TESTIMONE DELLA SHOAH E VOCE CORAGGIOSA DELLA MEMORIA
Piero Terracina (1928-2019)

“Al mio ritorno a Roma da Auschwitz, solo e disperato, trovai indifferenza. L’indifferenza delle persone e delle istituzioni. Una indifferenza che ancora pesa sul nostro paese”. Fino all’ultimo Piero Terracina si è speso con coraggio e incrollabile tenacia per illuminare i cuori e le menti. Un gigante della Memoria, che ha trasmesso un messaggio forte a chiunque abbia avuto il privilegio di ascoltarne le parole in tutti questi anni di testimonianza.
Le Leggi razziste che lo colpirono bambino. L’arresto, la deportazione, l’esperienza di Auschwitz. Il ritorno a casa, nel Paese che già lo aveva tradito e che tornò a mostrargli un volto ostile. La sua colpa, stavolta, era quella di essere sopravvissuto.
La sua scomparsa lascia un vuoto profondo. Aveva 91 anni e insieme al fraterno amico Sami Modiano, come lui sopravvissuto al lager, aveva da poco ricevuto la cittadinanza onoraria del Comune di Deruta, in Umbria. L’ennesimo riconoscimento a una vita spesa per la Memoria e il rafforzamento di anticorpi all’odio nelle nuove generazioni. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella lo definisce “testimone instancabile della memoria della Shoah”.
Sono ore di dolore e commiato. La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni afferma: “Caro Piero, prendere commiato da te, dalla tua vita, dal tuo sorriso e dalla tua voce è straziante. Sei stato un gigante, un uomo formidabile capace di gettare il cuore oltre ogni ostacolo. Un vero faro di luce in questi tempi oscuri, in cui parole di odio e negazionismo tornano ad attraversare la società. Grazie per tutto quello che hai fatto per tutti noi – singoli, comunità e istituzioni – e per essere stato la voce delle nostre anime tormentate e delle coscienze civili. Per la tua testimonianza lucida dell’orrore vissuto. Per come, al prezzo di indicibili sofferenze, hai saputo trasmettere un messaggio di consapevolezza e speranza alle nuove generazioni. Siamo orfani di te e della tua calda presenza e il tuo dono di testimonianza è impresso nelle nostre esistenze. Continueremo in questo tuo cammino ed esigere verità e dignità per ogni essere che tu abbracciavi con la tua fede. Che il tuo ricordo sia di benedizione”.
Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, dichiara: “La Comunità piange la scomparsa di un baluardo della Memoria. Piero Terracina ha rappresentato il coraggio di voler ricordare, superando il dolore della sua famiglia sterminata e di quanto visto e subito nell’inferno di Auschwitz, affinché tutti conoscessero l’orrore dei campi di sterminio nazisti”. Oggi, il suo messaggio, piangiamo un grande uomo “e il nostro dolore dovrà trasformarsi in forza di volontà per non permettere ai negazionisti di far risorgere l’odio antisemita.”
Si unisce al dolore anche la direzione della Fondazione Cdec di Milano, che in una nota scrive: “Ci ha lasciati Piero Terracina. Un grande amico, voce e testimone della deportazione da Roma e dell’inferno di Auschwitz. Ha contribuito al primo e più importante film/documento sulla memoria italiana della Shoah. Instancabile nel suo confronto con le giovani generazioni. Grazie Piero per la tua tenacia, per il coraggio, per la forza. Continueremo a lavorare nella direzione che ci hai indicato”.
Così la Fondazione Museo della Shoah di Roma: “Un uomo straordinario, un combattente, un protagonista della storia del novecento. Una perdita insostituibile. Lo vogliamo ricordare con il suo sorriso buono, con il suo impegno e con il suo incredibile coraggio. La sua vita sia un esempio per tutti noi”.
Emozionante la festa organizzata nel novembre del 2018 al Pitigliani per celebrare i suoi 90 anni. Novanta anni e novanta candele destinate “a brillare per sempre”. Il dono dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane era stata in quella circostanza una Chanukkiah. Il simbolo della festa della luce che sarebbe caduta di lì a qualche giorno, con il suo carico di valori profondi. Luce contro il buio, speranza contro l’oscurità. Valori che il Testimone, catturato assieme ai suoi cari su segnalazione di un delatore, ha incarnato fino all’ultimo.
Dedicata al ritorno a Roma una delle sue testimonianze più emozionanti, pubblicata nel libro La strada di casa (ed. Viella) scritto da Elisa Guida. Raccontava Terracina: “Più stavo meglio e mi riprendevo fisicamente, più ricominciavo a ragionare e a pensare. Pensavo ai miei genitori, a mio nonno e a mio zio che ero certo non avrei più rivisto. Avevo poche speranze anche di riabbracciare mia sorella Anna, perché l’avevo vista ad Auschwitz, stava male e aveva iniziato a perdere i denti. Dei miei fratelli sapevo che erano partiti con le marce della morte. Temevo per la loro sorte e piangevo. Piangevo a dirotto”.
Grazie Piero, grazie di tutto. Sia il tuo ricordo di benedizione.
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IL CORDOGLIO DELLA SENATRICE A VITA LILIANA SEGRE
"Ci legava una fratellanza silenziosa.
Senza Piero mi sento più sola"

“Con Piero Terracina ci legava una fratellanza silenziosa, tra noi non servivano parole. E ora che non c'è più mi sento ancora più sola”. Con tenerezza e dolore la senatrice a vita Liliana Segre ricorda il legame con Piero Terracina, sopravvissuto come lei ad Auschwitz e scomparso in queste ore all'età di 91 anni. “Noi ci conoscevamo da reduci. Lui era s tato nel Lager degli uomini e io in quelle delle donne ovviamente. Però ogni volta che ci siamo incontrati, le tante volte che ci siamo incontrati, sentivo proprio una fratellanza, qualcosa che ci univa. Tra me e lui, come con tanti altri come noi, non c'era bisogno di parlare. Noi dovevamo parlare agli altri ma tra di noi non c'era bisogno di farlo”, il ricordo di Segre a Pagine Ebraiche. “La sua scomparsa mi colpisce molto. So che lui era molto amato e diceva sempre: 'io non ho avuto una famiglia ma ho avuto così tante persone che mi hanno voluto bene, che mi sono state vicine, di amici, che è andata bene così. Non c'era stato bisogno di avere moglie e figli, per lui era stata stupenda l'amicizia di cui aveva goduto”. “Ora mi sento più vecchia e più sola”, le parole di Segre che, anche nel segno dell'amico Piero Terracina, ribadisce il suo impegno “a continuare a parlare d'amore. Questa è la cosa migliore, quella che mi sento”.
(Nell'immagine, Piero Terracina e la senatrice Liliana Segre durante la cerimonia al Quirinale per il Giorno della Memoria - 25 gennaio 2018)
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IL CORDOGLIO DELLE ISTITUZIONI ITALIANE ED EUROPEE
“La testimonianza di Piero, memoria collettiva”

Molte le reazioni anche nel mondo politico. Così il premier Giuseppe Conte: “Primo Levi ammoniva di non togliere il segnalibro della memoria dalla pagina dell’Olocausto. Addio a Piero Terracina, la sua testimonianza su Auschwitz è memoria collettiva: un patrimonio che ora tocca a noi alimentare perché possa trasmettersi anche alle future generazioni”. Sottolinea David Sassoli, presidente del Parlamento europeo: “Diciamo addio con grande dolore a Piero Terracina. Alla sua umanità, alla sua testimonianza sulla prigionia e sui campi di concentramento, a una vita dedicata a parlare ai ragazzi delle scuole.A spiegare loro che, oltre l’orrore, nessuno potrà mai cancellare il diritto alla dignità e alla speranza degli esseri umani”.
Dice Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato: “Esprimo profondo cordoglio e commozione per la scomparsa di Piero Terracina, uno dei pochi sopravvissuti alla tragedia della Shoah che ci ha lasciato una preziosa testimonianza di quello che è stato uno degli orrori più grandi del Novecento. Un contributo fondamentale per far conoscere l’Olocausto alle nuove generazioni e diffondere la consapevolezza che quelle aberrazioni non dovranno più succedere”.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI ISRAELIANO ISRAEL KATZ IN VISITA A ROMA
“Italia-Israele, un’amicizia forte”

I rapporti tra Italia e Israele, le posizioni italiane ed europee nelle sedi internazionali, la minaccia per la sicurezza dello Stato ebraico rappresentata dall’Iran: questi i principali temi su cui il ministro degli Esteri israeliano Yisrael Katz si è confrontato con la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e il rabbino capo rav Riccardo Di Segni.
Un incontro, svoltosi alla presenza dell’ambasciatore Dror Eydar, della viceambasciatrice Ofra Farhi e del ministro per gli affari pubblici Ariel Bercovich, che è stato organizzato in occasione della visita in Italia del ministro, protagonista della quinta edizione dei Mediterranean Dialogues assieme tra gli altri al suo omologo italiano Luigi Di Maio. Nel corso della missione italiana Katz ha incontrato altri due leader politici nazionali: il segretario leghista Matteo Salvini e quello del Pd Nicola Zingaretti. In tutti gli incontri, è stato riferito dall’ambasciata, ha sottolineato il solido rapporto di amicizia tra Italia e Israele.
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LA PRIMA VOLTA PER UN TEAM ISRAELIANO
Israele in corsa al Tour de France

La Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo, parteciperà al prossimo Tour de France. L’annuncio verrà dato nei prossimi giorni, nel corso di una conferenza stampa che si terrà a Tel Aviv. Uno storico traguardo, che completa un percorso avviato con l’organizzazione della storica partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme (2018) e la partecipazione del team alle ultime due edizioni della corsa rosa.
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TRA ISRAELE E ITALIA, L'ULTIMO SALUTO ALL'ATTRICE E CANTANTE
Hanna Roth Paska (1939-2019)

“Era un’attrice meravigliosa e accanto alla recitazione ha trascorso molti anni impegnata a seguire il suo secondo amore, il canto popolare. Cantante-ricercatrice, fu in grado di conservare e rielaborare canzoni popolari italiane, yiddish e ladine. Rappresentano la sua eredità e rimarranno con noi ancora per molti anni”.
Anche il presidente israeliano Reuven Rivlin tra coloro che hanno voluto rendere una testimonianza in memoria di Hanna Roth Paska, nota cantante folk e attrice scomparsa a Tel Aviv all’età di 80 anni. Roth, la cui voce è definita da Rivlin “unica e memorabile”, era nata a Firenze nel 1939 da padre rumeno-bulgaro e madre italiana, che fecero in tempo a fare l’Aliyah, la “salita” verso il nascente Stato ebraico, allora Palestina mandataria, appena prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.
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LA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE PER IL VENETO
“Memoria, presidio da rafforzare”
La Commissione Cultura del Consiglio regionale del Veneto ha avviato negli scorsi giorni l’esame di un progetto di legge per favorire la conoscenza della Shoah e rafforzare le finalità del Giorno della Memoria con primo firmatario il Consigliere leghista Alberto Villanova. Un’iniziativa che tra i suoi obiettivi si pone l’organizzazione di una seduta speciale ogni 27 gennaio, con la partecipazione degli studenti; il varo di un bando di concorso intitolato “I giovani, nuovi testimoni della Memoria”; l’organizzazione di un viaggio di studio ad Auschwitz; la definizione di un accordo di programma tra la Regione e le associazioni impegnate nel ricordo dei Giusti fra le Nazioni; la premiazione di tesi di laurea aventi come oggetto la Shoah.
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QUI ROMA - L'INCONTRO AL PITIGLIANI
Odio, le risposte dei Maestri
“Ma si può odiare?”. È la domanda cui cercheranno di dare una risposta i relatori invitati a confrontarsi su questo tema da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Collegio Rabbinico Italiano. L’evento, in programma martedì 10 dicembre alle 20.30 al Centro Ebraico Il Pitigliani, vedrà al tavolo il rabbino capo rav Riccardo Di Segni assieme al rav Roberto Colombo e al professor Gavriel Levi. Ad introdurre i lavori il rav Benedetto Carucci Viterbi.
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Rassegna stampa
Milano e il lungo applauso
a Segre e Mattarella
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Il compito dello storico
 Ogni tanto ho la sensazione, ma forse mi sbaglio, di essere un sopravvissuto per caso a un diluvio e, ovunque io sia, di essere costretto, come Sisifo di Albert Camus, a spingere il macigno della memoria e della comprensione su per l’ingrata montagna dell’oblio pubblico senza che ci sia una fine. O forse, più semplicemente, questo è il compito dello storico, nel tempo della presunta conservazione di tutto il passato in un cloud.
David Bidussa, storico delle idee
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Gli indignati a tempo indeterminato

Pregiudizi e banalizzazione si tengono per mano, formando una catena inossidabile. Il più delle volte sotto la cornice del populismo culturale, quello per cui tutti saremmo in grado di capire qualsiasi cosa. Soprattutto, di giudicarla. Che è l'esercizio quotidiano del falso democratico. «Analfabetismo funzionale» è un termine che definisce l’incapacità di comprendere pienamente il senso di quel che si sta leggendo. Ovvero, si riescono a capire le singole parole, ma non il corretto senso del testo nel suo insieme. Anche quand'esso dovrebbe essere sufficientemente cristallino, L'analfabetismo di oggi, infatti, non rimanda al singolo significato di una parola ma alla strutturale incapacità di stabilire delle correlazioni di senso che non rispondano solo a degli stimoli precostituiti (in sostanza, pregiudizi, nel senso letterale del termine).
Claudio Vercelli, storico
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