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11 Ottobre 2019 - 12 Tishri 5780


Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di rav Alberto Sermoneta, Gadi Luzzatto Voghera, Anna Segre, Francesco Moises Bassano.
 

 
"La soluzione alla crisi siriana
non passa dall'uso delle armi"
Condanniamo con forza ogni tipo di intervento militare perché rischia di pregiudicare gli sforzi della coalizione anti Isis. La soluzione della crisi siriana non può passare attraverso l’uso delle armi, ma attraverso dialogo e diplomazia. Il popolo siriano ha già sofferto abbastanza”. È quanto afferma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una intervista con Repubblica, che si apre proprio sulla crisi in corso. Aggiunge il ministro: “Sugli accordi presi in passato per il blocco dei flussi dei migranti in Turchia avevamo già sollevato perplessità e non eravamo noi al governo. Lunedì sarò in Lussemburgo e chiederò che l’Europa agisca con una sola voce”.

"Perché la sinagoga non era presidiata?" Ancora in evidenza sui giornali i fatti di Halle, tra ricostruzione di quanto avvenuto, profili psicologici del killer, testimonianze dei familiari, reazioni istituzionali e del mondo ebraico. Corsivo del giorno del Corriere è un intervento del professor Ernesto Galli Della Loggia, che sostiene: “Ancora una volta dalle debolezze e dalle paure d’Europa stanno rinascendo il razzismo e l’antisemitismo, il disprezzo per la democrazia”. È su quelle debolezze e paure, scrive Galli Della Loggia, “che bisogna agire, ad esse bisogna porre attenzione, non già alle frasi o ai gesti più o meno sciocchi, che lasciano il tempo che trovano, di qualche politico avventuroso”.
Tra i risvolti più inquietanti dell’attacco alla sinagoga, la mancata vigilanza al luogo di culto. “Perché nel giorno dello Yom Kippur la sinagoga di Halle non era protetta dalla polizia? È stato solo un difetto di comunicazione tra gli organi di sicurezza? O una grave sottovalutazione del pericolo di attacchi antisemiti, in una città a forte presenza estremista? Rispondere a queste domande – scrive Paolo Valentino, sempre sul Corriere – sarà decisivo per andare oltre la contrizione offerta ieri dall’intera classe politica tedesca”.

“Ebrei e arabi, bersaglio unico”. È il titolo di una riflessione di Gad Lerner su Repubblica. “Voleva colpire l’ebreo o l’arabo, il killer suprematista Stephan Balliet? Dopo alcune ore d’incertezza – scrive – lui stesso ce lo ha chiarito: voleva una strage in sinagoga, imbrattare di sangue il digiuno di Kippur. Deluso di non essere riuscito a forzare la porta del tempio ebraico di Halle, ha deciso di rifarsi sparando addosso ai kanacken, gli ‘scarafaggi’ turchi e arabi di un vicino ristorante kebab”. Aggiunge poi Lerner, con un successivo esplicito riferimento all’ex ministro Salvini: “Anche se è sgradevole, bisognerà pur riconoscerlo: nella cloaca in cui germinano le argomentazioni suprematiste rivendicate da questi assassini ci sguazzano pure importanti capi di Stato, leader politici e predicatori televisivi, che vi hanno attinto gli slogan vincenti della loro propaganda”.
Intervistato da Repubblica, lo scrittore Timur Vermes sostiene: “Anche in Germania, molte persone hanno oramai solo un ricordo sbiadito di quello che accadde negli anni Trenta. Altri pensano che non potrebbe mai riproporsi uno scenario simile. Ma non è così, anzi. E lo vediamo anche nei Paesi dell’Est Europa. Hitler arrivò come ‘l’ultima speranza’ e oggi una nuova estrema destra potrebbe riemergere allo stesso modo”.

La reazione di Halle. La Stampa racconta la reazione della popolazione di Halle: “La chiamata, per la cittadinanza, è alle 17. E se fino a pochi minuti prima le persone che si erano strette sotto la statua di Händel, nella piazza del Mercato, erano appena qualche decina, quando l’orologio ha suonato le cinque una folla silenziosa e attonita ha sciamato dai bar, dai negozi, dai centri commerciali, dalle vie adiacenti, per ritrovarsi sotto il piccolo palco allestito sotto una tenda di plastica rossa”.
“L’antisemitismo è il termometro che misura la forza di tutti i fanatismi” afferma il direttore del Foglio Claudio Cerasa. Ecco perché, secondo Cerasa, “il governo ha il dovere di far rivivere un vecchio sogno pannelliano: sfidare l’estremismo portando Israele in Europa”.

Le iniziative italiane. Le cronache locali dei quotidiani segnalano anche alcune iniziative in cui, in Italia, si è cercato di elaborare l’attentato di Halle. “Lo Stato per fortuna ci protegge” ha affermato il presidente del Memoriale della Shoah milanese Roberto Jarach in occasione di una cerimonia di consegna di medaglie a cittadini deportati e internati nei campi, di cui parla Repubblica Milano. Sulle pagine bolognesi è invece segnalata l’iniziativa svoltasi ieri sera nella sinagoga del capoluogo emiliano. Ad accogliere i molti ospiti presenti, tra cui le massime autorità cittadine, il presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz e il rabbino capo rav Alberto Sermoneta.


"Un Nobel contro i nazionalisti". Su Repubblica Wlodek Goldkorn celebra il Nobel per la letteratura assegnato alla polacca Olga Tokarczuk, focalizzandosi sul suo I libri di Jakob che in Italia uscirà nel 2021 per Bompiani. Un libro, spiega, "che le è valso minacce di morte e status di nemica della nazione: i suoi denigratori non ce l'avevano solo con lo stile usato, ma erano indignati per la storia che la scrittrice narra". La vicenda, prosegue Goldkorn, "racconta di Jakob Frank, un ebreo che nel Settecento si proclamò Messia, abolì i precetti e i tabù, convinse migliaia dei suoi correligionari a condividere un sogno e un'illusione, che si inventò varie identità, e finì per convertirsi al cattolicesimo". Mentre raccontava tutto questo, spiega Goldkorn, "Tokarczuk ha distrutto alcuni miti fondanti della nazione polacca".
A scriverne è anche Laura Quercioli Mincer, su La Stampa: "In oltre 900 pagine l'autrice si attiene con «metodica follia», come ha scritto Przemyslaw Czapliński, alla documentazione storica. Il risultato è una riscrittura totalmente innovativa della storia polacca prima delle spartizioni della fine del'700. Quello che ne emerge è un Paese dove (come oggi?) 'la libertà religiosa e l'odio religioso si incontrano sullo stesso piano'".


Israele, vacanza ideale. “Una vacanza sicura, anche per una donna che viaggia da sola”: su 7 del Corriere l’ipotesi di un viaggio in Israele è sponsorizzata entusiasticamente. Una vacanza che, si legge, “offre scenari completamente diversi a una distanza ragionevole (meno di quattro ore di volo da Milano) e senza effetti collaterali da jet lag (c’è solo un’ora di differenza), con il valore aggiunto di farvi perdere un paio di chili, perché non c’è alternativa: dovrete camminare, tanto, sempre”.

Il calcio e la lotta al razzismo. “Gli strumenti per vedere chi fa ‘buu’ ci sono. Si prende il tipo e lo si butta fuori, oltre a far valere le sue responsabilità penali. Non è un problema solo italiano. Mi sembra che Gravina abbia cominciato a prendere provvedimenti. La società sta diventando aggressiva, se c’è uno sport che può unire le culture è il calcio. Agiamo. Subito”. Così il presidente della Fifa Gianni Infantino, ospite ieri a Trento del Festival dello Sport. Le sue parole sono riportate dalla Gazzetta dello sport.
Sempre sul tema, alcuni quotidiani segnalano l’apparente nuovo corso voluto dalla Lazio di Lotito, nel segno della tolleranza zero contro i tifosi razzisti. Il Corriere dello sport elogia così il patron biancoceleste: “Una battaglia di civiltà e di educazione. E forse ci voleva un presidente coraggioso, schietto e sincero come Lotito, perché si uscisse dall’ipocrisia dei saluti fascisti e dei buu razzisti. Dopo 15 anni, ha detto stop”.

Adam Smulevich twitter
@asmulevichmoked
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