Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       14 Giugno 2019 - 11 Sivan 5779
Il ministro tra rosari e invocazioni mariane 
"Semplice atto di fede". "No, laicità in pericolo"

L’Italia e l’Europa intera affidate “al cuore immacolato di Maria”. Rosari esibiti in comizi politici, baci al crocifisso in conferenze stampa, una continua ostentazione di simboli religiosi. Un fatto normale in un Paese a larga maggioranza cattolica oppure, nel comportamento del ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, è ravvisabile un vero e proprio attacco alla laicità dello Stato sancita come valore irrinunciabile anche nella Costituzione? 

Rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova, ex presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana e attuale assessore al Culto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, non ha dubbi: “È un segnale preoccupante perché da un rappresentante del governo è lecito aspettarsi un saldo impegno a favore della laicità. Ancorare le proprie vittorie politiche alla religione è, senz’ombra di dubbio, una regressione”. Se si stabilisce questo abbinamento, prosegue infatti, “c’è da porsi almeno un interrogativo: chi la pensa diversamente come deve essere qualificato?”. Il rischio, secondo il rav, è di incamminarsi in un percorso “che può essere molto pericoloso, come ci insegna la storia ogni volta che si è evocato il concetto ‘Dio è con noi'”. Una questione che investe in prima istanza anche la Chiesa cattolica: “Non sta a noi giudicare se il programma della Lega corrisponda ai valori cristiani, questo è compito d’altri. In generale comunque mi sembra che assistiamo a uno svilimento del messaggio religioso e delle sue grandi potenzialità”. In un momento di generale smarrimento come quello attraversato dalla società italiana, riflette il rav, “i messaggi religiosi hanno un valore se sono declinati a un livello elevato, se sollecitano un senso di responsabilità, una maturità, delle scelte di un certo tipo”. In ogni caso, conclude, “non sono affare dei leader politici”. 

“L’Italia è uno Stato confessionale o laico? Nessuno, nell’intero arco di storia repubblicana, ha voluto chiarirlo. L’eterno dibattito sul crocefisso nei luoghi pubblici ne è una conferma” sottolinea Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia e curatore del volume di recente uscita “La Bibbia dell’amicizia”, commento alla Bibbia scritto a più mani da ebrei e da cristiani. “Come riscontro anche nella mia esperienza personale – afferma Morselli – c’è una parte di cristianesimo più interessata al dialogo, alla riscoperta delle proprie radici ebraiche. E ce ne è una invece che si tiene alla larga da questi temi: su questa componente la dichiarazione conciliare Nostra Aetate non ha avuto nessun effetto”. È a questo mondo, prosegue Morselli, “che manifestazioni di un certo tipo da parte del ministro Salvini si rivolgono in modo piuttosto esplicito”. Messaggi che rischiano di intaccare il lavoro svolto in questi anni dall’Amicizia, sostiene il suo presidente: “Il nostro è un lavoro di incontro e purificazione rispetto a secoli di insegnamento al disprezzo verso gli ebrei. Il dittongo ebraico-cristiano è di per sé dialogico, includente. Un percorso – sostiene – che è irrinunciabile”. 

Protagonista attivo del mondo delle Amicizie ebraico-cristiane è l’editore Guido Guastalla, vicepresidente della sezione livornese. Il suo pensiero è però molto diverso: “Trovo queste manifestazioni per niente inquietanti, ma semplici prove di fede in un Paese solidamente cattolico che non attenta in alcun modo ai diritti delle minoranze. Cito al riguardo un fatto relativo agli ultimi giorni di rav Yehudà Kahlon, che fu rabbino di Livorno. Sopra il suo letto, in ospedale, c’era un crocefisso. Gli chiesero se volesse che fosse tolto, lui rispose che quella presenza non lo infastidiva. È una vicenda – sostiene – da cui c’è da imparare”.
Secondo Guastalla, che si proclama “un sostenitore della laicità, ma non del laicismo alla francese”, in ambito ebraico andrebbe messo in un angolo un certo anticlericalismo diffuso “non al passo con i tempi, con uno scenario mutato”. Bisognerebbe quindi superare pregiudizi “come quelli che impediscono una partecipazione significativa alle attività dell’Amicizia: posso rassicurare, nessuno è in agguato per convertirci”. Guastalla dice di trovare “assai più inquietanti” altre manifestazioni di identità religiosa: “Altro che Maria e baci al rosario, sarei molto più allarmato da un ministro che affidasse l’Italia ad Allah”. 

Rav Joseph Levi, già rabbino capo di Firenze e attuale presidente della scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso, si dice turbato: “La laicità istituzionale è garantita dalla Costituzione e non può né deve essere messa in discussione. Offre infatti una casa comune a minoranze diverse nelle loro credenze e sensibilità”. Per questo, continua il rav, “in quanto uomo di Stato chiamato a prestare particolare attenzione alle espressioni emotive della propria fede, Salvini dovrebbe misurare le sue affermazioni pubbliche”. Altrimenti, aggiunge, rischia di essere svilito un concetto chiave: “L’Italia è un Paese di tutti”. Negli ambienti che il rav frequenta, specie in ambito cattolico, sostiene di “trovare sempre più interesse, attenzione e volontà di riscoperta dell’ebraismo: è una curiosità in forte crescita”. Ciò non esclude però l’esistenza di un altro segmento, in controtendenza. “È una sfida aperta, che va affrontata giorno per giorno, anno per anno. Spetta in particolare alla dirigenza religiosa delle tre fedi abramitiche, che in questi anni hanno saputo compiere passi importanti. Uno sforzo di convivenza e rispetto – conclude il rav – che non deve essere vanificato”. 

“Ma per carità, nessun allarme. Si è rivolto alla Madonna, come io ebreo mi rivolgo a Kadosh Baruch Hu. Chi l’ha contestato anche per questo, dall’opposizione, l’ha fatto per assenza di argomenti”. Angelo Pavoncello, vicepresidente vicario dell’Associazione Nazionale Ambulanti, è stato candidato alle ultime Europee con la Lega. Le recenti professioni di fede non sembrano scalfirlo: “Sento Matteo molto spesso e tutte le volte che siamo insieme vedo che in tanti, di ogni provenienza e religione, gli si avvicinano. Lui ha un gran rispetto di tutti, non usa la fede per dividere. Basta vedere quante foto e selfie in circolazione lo ritraggono assieme a cittadini extracomunitari”. Per Pavoncello quindi non vi sarebbe nessuna svolta negativa nel rapporto maggioranza/minoranze. “No – commenta – non mi sembra sia proprio questo il caso…”.
L’esponente leghista aggiunge poi: “Il pericolo, al giorno d’oggi, viene da chi non ha credo, da chi non ha timor di Dio. Chi usa la religione per portare la morte lo fa strumentalmente. La religione, declinata positivamente, è invece un valore aggiunto. E se Matteo ci tiene, se per lui ha un significato interiore, ha fatto bene ad esternarla così”.

Adam Smulevich @asmulevichmoked

Leggi 

Mai cedere agli eccessi
Nel trattato talmudico di Sotah (Sotah 2,a) si impara: “Perché il brano di Torà che insegna della Sotah e quello che insegna del Nazir, sono vicini?” (Bemidbar 5 vv. 11 – 31 e Bemidbar 6 vv. 1 – 21). A questa domanda Rabby risponde dicendo: “Chiunque veda la Sotah nel suo stato di rovina, astiene se stesso (jazir) dal vino”.
Una delle interpretazioni a questo passo talmudico è che mai bisogna cedere agli eccessi. 
 
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
 
Si può stampare
“… gli alleati ci portano la liberazione, ma non la libertà; nessuno può portare ad altri la libertà; dobbiamo conquistarla da noi se la vogliamo”. Queste sono le parole profonde e universali che Silvia Lombroso, nata Forti, mette in bocca al partigiano Mario Campetto nelle ultime pagine del suo dimenticato libro di memorie. Stampato in poche decine di copie a Roma nella primavera del 1945 mentre la guerra al nord ancora imperversava e si continuava a morire per conquistare quella libertà, il libro di memorie e riflessioni di Silvia Lombroso, Si può stampare (Dalmatia editrice) viene ora riproposto nella collana Scale Matte (ed. Ilprato, 2019) curata dalla Fondazione CDEC e dalla Comunità ebraica di Venezia. Fu Ernesto Buonaiuti a volere la pubblicazione di questo volume che da troppi decenni attendeva di essere riscoperto.
 
Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC
 
L'amore per i libri
Anche su queste pagine, con l’intervista al presidente dell’AIE, Ricardo Franco Levi, si parla di “mancanza di letture, come emergenza nazionale”. Molte sono le ipotesi valutate negli ultimi tempi per comprendere le ragioni di questa emergenza, tra cui un interessante articolo di Claudio Morici, uscito su Internazionale, riguardante la chiusura in Italia di numerose librerie a conduzioni familiare – dal 2010 al 2016 circa trecento.
Tutte le analisi concordano sul ruolo delle istituzioni che con lo scopo di incentivare la lettura dovrebbero rafforzare le librerie, le biblioteche e le scuole.
Francesco Moises Bassano
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