Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        10 Settembre 2019 - 10 Elul 5779
L'INTERVENTO DELLA SENATRICE A VITA LILIANA SEGRE 

"Il Paese per mesi ostaggio dell'odio,
voterò la fiducia al governo Conte"

Un compleanno nel segno della fiducia per Liliana Segre, Testimone della Shoah e dal gennaio dello scorso anno senatrice a vita. Per i suoi 89 anni la Testimone ha scelto infatti di essere presente nell’aula di Palazzo Madama, nel giorno del voto sul Conte bis. Un’assunzione piena di responsabilità del proprio ruolo pubblico, che ha voluto affermare non solo partecipando fisicamente alla riunione ma anche con la manifestazione della propria intenzione di voto. Un sì convinto al nuovo esecutivo, così motivato nel suo intervento: “Vorrei che il nuovo governo nascesse non solo da legittime valutazioni di convenienza politica, ma anche dalla sensazione di scampato pericolo, da quel senso di sollievo che c’è quando si arriva sull’orlo del precipizio e ci si è ritratti in tempo”.
Nell’intervento, un durissimo attacco alla precedente esperienza di governo e in particolare all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, anche se mai citato esplicitamente, la senatrice a vita ha parlato di preoccupazione per i numerosi episodi dell’ultimo anno, “che mi hanno fatto temere un imbarbarimento della nostra società”, e per i casi di razzismo “trattati con indulgenza e che sembrano entrati nella normalità del vivere civile”. Sconcerto è stato espresso anche per l’utilizzo a sproposito di simboli religiosi. Per Segre, che ha denunciato con chiare parole i rischi di una politica che investe nell’odio e nella divisione, “un farsesco e pericoloso revival del Gott mit uns”.
La senatrice ha anche evocato la celebre massima del Talmud “Chi salva una vita, salva il mondo intero”, per affermare: “Un mondo in cui chi salva vite viene punito mi pare rovesciato”. Convinzione della Segre è che “l’accoglienza renda più saggia la nostra umanità”.
La senatrice ha poi denunciato il comportamento di chi ha ridotto le celebrazioni del 25 aprile “a una sorta di faida tra tifoserie”, esprimendo la speranza che il nuovo esecutivo difenda i “valori condivisi, la democrazia e i principi di solidarietà sanciti dalla Costituzione nata dalla Resistenza”.In conclusione ha anche auspicato che il governo faccia propria la richiesta presentata a inizio legislatura e poi trasformata in disegno di legge, concernente l’istituzione di una commissione dedicata a contrastare hate speech, violenza, intolleranza, razzismo e antisemitismo. Con la speranza inoltre che l’esecutivo rimetta al centro l’insegnamento della storia, che - sue parole - “ci insegna a non ricadere negli errori del passato”.
“Valuterò volta per volta le proposte e le scelte del governo, senza alcun pregiudizio, e mi schiererò pensando all’interesse del popolo italiano e tenendo fede ai valori che mi hanno guidata in tutta la vita” aveva sottolineato Segre, nel giugno del 2018, prima del voto di fiducia al primo governo Conte. Allora, diversamente da oggi, la scelta era stata quella dell’astensione.
Numerose intanto le testimonianze d’affetto che la senatrice a vita sta ricevendo per i suoi 89 anni. A scriverle è stata anche la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Carissima Liliana – il suo messaggio – oggi è un giorno di festa non solo per te che compi gli anni, ma anche per tutta quell’Italia che si riconosce nei valori che da sempre difendi con passione, coraggio, tenacia. Una Testimone degli orrori del Novecento in grado di squarciare il buio che ci avvolge con la luce della vita, del sorriso e della speranza, ma anche un vero e proprio baluardo del rispetto dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione repubblica all’interno delle nostre istituzioni nazionali”.
“In questo giorno così importante per te e i tuoi cari – prosegue Di Segni – rinnovo con gratitudine la più profonda ammirazione per il segno che, con instancabile impegno, stai lasciando in tutto il Paese. Sei un modello per tutte e tutti noi”.
IN USCITA IL CONTROVERSO "UN POPOLO COME GLI ALTRI" DI SERGIO LUZZATTO

Pagine Ebraiche nel mirino del grande provocatore

Il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche è nel mirino dell’ultimo, provocatorio saggio dello storico Sergio Luzzatto di cui è annunciata l’uscita in libreria il prossimo 12 settembre.
Già nelle prime pagine del suo lavoro (“Un popolo come gli altri”, Donzelli editore) lo storico, che è considerato l’architetto dell’operazione mediatica attorno al libro di Ariel Toaff “Pasque di sangue” ed è l’autore di un libro in cui tenta di correggere la biografia di Primo Levi gettando un’ombra sulle sue vicende partigiane precedenti alla deportazione, ritorna sui temi a lui cari di critica e di squalifica del mondo ebraico e di Israele accusando Pagine Ebraiche di aver partecipato a una congiura ai suoi danni.
La stroncatura del direttore del giornale dell’ebraismo italiano Guido Vitale del libro “Partigia”, che Luzzatto aveva appena pubblicato, apparsa su Pagine Ebraiche del maggio del 2013, era corredata da un’intervista dello stesso direttore a uno degli ultimi testimoni diretti dei fatti, Guido Bonfiglioli, che di Levi fu amico e compagno, e dalle critiche di molti altri storici e da altra documentazione che dimostravano come le tesi care a Luzzatto fossero da considerare quantomeno azzardate.
Già al Salone del libro di Torino lo storico aveva attaccato il giornale ebraico lamentando di essere perseguitato.
Sul nuovo libro di Luzzatto questo notiziario quotidiano e il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche torneranno raccogliendo diverse valutazioni e contributi.
L'ALLARME LANCIATO DAL PRIMO MINISTRO ISRAELIANO

Netanyahu: "Sul nucleare l'Iran mente"

“Faccio appello alla comunità internazionale: l’Iran mente. La invito ad unirsi a Israele e agli Stati Uniti del presidente Trump per mettere pressione a Teheran. Quello che occorre è pressione, pressione, pressione”.
Così il Premier israeliano Benjamin Netanyahu, intervenuto a Gerusalemme con alcune rivelazioni relative al programma nucleare del regime iraniano che, stando a quanto affermato dal Primo ministro, che ha anche fatto proiettare delle immagini relative alla struttura, avrebbe fatto perno su un sito segreto in funzione fino a poche settimane fa e che, una volta scoperto, lo stesso regime avrebbe cercato di occultare. Non il primo appello in questo senso di Netanyahu, che ha sempre richiamato l’attenzione dei Paesi occidentali sulle mire dell’Iran.
GLI APPUNTAMENTI AL MUSEO EBRAICO DI BOLOGNA 

Da Odessa a New York, nel segno del jazz

Torna a Bologna l’appuntamento con Jewish Jazz, manifestazione organizzata dal Museo ebraico di Bologna, inquadrata all’interno di Bologna Estate 2019, che per quest’anno propone, con illustri ospiti, un itinerario da Odessa a New York. Un viaggio attraverso le varie esperienze musicali ebraiche, che parte da una città simbolo dell’ebraismo est europeo, con la musica dei primi esponenti del klezmer, e passa poi alla riscoperta delle grandi canzoni yiddish del Bund e della Rivoluzione russa, per approdare alla presenza ebraica nella cultura statunitense.

(Nell'immagine Uri Caine, tra gli ospiti dell'edizione 2019)



Rassegna stampa

Fascisti in piazza
Saluti romani, teste rasate e slogan fascisti nel presidio convocato da Fratelli d’Italia fuori dal Parlamento, dove ieri sera il governo Conte ha ottenuto la fiducia. “Niente bandiere di partito. Ma i caratteri dello striscione ‘ladri di sovranità’ – racconta Repubblica – sono in gotico neo fascista, assai caro alla destra romana. Arrivano in migliaia, gente comune, pensionati, 30mila sparano gli organizzatori di Fratelli d’Italia, si fa presto a riempire la piazzetta transennata. Facce da festa di Atreju, catapultate un lunedì mattina a far massa per i vicoli del centro”. L’effetto assedio, si legge, “è perfettamente riuscito”. 
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INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION  

Polanski conquista Venezia

La drammatica vicenda di Alfred Dreyfus, ufficiale francese ingiustamente accusato di spionaggio in un caso che ancora oggi viene considerato emblematico dell’antisemitismo europeo, conquista nella trasposizione di Roman Polanski il Gran Premio della Giuria al Festival del cinema di Venezia. Questa la notizia in apertura dell’ultima uscita di Pagine Ebraiche International Edition.

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La convivenza civile da riconquistare
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole. In pochi giorni l’atmosfera si è alquanto distesa e l’aria un po’ rasserenata. Dagli schermi vengono sparate meno invettive e meno inviti all’odio. Si può sperare che il paese ritorni a una politica che non badi solo ad aumentare il peso elettorale dei partiti, ma si preoccupi dei problemi veri della gente. Il lavoro, la difficoltà ad arrivare a fine mese, il futuro dei giovani. E, perché no, l’applicazione di leggi e regole che valgono per tutti allo stesso modo e rendono possibile la convivenza civile, una società in cui il cittadino rispetta ogni altro cittadino e non ne discrimina nessuno. C’è bisogno di parole che uniscono, e non di infuocati discorsi che seminano odio e dividono. C’è bisogno di qualche piccola verità contro il fiume di fake news da cui siamo stati sommersi negli ultimi anni.
Dario Calimani, Università di Venezia
Freud a San Siro
I tifosi (non sostenitori, tifosi) dell’acclamata squadra della capitale morale d’Italia, spiegano a Romelu Lukaku: “Ci spiace molto che tu abbia pensato che quanto accaduto… sia stato razzismo. Devi capire che l’Italia non è come molti altri paesi europei dove il razzismo è un vero problema. Capiamo che possa esserti sembrato ma non è così. In Italia usiamo certi ‘modi’ solo per ‘aiutare la squadra’ e cercare di rendere nervosi gli avversari”. Non si spiega, nella lettera, in cosa consistano i richiami ai “certi modi” et pour cause (non si voleva essere volgari).
Emanuele Calò
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Ottanta anni dopo 
Nel settembre di ottanta anni fa l’esercito tedesco avanzava spedito in Polonia, fiaccando facilmente una strenua ma impotente resistenza. Entro la fine del mese il paese era ormai parte del Terzo Reich, che a spron battuto – nel quadro di una pesantissima occupazione – costruiva le strutture dell’isolamento, della persecuzione di massa, dell’imprigionamento e della distruzione della più numerosa comunità ebraica europea. Nel cosiddetto Governatorato Generale (comprendente i distretti di Cracovia, Lublino, Radom, Varsavia e Leopoli con la Galizia orientale) e nel Warthegau (con il distretto di Lođz), due delle regioni in cui era stata divisa la Polonia dopo la conquista, veniva messa a punto durante pochi mesi l’organizzazione della più efficiente macchina burocratico-amministrativa che la Germania nazista era stata sino allora capace di realizzare contro la popolazione ebraica. 
David Sorani
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