LA MISSIONE IN MEDIO ORIENTE DEL CONSIGLIERE USA
Da Israele all'Arabia Saudita, il tour di Kushner
per rilanciare il piano di pace Usa

Giordania, Israele, Egitto, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Sono i paesi del tour mediorientale iniziato nelle scorse ore da Jared Kushner, genero del Presidente Usa Donald Trump
e Consigliere speciale per il Medio Oriente della Casa Bianca. In agenda, portare avanti il piano per l'economia palestinese presentato in Bahrain e che costituisce la prima parte del progetto di pace Usa. La Casa Bianca spera di promuovere un fondo d'investimento di 50 miliardi di dollari per Gaza e la Cisgiordania, che Kushner ha proposto al vertice nel Golfo. “Incontreremo leader di alto livello in tutte le tappe per iniziare a parlare di quanti soldi ogni partner è disposto a mettere”, ha dichiarato un funzionario dell'amministrazione di Washington ai media americani. “Vogliamo assicurarci che tutti siano sulla stessa lunghezza d'onda”. Da parte di Israele non ci sono stati commenti ufficiali sul piano ma il Premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato di essere disponibile a discutere il progetto di Kushner, incontrato nelle scorse ore a Gerusalemme insieme all'Inviato speciale per i negoziati di pace Usa Jason Greenblatt.
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LA POSIZIONE DELLA GIURISTA TAMAR PITCH
“Suicidio medicalmente assistito,
perché ho votato a favore”
 Alcune raccomandazioni condivise, ma tre posizioni ben distinte sull’approccio da tenere in merito alla legalizzazione del suicidio mediamente assistito.
Fruibile in rete dalle scorse ore, il documento fornito dal Comitato nazionale per la Bioetica arriva a conclusione di un intenso confronto interno all’organismo.
L’indicazione ai decisori arrivata dalla maggioranza dei membri, 13, è di apertura. Undici i contrari. Due i favorevoli, ma con delle riserve.
In “ossequio con i principi della Halakhah”, come raccontato sul notiziario di ieri, il rabbino capo di Roma e vicepresidente del Comitato ha espresso il proprio parere negativo. Tra i 13 membri a favore c’è invece la professoressa Tamar Pitch, giurista e accademica oltre che figura di riferimento del femminismo in Italia, che al pari di quanti hanno adottato questa posizione sostiene “sia sul piano etico e bioetico che su quello giuridico” la legalizzazione, nella convinzione che “l’accoglienza della richiesta, nelle condizioni previste, vada nettamente distinta dall’istigazione al suicidio, e vada accolta in ragione dei principi etici di autodeterminazione e del dovere del medico di beneficenza”.
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L'UCEI E L'OSSERVATORIO PER LA SICUREZZA CONTRO GLI ATTI DISCRIMINATORI
L’Europa e la minaccia antisemita,
nuovi strumenti per arginare l’odio
“Vivo a Berlino da 23 anni e non ho mai vissuto una cosa del genere”. Nelle parole del rav Yehuda Teichtal tutta l’amarezza per l’episodio antisemita di cui è stato vittima nelle scorse ore: due uomini, di origine araba, lo hanno avvicinato e ricoperto di sputi e insulti. “Una situazione pericolosa, soprattutto perché avevo mio figlio con me” ha aggiunto il rabbino.
Un nuovo allarmante episodio che riaccende la preoccupazione per il crescente antisemitismo in Europa. Minaccia per arginare la quale è stata intensificata la collaborazione tra Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e forze dell’ordine, anche attraverso l’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD) che ha il compito di attivare interventi mirati sul territorio da parte della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, seguendo l’evoluzione delle vicende discriminatorie segnalate.
Una collaborazione quindi che ha il compito di implementare il monitoraggio, la reportistica e la prevenzione degli atti di antisemitismo in Italia e che è stata recentemente presentata, nel corso di una riunione sulla sicurezza presso il Parlamento europeo, dal segretario generale Uriel Perugia assieme al dirigente della Polizia Stefano Chirico.
È possibile segnalare atti di discriminazione religiosa e di antisemitismo scrivendo all’indirizzo mail sicurezza@ucei.it. La segnalazione, che non sostituisce la denuncia alle Forze di Polizia, sarà poi condivisa con lo staff OSCAD.
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JCIAK - IL JERUSALEM FILM FESTIVAL 2019
Gerusalemme immersa nel cinema

È una lunga immersione cinematografica che aprendo al mondo conduce nel cuore della scena israeliana. Fino a domenica il Jerusalem Film Festival porta in scena oltre duecento film da Israele e sessanta paesi, fra cui i vincitori dei festival di Berlino, Venezia e Sundance. E come sempre, accanto ai film il programma prevede incontri con i filmaker, workshop, feste e performance. I vincitori delle dieci competizioni si aggiudicheranno nel complesso quasi un milione di shekel.
La sezione israeliana è varia come sempre. Si va da Born in Jerusalem and Still Alive di Yossi Atia e David Ofek, commedia dark su un giovane improvvisatosi guida turistica nei luoghi degli attentati al dramma di Chained di Yaron Shani, già presentato a Berlino, storia di un ufficiale di polizia accusato di molestie sessuali; dalla commedia esistenziale di Gur Bentwich Peaches and Cream su un regista capace di regalare una notte indimenticabile al suo eccentrico cast a That’s the Way You Love di Limor Shmila che affonda l’obiettivo su una coppia in crisi dopo la nascita del figlio. In competizione anche The Day After I’m Gone di Nimrod Eldar, anche questo già visto a Berlino, su un padre di mezza età costretto ad affrontare il dramma del suicidio della figlia adolescente.
Daniela Gross
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Rassegna stampa
Ucciso il figlio di Bin Laden
Hamza Bin Laden, figlio di Osama e suo erede, sarebbe stato ucciso. A dare la notizia sono stati ieri i media americani, citando fonti ufficiali. Non svelati per il momento luogo e data dell’operazione. In marzo, spiega il Corriere, “il dipartimento di Stato aveva messo sulla testa di Hamza una taglia da un milione di dollari, mossa cui era seguita la revoca della cittadinanza da parte dell’Arabia Saudita che lo aveva definito ‘una delle figure di spicco dell’organizzazione terroristica’”.
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QUI BUDAPEST
Sport e Memoria, il Maccabi
sulle rive del Danubio
I Giochi europei del Maccabi, in corso a Budapest, proseguono anche nel segno della Memoria. Nelle scorse ore infatti la delegazione italiana al completo si è soffermata in raccoglimento davanti alla celebre installazione “Scarpe sulla riva del Danubio” che, inaugurata nel 2005, rappresenta oggi un monito sulle atrocità compiute dai nazisti e dalle Croci Frecciate.
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Setirot - Primo Levi
 Leggo con piacere e interesse i molti riconoscimenti tributati a Primo Levi in occasione del centenario della sua nascita. Ricordo invece con immenso dolore le accuse e il disprezzo di cui fu oggetto non molti anni prima di morire a causa di alcune posizioni espresse sulla questione mediorientale. Sono in molti ad avere la memoria corta.
Stefano Jesurum, giornalista
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La legna e i trucioli

Quando si taglia la legna, si fanno anche trucioli. Che in un contesto di guerra necessaria – necessaria solo nella misura in cui è difensiva – come quella che lo stato di Israele combatte da oltre settant’anni, significa: anche prendendo le massime precauzioni possibili, gli errori, le ingiustizie e i crimini sono dietro l’angolo. In generale perché non dipende (solo) dai soggetti coinvolti ma (anche) dall’azione che li eccede, la guerra appunto, come i trucioli sono conseguenza non voluta ma inevitabile dell’azione di colpire i ciocchi con l’ascia. Se le ingiustizie sono inevitabili, d’altra parte, non per questo sono anche giustificabili. La guerra, con buona pace di una tradizione eterogenea che va da Eraclìto a Marinetti, è soprattutto il disfacimento delle regole che governano la civile convivenza.
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In ascolto – Dì ancora queste parole

Herman Yablokoff nasce l’11 agosto 1903, lo stesso anno in cui a New York viene costruito il Grand Theatre, il primo teatro in yiddish. Coincidenza fortunata, visto che Yablokoff è oggi considerato uno dei maggiori autori, direttori e produttori di musical e canzoni in yiddish.
Nasce a Grodno e si avvicina al mondo della musica, ancora bambino, grazie al coro del Rebbe Slonimer. A soli 12 anni inizia a collaborare con la compagnia teatrale locale e a 17 anni intraprende la carriera professionale, che lo porterà a esibirsi in Lituania, Polonia, Germania e Olanda. A soli 21 anni lascia l’Europa e si trasferisce in America, dove diventa uno dei grandi protagonisti dello storico teatro sulla Second Avenue.
Maria Teresa Milano
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Machshevet Israel – Sogni e scale
 Il tema della prossima Giornata europea della cultura ebraica è, anzi sono i “sogni”. Splendido contenitore, che davvero offre la possibilità di dire qualcosa di ebraico a partire dal patriarca Giacobbe giù giù fino a Sigmund Freud (o Theodor Herzl, se preferite). Il tema è anche sottotitolato: “una scala verso il cielo”, e qui arriccio il naso. Senza dubbio Giacobbe sognò una scala, su cui vide un via vai di angeli, ma in cielo non salì affatto e la sua ‘visione notturna’ aveva piuttosto lo scopo di fargli apprezzare la terra su cui stava dormendo; infatti al suo risveglio disse: “Il Signore è in questo luogo e io non me ne ero accorto!”. Si tratta dunque di una scala per far scendere la Shekhinà, non per far salire Giacobbe.
Massimo Giuliani, Università di Trento
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Ghetti e pregiudizi
 Passeggiando per le vie di Pistoia, una sera d’estate, insieme ad uno studioso della storia e delle tradizioni cittadine, Claudio Gori, si incontrano labili tracce di una vita scomparsa fatta di postriboli, vicoli medievali abbattuti per edificare istituti bancari di gusto (già all’epoca, secondo alcuni, dubbio) neorinascimentale, bastioni arretrati per far posto alla viabilità di una città in espansione percorsa da nuovi mezzi. E se le tendenze degli anni del regime privilegiavano una modernità razionalista, ben si comprende come uno dei facoltosi cittadini di religione ebraica abbia voluto edificare, forse per il divieto di occupare una certa superficie, una casa torre in stile neogotico.
Sara Valentina Di Palma
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Il sionismo di Boris Johnson
 La recente dichiarazione di Boris Johnson, di essere «un appassionato sionista», non può non provocare, se presa alla lettera, un sorriso amaro, se si ripensa a come la Gran Bretagna abbia ostacolato con ogni mezzo – a partire dalla metà degli anni ’20 del XX secolo e perfino al momento della votazione da parte dell’Assemblea generale dell’ONU della risoluzione n 181 del 29/11/1947 che portò alla nascita dello Stato d’Israele – il movimento sionista. Ma è evidente che la dichiarazione del nuovo primo ministro britannico non vuole avere un significato né storico né ideologico, ma è bensì tutta inserita nel dibattito politico contemporaneo, e sembra avere in sé due valenze.
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