Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        17 Settembre 2019 - 17 Elul 5779
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE RIVLIN AGLI ELETTORI 

"Israele al voto, festa della democrazia"

In queste ore oltre sei milioni di israeliani sono chiamati ad esercitare il proprio diritto di voto e a recarsi alle urne per nominare i propri rappresentanti alla Knesset, il Parlamento d’Israele. Si tratta della seconda volta in pochi mesi: il tentativo in primavera di dare un nuovo governo al paese era infatti finito con uno scioglimento immediato e imprevisto del Parlamento. La speranza dell’elettorato è che lo stallo non si ripeta e che dalle urne – che chiuderanno alle 22 locali (21 italiane) – esca un vero vincitore. A contendersi il primato, il Likud del Premier uscente Benjamin Netanyahu e il partito Kachol Lavan di Benny Gantz. Entrambi in queste ore stanno invitando la popolazione a recarsi nei propri seggi e votare. L’affluenza registrata al momento è superiore rispetto a quella di aprile e potrebbe favorire proprio i due partiti più grandi. 
“Buongiorno concittadini. Di solito auguro a tutti noi una felice giornata di elezioni, ma di recente abbiamo festeggiato un po' troppo spesso. In ogni caso, non dimentichiamo che oggi è una festa, la festa della democrazia” il messaggio ai suoi concittadini del Presidente d'Israele Reuven Rivlin, il quale potrebbe avere un ruolo decisivo in questa tornata elettorale. Diversi analisti israeliani sostengono infatti che lo stesso Rivlin, nel caso si ripeta lo stallo di aprile e dunque non vi sia un vincitore chiaro tra Netanyahu e Gantz, lavorerà per formare un governo di unità nazionale. 
IL CASE STUDY AL SALONE DEL RESTAURO CHE SI APRE DOMANI A FERRARA 

Meis protagonista, nel segno di Maimonide

Nel 1516 Ludovico Ariosto pubblica la prima versione dell’Orlando Furioso. Poco distante da lui, lo stesso anno (o secondo una diversa lettura tre anni prima, nel 1513), un banchiere ebreo di Mantova ma originario di Ferrara, Mosheh Ben Netan’el Norsa, fa un acquisto librario assai prezioso. Si tratta di un codice membranaceo datato 1349 riccamente miniato. Un profluvio di colori che riempie ogni pagina e smentisce qualunque cupo stereotipo sul buio Medioevo. Mosheh compra il volume da Baruk ben Yosef Kohen e aggiunge finalmente nella sua ricca biblioteca anche la preziosa copia manoscritta della “Guida dei perplessi”, la più celebre opera del medico e filosofo ebreo Maimonide. Cinquecento anni dopo, con un’operazione che ne segnala tutta l’importanza, lo Stato italiano acquista l’antico testo di Maimonide dagli eredi della famiglia Norsa, ancora in possesso del manoscritto, e ne finanzia un restauro.
Destinato a prendere fissa dimora nell’Archivio di Stato di Mantova, il cosiddetto “Codice Maimonide” è ancora, fino al 22 settembre, tra i protagonisti della mostra “Il Rinascimento parla ebraico”, allestita dal Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, con la cura di Giulio Busi e Silvana Greco, e un grande successo di pubblico e critica. Grazie a questa significativa storia, e alla sua esposizione al Meis, il Ministero per i Beni Culturali ha deciso di dedicare un momento del Salone del Restauro, dei Musei e delle Imprese Culturali che si aprirà domani al manoscritto. 
LA NUOVA STAGIONE DI APPUNTAMENTI AL MEMORIALE DELLA SHOAH DI MILANO 

"Memoria del passato, immaginazione del presente"

Dal filosofo francese Alain Finkielkraut al Premio Strega Helena Janeczek, tanti gli ospiti del nuovo programma di incontri organizzato dal Memoriale della Shoah di Milano, curato da Marco Vigevani. Dopo il successo della rassegna “Premesso che non sono razzista – come nasce il pregiudizio e come combatterlo”, questa stagione di appuntamenti al Memoriale avrà come cappello il titolo “Pensieri di libertà – Memoria del passato, immaginazione del presente” e prenderà il via giovedì 19 settembre con la presentazione del nuovo libro di Walter Barberis Storia senza perdono (Einaudi) in cui l’autore – storico e presidente della Giulio Einaudi Editore – riflette sul ruolo e il futuro della Memoria della Shoah, in particolare con la scomparsa dei Testimoni. A conversare con Barberis, lo storico David Bidussa.
IL DIBATTITO ATTORNO ALL'ULTIMO SAGGIO DI SERGIO LUZZATTO

"Ebrei, un popolo come gli altri": opinioni a confronto


Prosegue il dibattito sull’ultimo lavoro dello storico Sergio Luzzatto, Un popolo come gli altri. Gli ebrei, l’eccezione, la storia. Numerose le reazioni all’uscita del volume, che la redazione sta raccogliendo e pubblicando in questi giorni sui notiziari quotidiani. 

Vis polemica e storiografia

Non come storico, poiché non lo sono, ma come insegnante liceale di storia, come pubblicista che collabora alla stampa ebraica e come semplice lettore sono rimasto colpito dalla virulenta polemica scoppiata intorno a Un popolo come gli altri. Gli ebrei, l’eccezione, la storia (Donzelli, 2019), l’ultimo libro di Sergio Luzzatto. Sono soprattutto perplesso rispetto alla personalizzazione dello scontro, che non mi pare giovare a ciò che in questo ambito può essere davvero utile, cioè la conoscenza e la riflessione storica.

Pur essendo una semplice raccolta di articoli prodotti nel corso degli ultimi anni, si tratta di un testo pieno di passione, scritto sotto la spinta di un animus fortemente coinvolto da alcune “questioni in sospeso” rispetto alle quali l’autore vuole ribadire la sua posizione e dare risposte definitive. Un saggio che non lascia indifferenti, che induce alla riflessione; ma che non convince nella sua conclusione così unilateralmente critica nei confronti di una presunta storiografia ebraica del tutto chiusa in se stessa e sempre pronta a difendere i suoi miti.
Il discorso sul libro – ed essenzialmente sulla Premessa, che contiene gli strali polemici più velenosi – va affrontato a livello metodologico e a livello contenutistico. Luzzatto è certo storico di rilievo, e giustamente rivendica per gli storici una totale indipendenza di giudizio: essi devono poter essere del tutto liberi nella ricerca, devono potersi attenere solo a quanto i documenti attestano, al rigore delle analisi e a serene considerazioni professionali. Rispetto a questa imparzialità, non ha torto quando sostiene che non esistono “mostri sacri”, che nessuno è fuori dalla mischia, che tutto e tutti possono essere messi in discussione. A livello formale/metodologico, quindi, Luzzatto ribadisce concetti scientificamente indiscutibili. Ma proprio per mettere in atto questi presupposti, occorre saper usare con accortezza i ferri del mestiere. Allo storico si richiede cioè equilibrio e realismo razionale, talvolta difficili da mantenere. È molto facile invece scivolare nel sensazionalismo che fa notizia e per questo crea successo.

David Sorani 


Essere come gli altri

L’ultima fatica – come si suol dire – di Sergio Luzzatto è Un popolo come gli altri – Gli ebrei, l’eccezione, la storia (Donzelli). La quale fatica è in qualche modo distribuita nel tempo, in quanto a pagina 20 si informa che il libro, fatta eccezione della premessa, consiste in una raccolta di articoli il cui anno di pubblicazione risulta in calce a ciascun testo, preceduti da una interessante (e nuova) premessa.
La natura dell’opera – non un saggio, quindi, bensì una raccolta di articoli – pone in essere una serie di problemi che, malgrado la meritata fama dell’autore, affiorano lungo tutto la lettura. Sarebbe auspicabile, di conseguenza, che la citata fatica sfociasse in un saggio organico e unitario, perché le diverse affermazioni di cui è costellata la raccolta mancano dei riferimenti bibliografici che d’istinto si cercano laddove, ad esempio, si sia dinanzi ad affermazioni come “Quanto a Israele, si fondava come Stato etnico e confessionale proprio mentre la vecchia Europa cercava di risorgere dalle proprie ceneri come Europa unita, in una prospettiva laica di superamento dello Stato-nazione” (pagina 76). In un articolo, le affermazioni apodittiche possono essere ammissibili, in un saggio forse le considerazioni potrebbero variare. Sostenere che Israele nasca come stato etnico e confessionale richiederebbe sia un approfondimento che un apparato bibliografico, tanto più se il libro aspirasse ad esternare una tesi che è ben riassunta nel titolo: “Un popolo come gli altri”. Sennonché, se gli ebrei sono un popolo come gli altri (e qui siamo d’accordo) perché Israele dovrebbe essere diversa dai suoi vicini, notoriamente etnici e confessionali? A riprova che a queste affermazioni avrebbero giovato degli approfondimenti e un preciso riferimento bibliografico, che non sembrerebbe possa essere surrogato dalla bibliografia a pagina 305.

Emanuele Calò

LA GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA A BARLETTA 

Dal lager alla Puglia, sognando Israele

Tra le località che hanno fatto il loro esordio in questa edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica appena passata c’è anche Barletta, dove su impulso della Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazioneria in collaborazione con UCEI e locale amministrazione cittadina hanno avuto luogo diversi eventi, organizzati nello storico Palazzo della Marra.



Rassegna stampa

Il giorno del voto
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INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION  

L'Italia celebra la cultura ebraica

L’Italia celebra la cultura ebraica. Come raccontato in apertura dell’ultima uscita della newsletter internazionale, sono decine le località che hanno partecipato alla Giornata Europea della Cultura Ebraica. Parma la città capofila, dove il tema filo conduttore dell’edizione 2019, il sogno, è stato declinato in varie sfumature, e innanzitutto in musica e tra le pagine dell’incantevole Biblioteca Palatina.
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Chiudere gli occhi è pericoloso
I malintesi della lotta politica fra ebrei: mettiamo che un giornalista ebreo vada a un raduno della Lega per informare il proprio pubblico. Capita che sostenitori della Lega lo insultino al grido di ‘ebreo’. Non usano epiteti volgari, non lo insultano rinfacciandogli la sua militanza politica o il suo essere critico nei riguardi di un governo israeliano, ma gli gridano ‘sei un ebreo, non sei italiano’.
Dario Calimani, Università di Venezia
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