Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        18 Febbraio 2020 - 23 Shevat 5780
LA CERIMONIA DI CONFERIMENTO DEL DOTTORATO HONORIS CAUSA 

La Sapienza in piedi per Liliana Segre
"È la conoscenza a renderci liberi"

“La cultura e la conoscenza rendono liberi, e se si è liberi si è forti, se si è forti non si ha paura dell’altro”. È uno dei presupposti, ha oggi spiegato il rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, che hanno portato al conferimento del dottorato di ricerca honoris causa in Storia dell’Europa alla Testimone della Shoah e senatrice a vita Liliana Segre. Un riconoscimento attribuitole nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico nel 717esimo dalla fondazione dalla più grande università italiana ed europea, svoltasi alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e di molte alte cariche istituzionali.
L’iniziativa ha avuto al centro una chiara visione. “Quando si costruisce il futuro non si può che partire dalla Memoria, dal ricordo della storia, dal passato come insegnamento” ha infatti affermato il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, elogiando questa scelta. “La storia sulla pelle”, il tema trattato dalla senatrice Segre nella sua emozionante lectio magistralis in cui testimonianze dall’orrore si sono intrecciate con riferimenti valoriali e richiami all’impegno. 

 

“Affrontando una giornata come questa, così umanamente e privatamente importante – ha detto Segre – non posso che ricordare, tra tanti professori incontrati nella vita, un povero professore francese prigioniero come me che faceva l’operaio schiavo. Lui vedendomi mi chiese che classi avessi fatto perché lui era un docente di storia. Io facevo la seconda media, gli spiegai. Mi disse: proviamo a essere io e te come eravamo, liberi. Era un momento assoluto di libertà mentre eravamo vestiti a righe, denutriti. Eravamo liberi come si è liberi con la conoscenza”. 

LA REAZIONE DOPO I RECENTI FATTI DI ODIO 

Torino in piazza contro l'antisemitismo

Un presidio contro l’antisemitismo promosso dalla sindaca di Torino, Chiara Appendino, di concerto con il Consiglio comunale a seguito dei recenti ignobili episodi di antisemitismo, di razzismo e di intolleranza, verificatisi nelle ultime settimane a Torino e in altre città del Piemonte. Una piazza affollata e costellata da rappresentanti della più eterogenea società civile, dal mondo della cultura e dell’associazionismo, ad esponenti dell’Ordine degli Avvocati di Torino, nonché i rappresentanti delle diverse comunità religiose, tra cui quella islamica, valdese e cattolica. Tutti uniti per dire no all’antisemitismo.
Ad alternarsi sul palco Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, seguito dai rappresentati di Aned, Susanna Maruffi e dell’Anpi locale, Piergiorgio Betti. “Non è un caso che questa manifestazione non sia stata promossa dalla Comunità ebraica, bensì dall’amministrazione cittadina, perché l’antisemitismo non è un problema degli ebrei, ma della società tutta” afferma a gran voce Disegni. “Sono grato a tutti i cittadini, agli enti, alle associazioni, alle confessioni religiose e al mondo della società civile, che, senza alcun simbolo di appartenenza, affollano questa sera la piazza sulla quale si erge il Palazzo della Città”.

(Nell'immagine l'intervento di Dario Disegni)

Alice Fubini 

LE PAROLE DELLA PRESIDENTE DEL CONCISTORO TORINESE

"Valdesi ed ebrei, una storia comune"

“Siamo profondamente preoccupati per le nuove forme di antisemitismo, radicate in secoli di pregiudizi e intolleranze. L’Italia non ha elaborato a fondo quello che è successo durante il Novecento e serve oggi una riflessione più ampia. Sappiamo bene poi cosa succede in Medio Oriente, dove sentimenti profondamente antisemiti si sono radicati. Questo tipo di pregiudizio è la cartina di tornasole dell’intolleranza presente in ogni società. Per questo come Chiesa valdese, oltre alla storica vicinanza che ci lega alla comunità ebraica, vogliamo che si analizzi e combatta il fenomeno dell’antisemitismo guardando al suo volto contemporaneo”. Lo spiega a Pagine Ebraiche Patrizia Mathieu, presidente del Concistoro della Chiesa valdese di Torino, a margine delle iniziative organizzate da comunità valdese ed ebraica in ricordo dell’Emancipazione conferita dai Savoia alle due minoranze nel 1848. 

CONDIVISE CON IL PADRE IL SALVATAGGIO DI UNA FAMIGLIA EBRAICA ROMANA 

Luciana Tredici Marazzi (1926-2020)

Figlia di Vittorio Tredici, esponente politico sardo che fu sostenitore del fascismo ma che dopo l’occupazione nazista di Roma, a rischio della vita, scelse di nascondere gli ebrei Funaro (e non solo loro) dagli aguzzini, Luciana Tredici in Marazzi ha condiviso con il padre e gli altri familiari stretti quella scelta di coraggio valsa poi al padre il titolo di “Giusto tra le Nazioni” assegnato nel 1997 dallo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme. 

INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION 

Simonino, Trento fa i conti con il proprio passato

La visita della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, accompagnata dall’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Oren David e dalla presidente della Comunità di Merano Elisabetta Rossi Borenstein, alla mostra dedicata al famigerato caso di Simonino ha rappresentato un’occasione per la città e la Chiesa di Trento di confrontarsi con una pagina oscura del proprio passato. Come spiegato nell’ultima uscita di Pagine Ebraiche International Edition, allestita al Museo Diocesano, la mostra racconta la vicenda della morte del bambino e della successiva accusa di omicidio rituale ai danni della piccola comunità ebraica locale alla fine del Quattrocento. Una menzogna che causò allora e nei secoli a venire sofferenza e persecuzioni.


Rassegna stampa

In piazza contro l'antisemitismo
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La malapianta del pregiudizio
Sapere che la parte sana della società è contro ogni forma di discriminazione e di antisemitismo fa bene al cuore. Sentirsi circondati dall’affetto e dalla solidarietà della gente comune, non dagli spot pubblicitari degli uomini di partito, ti dà un po’ di fiducia nel presente. Non sufficiente, tuttavia, ad affrontare il futuro, che continua ad apparirti enigmatico e preoccupante.
Le manifestazioni di piazza non sono sufficienti a darti tranquillità, perché ciò che non cambia è il brodo di coltura di cui si nutre l’antisemitismo.
Dario Calimani
La definizione dell'Ihra
Dopo il voto favorevole del Parlamento europeo e quello della Camera dei Deputati, la “palla” virtuale è passata al Governo, attraverso due comunicati stampa del Consiglio dei Ministri.
Emanuele Calò
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Antisemitismo, un piccolo decalogo
Chiarisco subito: non voglio rivisitare Černiševskij o Lenin, ma solo indicare in dieci punti una serie di risposte sensate che nel nostro piccolo possiamo tentare di dare alla sfida del nuovo antisemitismo, per andare oltre il senso di impotenza e di sprofondamento progressivo dal quale in quanto ebrei, in quanto cittadini, siamo inevitabilmente investiti durante questi giorni amari.
David Sorani
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