LA VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MATTARELLA A LIVORNO
Il Capo dello Stato e il ricordo delle Livornine
“Leggi simbolo di tolleranza religiosa”
In visita per rendere omaggio a due grandi livornesi, nel centenario della nascita dell’uno (Carlo Azeglio Ciampi) e nel centenario della morte dell’altro (Amedeo Modigliani), il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concluso la sua giornata con un momento di particolare significato che ha celebrato la storia e l’identità tutta speciale della città senza ghetto, patria tra le altre di quella “Nazione” ebraica che ebbe proprio in Modigliani uno dei suoi figli più celebri.
Al presidente della Comunità ebraica livornese Vittorio Mosseri il compito di donare al Capo dello Stato una copia delle Leggi Livornine, i provvedimenti promulgati a fine Cinquecento dal granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici che fecero di Livorno un luogo unico per il rispetto dei diritti civili e religiosi in quell’Europa dei molti divieti e dei cancelli chiusi per separare gli ebrei dal resto della popolazione.
“Un momento emozionante, per me personalmente e per tutta la Comunità ebraica livornese. Il riconoscimento di un tratto distintivo della nostra storia da parte di un presidente che, dal giorno del suo insediamento, ci ha abituato a iniziative di estremo valore anche sul piano simbolico. L’iniziativa odierna va in questa direzione” sottolinea Mosseri, che aveva al fianco il sindaco Luca Salvetti e la professoressa Lucia Frattarelli Fischer.
“I 44 articoli che seguono al preambolo – ha spiegato quest’ultima – riguardano l’insediamento degli ebrei; ed è significativo che, nell’età dei ghetti, agli ebrei che si insediassero nelle città di Pisa e di Livorno si davano garanzie di notevole rilievo: non portare il segno distintivo e discriminatorio, non essere chiusi in un ghetto, avere un cimitero proprio e una sinagoga per professare la propria religione, insieme con la possibilità di acquistare proprietà privata, di aprire manifatture, di commerciare liberamente”. Di grandissimo valore, tra queste garanzie, “la protezione dall’Inquisizione per gli ebrei sefarditi che, battezzati forzatamente nei regni di Spagna e Portogallo, ritornavano alla religione dei padri”. Ebbe così origine una comunità governata da “massari”, eletti dagli stessi ebrei e approvati dal granduca, “che ebbe il nome di Nazione e divenne il modello per altre comunità straniere che via via si formarono”.
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IL CORDOGLIO DELL'ITALIA EBRAICA
Franco Schoenheit (1927-2020)
“Siamo stati deportati nei campi in tre, mio padre, mia madre e io, e in tre siamo tornati: forse l’unica famiglia al mondo ad avere avuto questa fortuna”. Il racconto è quello di Franco Schoenheit, sopravvissuto alla Shoah e infaticabile voce della Memoria, scomparso nelle scorse ore all'età di 92 anni. Matricola 44862 del lager di Buchenwald, classe 1927, Schoenheit ha raccontato a centinaia di giovani la sua drammatica esperienza. “Oggi pomeriggio, il mio papà, il ragazzo di Buchenwald, ci ha lasciato. Lo immaginiamo camminare sereno con Alisa e Wolfgang Amadeus. A noi resta la sua intelligenza, la sua grande ironia, il suo cuore immenso. Buon viaggio papà. Baruch Dayan Emeth. Che il tuo ricordo sia di benedizione”, il messaggio con cui il figlio Gadi Schoenheit, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano, ha comunicato ieri la morte del padre. Con la scomparsa di Schoenheit, “l’Italia tutta perde un’altra instancabile voce di Memoria. - il messaggio di cordoglio della presidente UCEI Noemi Di Segni - Un uomo coraggioso, affettuoso e appassionato, che ha messo la sua coraggiosa testimonianza, maturata dopo anni e anni di silenzio, al servizio dei giovani e dell’intera collettività. Siamo cresciuti e maturati con il suo dono di testimonianza che ci ha resi più consapevoli e responsabili, verso la verità e la storia da tramandare, sua, della sua Ferrara, della sua generazione”.
“Cosa potete fare per portare avanti il ricordo e per comprendere il passato? Leggere, leggere, leggere”, l'invito di Schoenheit alle nuove generazioni, a cui ricordava la fatica di mettere in fila i ricordi e rievocare costantemente le sofferenze patite: “a me non fa piacere, non lo cerco. Sto male giorni prima e giorni dopo questi incontri”.
"Franco vivrà per sempre nei nostri ricordi e nelle coscienze dei giovani italiani che sono cresciuti ascoltando le sue parole", la nota della Comunità ebraica di Milano. "Con le sue parole, lontanissime dalla retorica della Memoria, sempre schiette e a volte dure, ci ha mostrato cosa fu quella lacerazione della Storia che chiamiamo Shoah”, la testimonianza della direzione del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. “Nato da una famiglia di antica tradizione ferrarese, - ricorda invece il presidente della Comunità ebraica di Ferrara Fortunato Arbib - Franco Schoenheit visse in prima persona e direttamente la più crudele prova riservata dalla storia umana al nostro popolo. Deportato nei campi di sterminio con la sua famiglia, sopravvisse all'orrore e volle testimoniarlo con la sua lucidità, intelligenza, cultura, passione. Per la nostra Comunità, una perdita immensa. Per l'Italia, la dipartita di uno dei testimoni più lucidi e consapevoli” . “Con Schoenheit se ne è andato un uomo ricco di spirito che ha attraversato con lucidità la più tragica esperienza destinata a un ebreo, la Shoah, diventando poi un prezioso testimone di quella vicenda per le nuove generazioni”, il ricordo del direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah Simonetta Della Seta.
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PAGINE EBRAICHE - IL DOSSIER DI GENNAIO
Ridere di chi nega, argine alle fake news
“Nato a Roma nel 1984, esordisce alla regia nel 2015 con il provocatorio Pecore in erba, presentato al Festival di Venezia e con il quale, sorprendentemente, non riesce a farsi espellere dalla Comunità ebraica di Roma. Ci riprova con Olocaustico, il suo primo romanzo”.
Usa l’arma dell’ironia, Alberto Caviglia. E con il suo romanzo d’esordio va a toccare un tema drammaticamente complesso come la Memoria della Shoah. Lo fa con una trama originale, ricca di colpi di scena, trovate ad effetto che sono comunque tutt’altro che inverosimili nella società delle fake news e della perdita di senso ormai imperanti ad ogni livello, dalle più alte istituzioni al dibattito pubblico.
Olocaustico, che mette al centro la vicenda di un giovane ebreo romano emigrato in Israele, David Piperno, alla prese con grandi ambizioni cinematografiche ma con un presente assai meno gratificante, fatto di interviste agli ultimi sopravvissuti che vede come figure da lui distanti anni luce, è in questo senso una boccata d’aria fresca.
Un libro antiretorico, che irride i negatori della Shoah ma anche tutto quel mondo che della Shoah si serve per ambizioni personali imponendo retorica e autocelebrazione. Si ride, ma spesso la risata è amara, in questo libro che ha tra i suoi protagonisti un falso Testimone, lo Yad Vashem, una mitica lucertola mutante..
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LA GIORNATA DEL DIALOGO TRA EBREI E CATTOLICI
“Incontrarci in amicizia è essenziale”
Applicando i principi che hanno caratterizzato il Concilio Vaticano II, la Conferenza Episcopale Italiana, nel settembre 1989, ha stabilito che il 17 gennaio di ogni anno (quest’anno gli eventi sono stati anticipati al 16) si celebri la Giornata di approfondimento del dialogo tra ebrei e cristiani cattolici. Un’occasione di incontro che in questo significativo arco temporale ha messo al centro diverse tematiche, favorendo conoscenza e reciproca comprensione. Dal 2017 in particolare sono stati aperti alcuni rotoli delle Meghillot: nel 2017 è stata la volta del rotolo di Rut, nel 2018 quello delle Lamentazioni, nel 2019 il rotolo di Ester. Domani, nella 31esima edizione della Giornata, si parlerà invece di Cantico dei Cantici.
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LA MOSTRA AL MEIS DI FERRARA CON IL PATROCINIO DEL QUIRINALE
Le Leggi razziste e l’umanità negata
Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara accoglie in queste ore la mostra che costituirà la prima parte dell’allestimento specificamente dedicato alla persecuzione e allo sterminio nazifascista. A trovare casa permanente al Meis (inaugurazione domani pomeriggio, apertura al pubblico da venerdì mattina) è il percorso multimediale “1938: l’umanità negata”, curato da Paco Lanciano e Giovanni Grasso sotto gli auspici del Capo dello Stato Sergio Mattarella che fortemente l’ha voluta. La mostra è stata infatti allestita nel 2018, al Quirinale, in occasione degli ottanta anni dalla promulgazione delle leggi razziste.
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L'APPRODO IN FORMULA UNO DEL PILOTA ISRAELIANO
Israele protagonista anche nei motori
Nissany al volante della Williams
In questi anni lo sport israeliano ci ha abituato a grandi imprese. Risultati agonistici in diverse discipline, ma anche e soprattutto la capacità di alimentare suggestioni di un certo tipo. Spicca su tutte l’immagine del Giro d’Italia partito nel 2018 da Gerusalemme, con la carovana rosa che per tre giorni è sfilata per le strade del Paese.
In queste ore si annuncia una nuova sfida ad alto contenuto spettacolare. Non bici, ma bolidi. Quelli della Formula Uno. Roy Nissany, 25 anni, sarà infatti il pilota collaudatore della Williams per il 2020. È il primo israeliano a ottenere questo incarico. L’annuncio è stato dato quest’oggi a Tel Aviv, nella sede del Centro Peres per la Pace. Nissany, che è nel mondo dei motori da quando è adolescente, guiderà la Williams nelle prove libere di alcuni gran premi.
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ISRAELE
Un gesto di amicizia, ricordando Gilad
Un gesto di amicizia ai propri vicini come atto per onorare la memoria di Gilad Michael Shaer, uno dei tre giovani rapiti e uccisi da terroristi palestinesi nel 2014. A promuoverlo l'associazione Sonshine, fondata dai genitori di Gilad, Bat-Galim e Ofir, che promuove diverse attività dirette alla società israeliana. “Durante i diciotto giorni di ricerche, di preoccupazione, in cui non sapevamo cosa fosse successo ai ragazzi rapiti, abbiamo sperimentato un sostegno senza precedenti da parte degli ebrei di tutto il mondo. Questa è stata la prova assoluta del forte sentimento di responsabilità reciproca e della connessione globale sentita dagli ebrei di tutto il mondo. Il nostro obiettivo è quello di incoraggiare e far leva su questo legame e su questa forza”, afferma Bat-Galim. Diverse le iniziative portate avanti, alcune più strutturate altre fatte di gesti semplici come quella promossa questo mese: in occasione della data ebraica del compleanno di Gilad, il 19 di Tevet 5758, l'organizzazione ha invitato il pubblico a cucinare qualcosa - anche un biscotto - e offrirlo ad amici, vicini o anche persone sconosciute come segno di amicizia.
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Rassegna stampa
“Iran viola accordo sul nucleare”
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Ticketless - L’elefante di Carlo Magno
I bambini piccoli, si sa, amano le storie degli animali. Gli adulti consapevoli, si sa, vivono con disagio l’approssimarsi del Giorno della Memoria. Le perplessità crescono misurando, lo notava qui Bidussa, la scarsa incidenza che i nostri discorsi sul dovere di ricordare esercitano nella lotta contro il razzismo (che non è solo antisemitismo, come ha fatto bene a ricordarci Liliana Segre). Da quando ho saputo che sarei diventato nonno, ogni gennaio faccio sogni ad occhi aperti, che fatico a collegare fra loro.
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Un marchio infamante
Fra le tante notizie della settimana, anche di grosso rilievo geopolitico, ha attratto la mia attenzione l’invito di Matteo Salvini a Liliana Segre per il convegno sulle nuove forme di antisemitismo che sta organizzando la Lega.
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Periscopio - Il tempo di morire
Avrò il piacere, domani, giovedì 16 gennaio, di presentare, presso l'Associazione "il Clubino" di Napoli, un libro davvero pregevole: "Il tempo di morire. Breve esortazione per una cultura della morte" (Ed. Wojtek). L'autore è un giovane magistrato, Eduardo Savarese, esperto, tra l'altro, di diritto internazionale, che ha già pubblicato pagine - tanto di narrativa quanto di saggistica - di grande impatto su argomenti delicati e importanti, quali la fede, le tendenze di genere, le libertà individuali e altri.
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Fratelli
Tempo fa un giornale polacco sollevò una controversa questione circa una scuola elementare di Oświęcim (la Auschwitz austro–ungarica e tedesca) che ha adottato come inno scolastico il canto Przeklęte Birkenau [Maledetto Birkenau], inno eseguito durante festività ed eventi ufficiali.
L’inno fu scritto da un musicista polacco anonimo su testo del poeta, scrittore e giornalista polacco Tadeusz Borowski, sopravvissuto ad Auschwitz e Dachau.
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