Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui         24 Ottobre 2019 - 25 Tishri 5780
ISRAELE - A BENNY GANTZ L'INCARICO DI FORMARE L'ESECUTIVO

"Formeremo un governo che porti la pace
e unisca tutti gli israeliani"

“È possibile formare un governo. Non vi è alcuna giustificazione per imporre un altro turno di elezioni, il terzo, all'opinione pubblica israeliana. Se non si forma un governo, saranno i cittadini israeliani a pagarne il prezzo”. Con questo monito il Presidente Reuven Rivlin ha affidato nelle scorse ore all'ex generale Benny Gantz, leader del partito Kachol Lavan, il compito di dare un governo a Israele. È la prima volta in undici anni che questo incarico viene conferito a qualcuno che non sia Benjamin Netanyahu - che ha provato e fallito in queste settimane - e per questo i media israeliani parlano di grande novità. “Lavorerò per tutto il popolo d'Israele. Per un governo di cui Israele ha disperatamente bisogno. - ha affermato Gantz, accettando l'incarico da Rivlin - Formeremo un governo che spingerà per la pace e saprà affrontare definitivamente ogni nemico”. L'ex generale ha poi promesso che il suo governo servirà a unire il paese e a superare le fratture interne alla società israeliana: “siamo qui per rappresentare tutti, i haredim, con i quali dobbiamo sederci e parlare come fratelli, i cittadini arabi, i nostri fratelli drusi, così come tutti gli altri”, le sue parole.

L'AUDIZIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Circoncisione rituale ebraica,
diritto religioso non in discussione

La circoncisione rituale ebraica non è né potrà mai essere messa in discussione. Si tratta infatti di un diritto religioso imprescindibile, regolato all’interno di un quadro normativo chiaro e che poggia su solide basi.
È quanto emerso durante un’audizione tenutasi alla Camera dei deputati, su iniziativa della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza presieduta dall’onorevole Licia Ronzulli. Ad intervenire la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni assieme al rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, mentre a rappresentare i musulmani italiani è stato chiamato il Presidente della Comunità religiosa islamica Yahya Sergio Yahe Pallavicini.
L’audizione è stata convocata in relazione all’esame dell’atto numero 216, presentato negli scorsi mesi, “sulle problematiche connesse alle pratiche di circoncisione rituale dei minori”. L’esame ha preso avvio a seguito di alcuni fatti di cronaca relativi a pratiche clandestine tragicamente conclusesi all’interno della comunità islamica. In questo senso, nel corso dell’audizione, è stato rappresentato l’approccio di raccordo in vigore tra norme millenarie ebraiche e leggi dello Stato italiano, tra libertà religiose e tutela assoluta della salute del minore. Un raccordo esplicitato anche attraverso uno specifico protocollo operativo e un albo di iscrizione dei circoncisori istituito da UCEI e Assemblea Rabbinica Italiana.

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QUI TORINO - LA MOSTRA ALLA GALLERIA D'ARTE MODERNA

Primo Levi e l'umanesimo del fare

Doppio appuntamento torinese nel solco delle celebrazioni per il Centenario dalla nascita di Primo Levi: questa volta le protagoniste assolute sono le mani del chimico-scrittore-testimone sia del documentario "Le mani di Primo Levi" a cura di Bruna Bertani, proiettato nelle sale del cinema Massimo, sia della mostra "Primo Levi. Figure" a cura di Fabio Levi e Guido Vaglio, che si inaugura in queste ore negli spazi della Galleria d’Arte Contemporanea.
Due eventi culturali, due modalità artistiche differenti per porre al centro una diversa concezione delle opere leviane che affondano nel concreto e restituiscono quello che è stato definito “l’umanesimo del fare”, incentrato sulle mani come icona della capacità umana di intervenire, modificare, creare: una pagina bianca per trasformarla in una pagina scritta, così come un filo di rame per creare fantastiche figure di animali.
Il primo, il documentario, organizzato di concerto dal Comitato nazionale per le celebrazioni di Primo Levi e dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino con il Museo Nazionale del Cinema e RAI Cultura. Ad introdurre il film Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema, Dario Disegni, presidente del Comitato Centenario Primo Levi, Fabio Levi, direttore del Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino, Gianfranco Noferi, vicedirettore dei Palinsesti e Piani Rai Cultura e Bruna Bertani, autrice e regista.

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QUI ROMA - IL CONVEGNO ALLA SAPIENZA

“Primo Levi, complessità da riscoprire”

“Primo Levi scrittore abbraccia quasi mezzo secolo di storia. Un lungo periodo in cui attraversa fasi tra loro molto diverse, che inevitabilmente incidono anche nelle sue riflessioni e nei suoi pensieri. È importante che questo aspetto sia colto”. È l’invito che Alberto Cavaglion rivolge alle molte centinaia di studenti dell’Università La Sapienza, accorsi nell’aula magna del palazzo del rettorato per il convegno “La Sapienza di Primo Levi …scienza, scrittura, memoria” di cui è stato uno dei protagonisti. Un’occasione, da diversi punti di vista, per riflettere sulla complessità di Levi.
Parte proprio da lì, dal carattere complesso della sua vita e scrittura, lo stesso Cavaglion. “Tra Se questo è un uomo e I sommersi e i salvati c’è l’intera sua vita. L’ultimo è un libro estremo, la testimonianza pessimistica di un uomo che giudicava il mondo. Vi sconsiglio di iniziare da lì. La via di accesso che suggerisco – le parole di Cavaglion – è piuttosto Il sistema periodico“. Tra i temi sollevati nella sua relazione l’uso che lo scrittore fece della parodia e la proiezione nei suoi scritti di testi classici, rivisitati per condividere il suo messaggio. Un approccio dalla così significativa incisività che oggi è impossibile leggere Il canto di Ulisse, ha detto, “senza pensare a Levi”. Ma è un qualcosa, ha poi aggiunto Cavaglion, che va a toccare nel profondo anche il suo rapporto con l’identità ebraica. “Neanche lo Shemà oggi lo si può recitare senza che il pensiero vada all’epigrafe di Se questo è un uomo. Nessuno scrittore ebreo, nella storia, si è spinto così in alto”.

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LA COMMEMORAZIONE PER IL 16 OTTOBRE

"La mia lotta contro l’orrore"

Sono occhi che hanno visto l’orrore. Che non vogliono e non possono dimenticare. Ma che oggi trasmettono forza, determinazione, speranza. “Ho una missione: fare in modo che quel che è accaduto non si ripeta. Lo farò finché il Signore mi darà la possibilità”.
È la testimonianza di Sami Modiano il momento culminante della cerimonia di commemorazione del 16 ottobre 1943 organizzata dall’associazione “Ricordiamo insieme” con la collaborazione di Comunità ebraica di Roma, Progetto Memoria, Cdec e coro della Diocesi di Roma. Mille passi da Piazza San Pietro all’ex Collegio Militare, dove le vittime del rastrellamento furono imprigionate prima della deportazione. Una breve distanza e molti silenzi su cui ancora oggi interrogarsi. Modiano lo fa proprio all’interno di Palazzo Salviati, oggi sede del Centro Alti Studi per la Difesa, incalzato dalle domande degli studenti intervenuti in rappresentanza delle cinque scuole romane presenti.

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L'INIZIATIVA ORGANIZZATA DA UCEI E COMUNITÁ

Venezia, una giornata per stare assieme

Ancora un appuntamento con le domeniche intercomunitarie organizzate in collaborazione con l’Area Cultura UCEI. Un progetto iniziato con successo lo scorso anno e che vedrà in Venezia, domenica prossima, la sede di una iniziativa aperta a tutti, rivolto ai membri della Comunità che ospita l’evento ma anche a tutte le Comunità vicine (per prenotarsi: comunita@jvenice.org / 041715012)
“L’idea – sottolinea il rav Roberto Della Rocca – è di portare a passare una giornata insieme i membri di Comunità vicine, creando sinergie e nuove reti di collaborazione e di amicizie. L’invito è tuttavia rivolto agli iscritti di tutte le Comunità: può essere l’occasione per passare un piacevole fine settimana fuori visitando una nuova città e vivendo momenti di intensa vita ebraica”.

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Rassegna stampa

Crimini turchi contro i curdi, Usa aprono inchiesta

È in corso una inchiesta statunitense su possibili crimini di guerra turchi contro i curdi. I video circolati negli scorsi giorni, come ricorda La Stampa, parlano in modo piuttosto chiaro. Questo un sunto delle macabre scene diventate virali sulla rete: “Soldati turchi e i loro complici jihadisti ‘giustiziano’ combattenti curdi. Alcuni, forse ancora vivi, vengono decapitati. Due guerrigliere dell’Unità di Protezione delle donne (Ypj), il braccio femminile dell’Ypg, ivolontari che lottano in Rojava, vengono prima fatte inginocchiare, sparano loro alla nuca, vengono gettate da una rupe e finite a mitragliate. Ancora: i carnefici tagliano le teste dei cadaveri e le tirano urlando Allah Akbar”. Dal presidente Donald Trump, con l’entrata in vigore della tregua, arriva intanto lo stop alle sanzioni imposte contro Ankara.
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IL RICONOSCIMENTO AD ANDREA RICCARDI

Il premio dei rabbini europei
alla Comunità di Sant'Egidio

È il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi il vincitore del premio “Rabbi Moshe Rosen” istituito dalla Conferenza dei Rabbini d’Europa.
Il riconoscimento, che sarà oggi consegnato a Riccardi da Pinchas Goldschmidt, rabbino capo di Mosca e attuale presidente della Conferenza, premia ogni anno personalità distintesi nell’amicizia al popolo ebraico e nella lotta all’antisemitismo.

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QUI MILANO - L'INCONTRO AL MEMORIALE

Dall'indifferenza al genocidio,
la lezione della storia

In queste settimane l'esercito turco si è macchiato di crimini di guerra contro la popolazione curda nel nord della Siria. Lo ha dichiarato nelle scorse ore James Jeffrey, inviato speciale degli Stati Uniti in Siria. Quanto accade in Rojava oggi - nella Siria settentrionale – è l'ennesimo dramma umanitario che testimonia quanto sia attuale l'interrogativo al centro della serata organizzata oggi al Memoriale della Shoah di Milano (ore 21.00): “Dall’indifferenza al genocidio: la storia non smette mai di ripetersi?”. Una domanda su cui rifletteranno esperti e testimoni diretti di alcune delle tragedie del nostro tempo nel corso dell'incontro a più voci organizzato dalla Comunità Ebraica di Milano - Assessorato alla Cultura e dall'associazione Gariwo.

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QUI ROMA

I crimini di Kappler, la fuga
e gli interrogativi aperti

È la mattina del 15 agosto 1977 quando il gerarca nazista Herbert Kappler, responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e del ricatto dei 50 chili d’oro perpetrato ai danni degli ebrei romani, lascia clandestinamente, con l’aiuto della moglie, l’ospedale del Celio. Una fuga che si conclude in Germania dove il criminale di guerra, condannato all’ergastolo, trascorre i suoi ultimi mesi di vita in condizione privilegiata.

Setirot - Strade di fanatismo
"(...) L’ebraismo, il cristianesimo e l’islam hanno tutti acquisito potere politico in una forma o nell’altra. In epoca biblica, Israele divenne un regno, che si divise presto in due. Il cristianesimo e l’islam divennero entrambi potenze imperiali. Alla fine, tuttavia, arriva un punto di crisi quando la religione affronta un enorme cambiamento, e all’interno della fede stessa si sviluppa un dibattito. Reagiamo al cambiamento con il cambiamento? Manteniamo le istituzioni come esse sono? Torniamo al messaggio iniziale della fede? Il dibattito in sé non è il problema; ma lo è la sua risoluzione. Avvezzi al potere, i capi religiosi si abituano a ottenere ciò che vogliono con la forza". 
Stefano Jesurum
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L’anima ciliegia
“Paganina aveva un’anima ciliegia. Le succedeva così. Non appena cominciava a desiderare qualcosa con tutta se stessa, subito le spuntava accanto un altro desiderio, solo in apparenza diverso, e invece legato strettamente al primo. Come due ciliegie, insomma, di quelle che nascono accoppiate e poi le bambine si mettono a cavallo delle orecchie”. Tra le coppie di ciliegie di Paganina ce n’é una che emerge in quasi ogni pagina del racconto di cui è la protagonista: l’amore per Guglielmo, eroe della guerra partigiana, e per il partito comunista italiano (Pci), a cui negli anni della Resistenza e in quelli del dopoguerra molti guardavano come al progetto di un’Italia più giusta, scrigno della speranza e di un futuro nuovi. 
Giorgio Berruto
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In ascolto – Passaggio di bacchetta
“Goodbye to my family!”. Domenica Zubin Mehta ha salutato così la Israel Philharmonic Orchestra dopo 50 anni di carriera, con un programma che ha visto il concerto n. 2 di Liszt per pianoforte e la Sinfonia n. 2 di Mahler. E come Rabbi Yehuda che molto aveva appreso dai suoi studenti, anche il Maestro ha dichiarato di non saper neppure descrivere quanto abbia imparato lungo gli anni, dai suoi orchestrali. Mehta ha iniziato a lavorare con la Israel Philharmonic Orchestra nel 1969, prima come consulente e poi nel 1977 ne ha assunto la direzione musicale. Nella sua lunga carriera ha diretto migliaia di concerti, in Israele e in tournée mondiali e ha lavorato a diverse incisioni. Ha ricevuto premi e riconoscimenti importanti, tra cui il dottorato honoris causa dalla Hebrew University di Gerusalemme, dalla Tel Aviv University e dall’Istituto Weizmann.
Maria Teresa Milano
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Machshevet Israel - Parrhesia, prassi ebraica
“Parrhesia è, in poche parole, il coraggio della verità di colui che parla e si assume il rischio di esprimere, malgrado tutto, l’intera verità che ha in mente, ma è anche il coraggio dell’interlocutore che accetta di accogliere come vera la verità oltraggiosa da lui sentita”. Ecco come lo storico delle idee e filosofo Michel Foucault definisce la parrhesia, termine greco che entra nel lessico cristiano da un lato come certezza di essere ascoltati da Dio e dall’altra come coraggio di predicare la propria verità agli altri, a dispetto delle conseguenze che ne possono venire. Vale dunque come sincerità e audacia, come franchezza nel dire quel che si ritiene essere il giusto e il vero. Tale attitudine viene declinata anzitutto in chiave etico-politica (come fa Socrate ad Atene o Giordano Bruno a Roma), specie nei rapporti con il potere (principe o stato o chiesa che stia). Foucault ne fece il tema dell’ultimo corso che tenne al Collège de France nei mesi invernali del 1984, poco prima di morire. A chi detiene il potere sentire ‘tutta la verità’ spesso dà fastidio e l’esprimersi senza giri di parole può risultare pericoloso al ‘parrhesiasta’.
Massimo Giuliani
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Ricominciare dal principio
בְּרֵאשִׁ֖ית בָּרָ֣א אֱלֹהִ֑ים אֵ֥ת הַשָּׁמַ֖יִם וְאֵ֥ת הָאָֽרֶץ
BeReshit barà Elohim et haShamaim veEt HaAretz (Bereshit 1:1), con, per mezzo del Principio, creò Elohim i cieli e la terra. Prima non c’era nulla, ad eccezione di Colui che regnava ‘prima che ogni cosa fosse creata’, dice l’Adon Olam, e che regnerà alla fine di tutto.
Sara Valentina Di Palma
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Verità e manipolazione
Un capitolo dell’ultimo libro di Paolo Mieli (Le verità nascoste. Trenta casi di manipolazione della storia, Rizzoli, Milano, 2019) è dedicato a un tema di cui si è già parlato in più occasioni su queste pagine, la condizione degli ebrei nel mondo islamico, e lo fa riferendosi al lavoro di Georges Bensoussan (Gli ebrei nel mondo arabo. L’argomento proibito, Giuntina, Firenze, 2018), anch’esso ben noto ai nostri lettori. Tuttavia appare utile riproporlo proprio perché le considerazioni di Mieli sono inserite in un quadro più generale dedicato a come la storia possa essere manipolata e come verità che dovrebbero essere evidenti vengano invece nascoste.
Valentino Baldacci
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