisa a restare fuori dei cancelli per protesta contro la presenza di Altaforte – scrive il quotidiano torinese – e invece questa sorte è toccata alla casa editrice di CasaPound”.
Scrive il Corriere: “Nella Sala Oro, la più grande della fiera, c’è Halina Birenbaum, la superstite della Shoah che aveva annunciato di non entrare al Salone se fosse rimasta Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound. Fuori dai cancelli Francesco Polacchi, il fondatore di Altaforte, parla ai giornalisti di un ‘attacco a Matteo Salvini'”.

Il ministro ieri ha commentato: “Nel 2019 siamo ancora alla censura in base alle idee, al rogo dei libri, che però non ha mai portato fortuna in passato”.

Pagine per riflettere. A parlare adesso però sono soprattutto i libri. Come la raccolta di saggi Per Primo Levi (Einaudi) curata dal filologo Pier Vincenzo Mengaldo. “Se questo è un uomo – sostiene Mengaldo, in una intervista con il Corriere – è il testo più alto di letteratura sui campi di sterminio. La prima ragione è l’eccezionale equilibrio fra testimonianza e rievocazione da un lato e capacità di riflessione e diagnosi dall’altro”.
O come Me ne frego (Chiarelettere), raccolta di discorsi e articoli di Mussolini curata da David Bidussa. “Rileggere Benito Mussolini – scrive il curatore, di cui Left pubblica un testo – può essere scioccante, ma è una pratica istruttiva. È lui il precursore dell’antipolitica, dello sberleffo alle istituzioni, dell’elogio pubblico della violenza. l cui vocaboli e simboli fanno ancora parte del ‘lessico familiare’ del nostro Paese. Ripresi ed elaborati dall’ultradestra, ma anche dai pentaleghisti di governo”.


Al Lingotto spunta il Mein Kampf. Altaforte è fuori, ma qualche presenza inquietante resta. “Tra gli stand spuntano Hitler e i Protocolli dei Savi di Sion” spiega ad esempio La Stampa, dopo una ricognizione tra i banchi di alcune case editrici. “A pochi metri dallo stand del Treno della Memoria – segnala il Fatto Quotidiano – si vende il Mein Kampf, ‘una pubblicazione necessaria perché le opinioni di tutti, pur essendo o meno condivise, sempre devono essere ascoltate prima di venir confutate’, riporta la quarta di copertina delle Edizioni clandestine”.

L'odio che colpisce i luoghi religiosi. Sul Venerdì di Repubblica in un intervento della rubrica Cronache celesti viene segnalato il numero in crescita di atti di odio religioso in Europa, anche contro obiettivi ebraici. “Oltralpe – si legge – il 39 per cento sono dettati dall’antisemitismo”.

"Il Dialogo si basa sull'amore per il prossimo". L’Osservatore Romano pubblica l’intervento tenuto da Bergoglio nel corso dell’udienza con i partecipanti del convegno “Gesù e i Farisei” svoltosi negli scorsi giorni a Roma. “L’amore per il prossimo – titola il quotidiano della Santa Sede – alla base del dialogo con gli ebrei”.


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