Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        11 Febbraio 2020 - 16 Shevat 5780
IL DOSSIER DI PAGINE EBRAICHE DI FEBBRAIO 

Spazi pubblici e privati, quali confini

Un filo da pesca sottile e trasparente percorre l’isola di Manhattan, a New York. In tutto, corre per circa 28 chilometri, delimitando un confine virtuale. Si tratta di un eruv, ovvero la recinzione (reale o simbolica) che serve nell’ebraismo a estendere il proprio domicilio privato anche agli spazi pubblici, permettendo di eludere il divieto di non trasportare di Shabbat. Il divieto infatti vale per gli spazi pubblici, non per quelli privati. E la parola eruv significa appunto “mescolanza” ed è un’abbreviazione di eruv chatzerot, cioè “mescolanza di domini”: l’unione di più domicili privati in un unico domicilio comune. I confini si mescolano anziché delimitare e basta. E su questa idea di confini che si muovono, che cambiano a seconda di chi li traccia, è incentrato il dossier "Confini" di Pagine Ebraiche di febbraio, attualmente in distribuzione.
Di confini infatti parla la mostra Sag Schibbolet! esposta allo Juedische Museum di Monaco e presentata nelle sue varie opere nel dossier. A partire dalla pronuncia di una parola, racconta un episodio biblico, l’esposizione riflette come sia facile costruire muri e confini. Ma altrettanto farli cadere o renderli permeabili. Tra le opere della mostra di Monaco c’è ad esempio L’Erouv de Jérusalem (1996) dell’artista Sophie Calle in cui sono raccolte – attraverso delle fotografie – le storie dei residenti ebrei e arabi di Gerusalemme. A loro Calle ha chiesto di descrivere quali spazi pubblici della città percepissero come privati o personali. Nell’installazione originale, venti fotografie di pali di Eruv circondavano una mappa di Gerusalemme contrassegnata con le storie raccontate a Calle, accanto alle fotografie dei luoghi che le descrivevano. Le storie raccontano di confini territoriali e personali invisibili, di luoghi pubblici e comuni segnati dai ricordi privati: un albergo della città vecchia di nome Casanova dove si sono incontrati due amanti; una roccia dove un bambino giocava in un campo che poi è diventato il terreno della Residenza del Presidente. I luoghi messi sotto la lente da Calle non hanno un particolare significato oggettivo - una strada, una panchina - ma acquistano significato grazie all’esperienza personale. È un’opera che ci ricorda quanto siano porosi i confini e come i luoghi acquistino significato solo se gli uomini e le donne ve ne attribuiscono uno.

Chi sul significato dei confini, dei luoghi, delle strutture ha costruito la propria carriera è l’altro protagonista del dossier: Arieh Sharon, l’architetto che ha pianificato Israele. A lui - figlio della scuola del Bauhaus di Dessau - il primo governo guidato da David Ben Gurion affidò il compito di progettare il Piano nazionale d’Israele. E Sharon, con i suoi colleghi, su di un tavolo da lavoro tracciò i confini interni dello Stato appena nato: centinaia di progetti che andavano dalla costruzione di unità abitative alla realizzazione di poli industriali. Si trattava in questo caso di giocare con i confini, con lo spazio a disposizione, per dare una fisionomia a un paese fino ad allora concentrato in tre città: Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa. Lavorando su pubblico e privato, Sharon – non senza contraddizioni e problemi – riuscì a trovare il giusto equilibrio. 

(Foto in alto, Billie Grace Ward)

LE REAZIONI ALLE CONDANNE DISPOSTE IERI DAL TRIBUNALE DI ROMA 

"Stormfront, sentenza un segnale importante"

Sono 24 Ie condanne effettuate dal tribunale di Roma, con pene fino a 3 anni e 10 mesi, per gli iscritti alla sezione italiana del sito neonazista Stormfront. La sentenza, con l’incriminazione per incitamento all’odio razziale, minacce e violazione della legge Mancino, è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio.
Una sentenza importante, perché “è la prima vera pronuncia che condanna la diffusione dell’odio razziale attraverso la rete”. Così la Polizia Postale, che ha condotto una lunga e complessa indagine affidatagli dal pubblico ministero Luca Tescaroli.
“Il valore aggiunto di tutta l’attività investigativa – viene sottolineato – è stato quello di aver operato sotto copertura. Così facendo siamo riusciti ad infiltrare degli operatori in una comunità molto chiusa e siamo riusciti a tirare fuori dall’anonimato i soggetti che sono stati poi condannati”. Il via alle indagini con la pubblicazione di una lista nera che metteva al bando alcune figure. “Da quella lista – viene spiegato – siamo arrivati ad un blog, che è stato infiltrato. Ma la difficoltà più grande è stata quella di riuscire ad attribuire ad ogni anonimo un’identità reale”.
Soddisfazione anche nel mondo ebraico. “In un momento in cui razzismo e antisemitismo tornano a mostrare un volto particolarmente inquietante – commenta la presidente UCEI Noemi Di Segni – le condanne esemplari inflitte ad alcuni aderenti al gruppo neonazista Stormfront costituiscono un chiaro messaggio all’insieme della società: non c’è né potrà mai esserci spazio per questo tipo di istanze distruttive e destabilizzanti. Un segnale importante da raccogliere". 

ACCORDO TRA LA LISTA DI MAGGIORANZA E QUELLA DI MINORANZA

Milano ebraica, rientra la crisi 

Dopo mesi di trattative, rientra la crisi interna al Consiglio della Comunità ebraica di Milano grazie a un accordo tra la lista di maggioranza, Milano Ebraica, e quella di minoranza, WellCommunity. L’accordo è stato formalizzato all’unanimità durante l’ultima riunione di Consiglio, prevede un rimpasto degli incarichi e ha portato al ritiro delle dimissioni – genesi della crisi iniziata a novembre che rischiava di portare a elezioni anticipate – di sei dei sette consiglieri di WellCommunity: Dalia Gubbay, Raffaele Besso, Davide Levi, Sara Modena, Luciano Bassani e Daniele Schwarz. Ha confermato invece le sue dimissioni il consigliere Guido Osimo.
“Sono molto contento che abbiano vinto il buon senso e la responsabilità di andare avanti – ha sottolineato il presidente della Comunità ebraica Milo Hasbani – L’obiettivo del Consiglio è di lavorare per il bene della comunità, collaborare e condividere. Questo è l’impegno che ci siamo presi”. Nel suo discorso il presidente Hasbani, capolista di Milano Ebraica, ha voluto ringraziare il rabbino capo, rav Alfonso Arbib, per il suo ruolo di mediatore, così come il segretario Alfonso Sassun, e tutti coloro che hanno permesso l’accordo e la ricomposizione della frattura fra le due liste.

L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO 

Diploma universitario in Studi Ebraici, al via
 nel segno di Roma e Gerusalemme

Si apre all’insegna dell’antico legame tra Gerusalemme e Roma il nuovo anno accademico del Diploma universitario triennale in Studi Ebraici, riconosciuto dal Miur e parte dell’offerta che da quasi vent’anni Unione delle Comunità Ebraiche italiane e Collegio Rabbinico impartiscono per una formazione accademica di spessore nell’ambito della cultura e della tradizione ebraica. Relatori della serata inaugurale sono stati Luciano Canfora, affermato studioso di antichità classiche, e il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e direttore del Diploma universitario.
La prospettiva di uno storico, che ha inquadrato il contesto da cui prese avvio la campagna che, sotto Pompeo, portò alla conquista romana di Gerusalemme. E lo sguardo di un rabbino, a confronto con due brani del Talmud dal trattato di Avodah Zarah dedicato ai riti pagani. 
Ad introdurre i relatori Myriam Silvera, coordinatrice didattica del Diploma. Prima ancora erano intervenute la presidente UCEI Noemi Di Segni e l’assessore dell’Unione a Scuola, Formazione e Giovani Livia Ottolenghi. “Questo Diploma – ha ricordato Di Segni – esiste da 17 anni. Un numero simbolico, perché nell’ebraismo richiama il concetto di bene. E tanto di buono in effetti è stato fatto. Ma forse possiamo fare ancora di più, anche tenendo conto del crescente interesse verso gli studi ebraici presente nella società italiana”.

L'INTERVENTO DI LILIANA SEGRE IN CONSIGLIO REGIONALE 

"Non smetterò mai di combattere l'odio"

“Non c’è censura nella mozione contro l’hate speech, c’è solo il sentimento di chi l’odio l’ha visto predicare prima con parole e poi con fatti e non posso, anche se sono così vecchia, smettere di combattere contro l’odio. Il mondo va verso una deriva di odio e io invece voglio predicare pace e libertà”. È il messaggio ribadito nelle scorse ore dalla senatrice a vita Liliana Segre in occasione del suo intervento al Consiglio della Regione Lombardia. Invitata dal presidente della Lombardia Attilio Fontana e dal Consiglio, Segre è stata accolta al Pirellone da un lungo applauso e nel suo intervento ha voluto ricordare il nonno Giuseppe, assassinato ad Auschwitz, e la sua milanesità.

IL SIGNIFICATO DELLA RICORRENZA APPENA CELEBRATA

Noi e la terra, cosa ci insegna Tu Bishvat

La ricorrenza di Tu BiShvat nei secoli recenti e ancor più negli ultimi decenni ha avuto un risalto crescente: inizialmente (come dice il suo nome) era soltanto un riferimento sul calendario per ottemperare alle mitzwoth “annuali”. Non si devono mangiare nei primi tre anni i frutti che gli alberi producono; tutti gli anni si deve prelevare la prima decima a favore dei Leviti; sul prodotto che rimaneva dopo il prelievo si applicava una seconda decima; nel primo, secondo, quarto e quinto anno questa decima rimaneva al produttore, ma con l’obbligo di consumarla (direttamente o nel suo equivalente valore economico) a Gerusalemme; nel terzo e sesto anno veniva invece versata ai poveri. Un sistema di tassazione da suscitare l’invidia dell’Agenzia delle Entrate, che in fatto di complessità ha pochi rivali e tuttavia non riesce a raggiungere questi livelli.

Roberto Jona, agronomo


Rassegna stampa

Un segnale importante
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Chi strumentalizza le foibe
Mai ci si sarebbe aspettati di dover assistere a rigurgiti sgradevoli di pensiero e retorica fasciste come quelli di cui siamo testimoni in questi nostri tristi tempi.
Ora le foibe. Una tragedia immane, un crimine indimenticabile, innocenti massacrati crudelmente. E, assieme a loro, fascisti italiani che si erano macchiati di crimini e crudeltà altrettanto odiose. Ora, pura strumentalizzazione ideologica si rifiuta di guardare in faccia la storia, e la distorce per favorire il proprio credo politico e spianare la strada a vecchie e nuove idee fasciste.
Dario Calimani
Due Stati per quattro popoli
Naturalmente, lo si trova (Two states for three peoples: the ‘Palestinian-Israeli’ in the Future Vision Documents of the Palestinians in Israel Ayman K. Agbaria & Muhanad Mustafa) e, aggiungerei, non lo trova chi non o vuol trovare. Perché non scrivere “Due Stati per quattro popoli” visto che vi sono degli ebrei anche nella West Bank?
Disquisire di “Due Stati per due Popoli” vuol dire che si inizia con una menzogna, perché in Israele vi sono quasi due milioni di arabi. 
Emanuele Calò
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Le forme dell'odio
Con decisione e coraggio, dando di nuovo senso a un ruolo istituzionale che il suo predecessore aveva trasformato in personale tribuna di incitamento al rifiuto, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha condannato le manifestazioni verbali di odio che occupano le cronache quotidiane. Accanto all’appoggio di molti, non è mancata la critica di alcuni settori dell’opinione pubblica. 
David Sorani
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