Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui         8 luglio 2019 - 5 Tamuz 5779
LA FESTA NELLA COMUNITÀ PIEMONTESE CON L'ANTICO SEFER TORAH 

 Biella, un Bar Mitzvah speciale

Emozione unica nella sinagoga di Biella, dove nelle scorse ore la Comunità ebraica ha festeggiato un Bar Mitzvah molto speciale. A entrare nella maggiorità religiosa ebraica - che si raggiunge al compimento dei 13 anni – un ragazzo americano che ha avuto la possibilità di celebrare il rito leggendo il prezioso Sefer Torah di Biella. Un sefer che risale al 1250 ed è il più antico al mondo proveniente dall’Europa in possesso di una Comunità ebraica e ancora adatto alla lettura. 
Il rotolo della Torah è stato restaurato, per conto della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, dal sofer Amedeo Spagnoletto e grazie all'impegno della presidente della Comunità ebraica di Vercelli e Biella Rossella Bottini Treves. 
Portato da ebrei askenaziti scacciati dal regno di Francia nel 1394, il Sefer è giunto probabilmente in Piemonte nel corso del ‘400 e, sei secoli dopo, continua a far parte della vita comunitaria della piccola realtà ebraica biellese. Il rotolo della Torah è tra l'altro uno dei pezzi pregiati della mostra “Il Rinascimento parla ebraico” in corso al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. E qui tornerà nelle prossime ore, dopo aver fatto parte di un momento di grande gioia per tutta la Comunità.
PAGINE EBRAICHE DI LUGLIO - DOSSIER LAICITÀ  

Stato, religione e minoranze da tutelare

L’Italia è un Paese laico nel senso pieno e autentico del termine? Un Paese in cui a tutti i cittadini, a prescindere dalle appartenenze identitarie e religiose, sono garantiti gli stessi diritti e lo stesso trattamento? Un Paese in cui non ci sono religioni di Serie A e altre di Serie B (o persino peggio)? Alcune recenti intemperanze da parte di esponenti delle istituzioni, in particolare del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che nel corso di una conferenza stampa post-elettorale ha affidato l’Italia e l’Europa al “cuore immacolato di Maria”, hanno riacceso il dibattito. Un argomento di stretta attualità, quindi, che abbiamo analizzato qualche settimana fa in una inchiesta pubblicata sui notiziari quotidiani UCEI. 
Lanciava nell’occasione l’allarme rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e assessore al Culto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che definiva le uscite del ministro “un segnale preoccupante, perché da un rappresentante del governo è lecito aspettarsi un saldo impegno a favore della laicità”. Per poi aggiungere: “I messaggi religiosi hanno un valore se sono declinati a un livello elevato, se sollecitano un senso di responsabilità, una maturità, delle scelte di un certo tipo”. In ogni caso, sottolineava, “non sono affare dei leader politici”. 
Pure rav Joseph Levi, già rabbino capo di Firenze e attuale presidente della scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso, si diceva turbato: “La laicità istituzionale è garantita dalla Costituzione e non può né deve essere messa in discussione. Offre infatti una casa comune a minoranze diverse nelle loro credenze e sensibilità”. Si chiedeva inoltre Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia e curatore del volume di recente uscita La Bibbia dell’amicizia, commento alla Bibbia scritto a più mani da ebrei e da cristiani: “L’Italia è uno Stato confessionale o laico?”. Per poi rispondersi: “Nessuno, nell’intero arco di storia repubblicana, ha voluto chiarirlo. L’eterno dibattito sul crocefisso nei luoghi pubblici ne è una conferma”. 
Nell’Italia di oggi cosa significa dirsi laici e perché difendere la laicità delle istituzioni è una sfida fondamentale per il futuro della nostra società e la tenuta dei suoi valori democratici? Sono tante le voci a portare un contributo e uno spunto di riflessione in questo nuovo approfondimento. Giuristi come Giorgio Sacerdoti, presidente della Fondazione Cdec e dell’Associazione Italiana Avvocati e Giuristi Ebrei; Giulio Disegni, vicepresidente UCEI, e Davide Jona Falco, Consigliere dell’Unione. Ma anche figure esterne al mondo ebraico che al tema della laicità hanno dedicato molti impegni, come l’ex ministro Valdo Spini, lo storico e saggista Massimo Teodori, lo studioso della Chiesa Alberto Melloni. Con uno sguardo inoltre alla dinamica realtà di Israele, società in cui le prospettive demografiche sono particolarmente sotto osservazione da parte dei decisori, alle prese con un difficile incastro e con alcuni problemi aperti relativi alla tutela di chi non è o non si riconosce in quanto ebreo. 

Adam Smulevich, Dossier Laicità - Pagine Ebraiche Luglio 2019
ISRAELE - LA TESI DI UN GRUPPO DI STUDIOSI DELL'UNIVERSITÀ EBRAICA

Ziklag, scoperta l'introvabile città biblica

La biblica Ziklag potrebbe essere stata trovata. Secondo i ricercatori dell'Università Ebraica di Gerusalemme, dell'Israel Antiquities Authority e della Macquarie University di Sydney le rovine rinvenute nei pressi di Kiryat Gat, nel Sud d'Israele, apparterrebbero infatti alla città di Ziklag, parte del regno filisteo di Gath (città da cui prende il nome la stessa Kiryat Gat). Qui, secondo la narrazione biblica, Davide trovò protezione presso il re Achish mentre fuggiva dal re Saul.
Nei circa 1.000 metri quadrati dell'area archeologica di Khirbet al-Ra'i, sono state riportate alla luce testimonianze di un insediamento filisteo risalente al 11°-12° secolo aC. Sono state scoperte grandi strutture in pietra, compresi i reperti caratteristici della cultura filistea, spiegano i ricercatori. I vasi di pietra e i recipienti metallici rinvenuti sul sito sono simili ai reperti di questo periodo, rinvenuti in passato negli scavi di Ashdod, Ashkelon, Ekron e Gat.
Ad oggi, diversi siti sono stati identificati dagli archeologi come possibili città di Ziklag, come Tel Halif vicino al Kibbutz Lahav, Tel Shara nel Negev occidentale e Tel Sheva. Tuttavia, secondo i ricercatori, “in tutti questi siti non c'era continuità di insediamento, che comprendeva sia un insediamento filisteo che un insediamento dell'epoca di Davide. Nel sito di Khirbet al-Ra'i sono state trovate prove di entrambi gli insediamenti”.


Rassegna stampa

Iran, pericolo nucleare
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 LA MOSTRA AL MUSEO DELLA SCIENZA 

Leonardo da Vinci a Gerusalemme

“Sebbene l’eredità di Leonardo sia un valore universale, noi italiani ci sentiamo molto orgogliosi delle sue radici”. Lo ha sottolineato l’ambasciatore italiano in Israele, Gianluigi Benedetti, aprendo la rassegna “Le domande di Leonardo” allestita dal Bloomfield Science Museum di Gerusalemme a 500 anni dalla morte di Da Vinci. “Focus dell’esposizione – hanno spiegato i vertici del museo rimarcando che la mostra, organizzata con l’ambasciata italiana e l’istituto italiano di Cultura, e indirizzata alle famiglie – è la curiosità a tutto campo di Leonardo che da molti è stato considerato ‘la persona più curiosa del mondo’. Dall’infanzia all’età adulta, il metodo di conoscenza usato da Leonardo si è sempre basato su tre precetti: domandare, osservare e registrare”.  
Genova, i profughi sul molo
Dopo l’espulsione degli ebrei dalla Spagna, le navi cariche di profughi si sparsero nel Mediterraneo. Non poche affondarono. Alcune si fermarono nel porto di Genova. La politica della città non era all’epoca molto favorevole alla presenza ebraica in città, anche se alcuni salvacondotti furono dati ai profughi. In attesa di riceverli, o di essere scacciati, molti ebrei furono costretti a restare sul molo in condizioni molto dure. Era l’inizio del 1493, il clima era molto rigido. Molti si convertirono, altri morirono, altri furono venduti come schiavi. Altri furono accolti invece nella città di Ferrara. Ce ne offre notizia, in termini non privi di compassione, la Cronaca del cancelliere genovese Bartolomeo Senarega.
Anna Foa, storica
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Oltremare - Strade bloccate
È ufficiale, il metodo preferito dagli israeliani per manifestare per una causa adesso è bloccare tutte le possibili arterie del traffico automobilistico e immobilizzare il paese intero. Ci vogliono un numero minimo di manifestanti, visto che Israele è più piccola di un carrarmatino da risiko, e le arterie di cui sopra sono in tutto dieci o dodici. Il metodo è semplice: i manifestanti entrano a piedi in autostrada e non se ne vanno. La cosa strana è che fino a pochi anni fa, quando per un’intera estate ogni sabato sera si era manifestato contro il carovita, le manifestazioni avevano la stessa dinamica di quelle che si vedono in Europa, e cioè erano mobili. 
Daniela Fubini
Un salvadanaio per gli alberi
La rivista Science ha pubblicato recentemente una ricerca in cui si sostiene che per salvare il mondo dalle conseguenze del riscaldamento globale, la misura più efficace sarebbe quella di piantare tre trilioni di alberi, coprendo una superficie di nove milioni di chilometri quadrati, ovvero più o meno quella degli Stati Uniti.
I nuovi alberi potrebbero in tempi relativamente brevi aspirare quasi 830 miliardi di tonnellate di diossido di carbonio, la causa principale dell’aumento delle temperature. È più o meno la quantità di inquinamento che abbiamo rovesciato nell’atmosfera negli ultimi 25 anni. 
Viviana Kasam
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