L'ESEMPIO FRANCESE E L'INIZIATIVA DELLA SENATRICE LILIANA SEGRE
"Razzismo negli stadi, servono nuovi strumenti.
Introduciamo le denunce online"
L'introduzione di uno strumento per denunciare online, in forma anonima, atti di razzismo e discriminazione negli stadi italiani. A chiederlo, la senatrice a vita Liliana Segre, che ha presentato su questo tema un'interrogazione parlamentare rivolta al Presidente del Consiglio dei ministri. L'idea è quella di seguire l'esempio francese, dove dal prossimo anno la Lega calcio locale, d’intesa con la Lega internazionale contro il razzismo e l’antisemitismo (Licra), ha deciso di introdurre dalla prossima stagione la possibilità a vittime e testimoni di atti di discriminazione e razzismo all’interno degli stadi francesi di denunciare quanto visto e ascoltato tramite internet e comunque con la garanzia dell’anonimato. “I 'discorsi d'odio' che prendono di mira i diversi e i più deboli, pullulano anche grazie alla sostanziale assenza di controllo sui social - scrive la senatrice - In questa preoccupante cornice le manifestazioni sportive, soprattutto ma non esclusivamente nelle curve degli stadi di calcio, sono letteralmente infestate da parole e comportamenti violenti, razzisti e denigratori”. Da qui la richiesta al governo se “intenda adoperarsi presso le autorità sportive competenti per mettere a punto modalità, anche digitali e anonime, che permettano di denunciare episodi e comportamenti razzisti che altrimenti sfuggirebbero all'attenzione della magistratura e delle forze dell'ordine”.
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CONSIGLIO UCEI - LA RICHIESTA DEI RABBINI
"Moishe House, serve un approfondimento"
Un vivace e prolungato confronto ha ieri animato la gran parte dei lavori del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane svoltosi a Roma.
A suscitare reazioni animate e posizioni in contrasto la richiesta di finanziamento presentata nell’ambito della Commissione Educazione e Giovani dell’Unione da Sabrina Coen, Consigliera UCEI e rappresentante dell’ente presso lo European Council of Jewish Communities, che ha illustrato all’assise attività e finalità del progetto “Moishe House”. Nato all’interno del mondo conservative e rivolto a giovani adulti con l’obiettivo di favorire condivisione e aggregazione, il progetto (che ha già messo radici in diversi Paesi) si appresta ad arrivare anche in Italia.
Secondo la valutazione della presentatrice, è bene che l’UCEI partecipi a questo progetto affinché “la presenza italiana di una o più Moishe House non sia lasciata sviluppare da sola”, ma che al contrario con il sostegno dell’UCEI e delle Comunità si possano “fissare regole condivise di gestione e di collaborazione”.
Il percorso da attivare presentato ieri prevede che l’erogazione di contributi o altre forme di supporto “sia accompagnata da un’intesa tra le parti interessate, Moishe House, Unione, Comunità, non per limitarne l’autonomia, qualità ritenuta essenziale ai fini del progetto”, ma con l’obiettivo di dare vita a una collaborazione “affinché le attività siano declinate in Italia nel rispetto delle caratteristiche proprie dell’ebraismo italiano e delle norme che lo regolano”.
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IL PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO ALLA DIRETTRICE DEL FRANCO PARENTI
La Francia premia Andrée Ruth Shammah:
"Legion d’Honneur, un premio al Teatro"
La Repubblica di Francia ha nominato la regista milanese Andrée Ruth Shammah Chevalier de la Legion d’Honneur. “Ne sono profondamente onorata ma penso sia soprattuto un premio al teatro, al mondo culturale che rappresento”, spiega la direttrice del Franco Parenti a Pagine Ebraiche, commentando la prestigiosa onorificenza, arrivata a sorpresa nelle scorse ore. “Non ne sapevo nulla, il console francese mi ha avvisato quando è stato pubblicato il decreto ufficiale", spiega Shammah, che tiene a sottolineare come gli onori vadano condivisi con tutti coloro che rendono grande il Teatro. “È un riconoscimento importante di come il nostro lavoro di donne e uomini di teatro non abbia confini. È un messaggio che arriva da un paese amico, che arriva dall'Europa. Dobbiamo crederci di più in quest'Europa, in questa cultura condivisa”. Nel decreto di nomina a Chevalier de la Legion d’Honneur si ricordano i 50 anni di impegno di Shammah per il teatro; un impegno raccontato a Pagine Ebraiche in una grande intervista lo scorso anno.
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Rassegna stampa
Rifugiati, la proposta tedesca
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Ad Erba, una via per lo zelante antisemita
Ci sono stati diversi generi di podestà. C’è il podestà di Cagliari, Vittorio Tredici, che nel 1943 a Roma ha salvato fra gli altri un’intera famiglia di ebrei, i Funaro, e ha ricevuto per questo da Yad Vashem, nel 1997, il titolo di Giusto delle Nazioni. E c’è il podestà Vittorio Airoldi, di Erba, durante la guerra commissario prefettizio, che ha fatto quanto poteva per far deportare gli ebrei sotto la sua giurisdizione. Ricordiamo alcuni dei fatti documentati.
1938, Airoldi è podestà a Erba. Dopo l’emanazione delle leggi razziali, pubblica, sembra addirittura a sue spese, un elenco di cognomi ebraici, per integrare, se mai ve ne fosse bisogno, il censimento fatto dal regime e per additare gli ebrei della sua città alla pubblica esecrazione. Un libricino ancora reperibile e citato nelle bibliografie sull’antisemitismo. 1943-44: i fascisti di Salò e i nazisti scatenano la caccia all’ebreo. Molti ebrei riescono a fuggire nella vicina Svizzera, ma nell’intera Brianza sono 40 gli ebrei deportati, tutti morti ad Auschwitz. Airoldi mette in esecuzione con fervore e senza remore le leggi che impongono l’arresto degli ebrei. Collabora anche al saccheggio dei beni ebraici, la sua firma è apposta al sequestro di un quadro di valore posseduto dall’avvocato Ottolenghi, “irreperibile” (deportato o fuggito?).
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Oltremare – Gerusalemme
Diciamo che state arrivando in Israele per turismo o per visitare la famiglia, e che quindi calcolate di fare molti chilometri e coprire tutte le altitudini disponibili nel paese, per quanto non moltissime. E diciamo che siete esseri umani con limiti fisiologici e magari anche un po’ affaticati da un anno di lavoro. Ecco, una cosa che sarebbe da valutare con attenzione è se avventurarsi o meno in automobile verso Gerusalemme, visto che ieri è stata chiusa per tre anni l’entrata principale, quella sotto al ponte di Calatrava ispirato dall’arpa di Davide, che tutti usavamo per entrare in città diretti verso il shuk di Mahane Yehuda e la porta di Jaffo.
Daniela Fubini
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Una app per salvare la vita
A volte dalle tragedie nascono idee che contribuiscono al benessere dell’umanità. Fu così per la Croce Rossa: sotto choc alla vista dei morti sul campo di battaglia di Solferino, il filantropo svizzero Henry Dunant, impressionato dall’impotenza e dalla disorganizzazione dei soccorsi, ebbe l’idea di fondare la Croce Rossa Internazionale.
Il dramma dei tre adolescenti israeliani rapiti e uccisi nel 2014 ha ispirato Amos Kostas a fondare una community di Crime Tech Innovators: la Israel Crime Scene Innovation, dalle quale è nata SayVu (si pronuncia save you, ovvero ti salvo) una app dalla tecnologia rivoluzionaria, concepita per essere utilizzata dai servizi di emergenza, ma anche da aziende, istituzioni accademiche e imprese per migliorare la sicurezza dei civili e dei lavoratori.
Viviana Kasam
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Machshevet Israel – Il linguaggio delle Legge
Ognuno di noi, per nascita o per scelta, si trova a vivere all’interno di un determinato ordine normativo e giuridico. Talvolta siamo a cavallo di più d’uno – nonostante vi possa essere la necessità di una gerarchia: tra prescrizioni di uno stato, di questa o quella comunità, (p. e. di quella europea o di quella internazionale), di una determinata religione – nel caso ebraico di una dat, termine che, ancorché a varie riprese tradotto e inteso come ‘religione’ e ‘fede’ non può sfuggire dal suo significato originario, di legge, come Abraham Melamed analizza nel suo Dat: mehok le’emuna, di cui in passato ho scritto su questa rubrica. Il linguaggio giuridico può essere riempito di contenuti differenti, sino a quelli soggettivamente definibili come più aberranti. Al di là di ciò, vi è una forma di violenza che attraversa ogni linguaggio giuridico, ed è quella della definizione, della categoria.
Cosimo Nicolini Coen
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