LE NUOVE DISPOSIZIONI DELLE AUTORITÀ ISRAELIANE E IL CASO DI CONTAGIO
Coronavirus, Israele ferma tutti gli ingressi dall'Italia
Il ministro dell'Interno israeliano Aryeh Deri ha annunciato in queste ore di aver deciso di impedire l'ingresso in Israele a chiunque sia stato in Italia nelle ultime due settimane e non sia cittadino israeliano. "Il divieto entrerà in vigore immediatamente fino a nuovo annuncio", si legge nel comunicato del Governo di Gerusalemme. L'Italia si unisce così ad altri paesi - Cina, Hong Kong, Thailandia, Macao, Singapore, Corea del Sud e Giappone - per cui era già in vigore il divieto di ingresso. Un divieto che segue la decisione precedente del ministero della Sanità di imporre la quarantena obbligatoria - quattordici giorni - a chiunque arrivi dall'Italia dal 27 febbraio in avanti. “Vorremmo riaffermare la nostra forte fiducia nelle autorità italiane e la nostra ammirazione per la gestione di questa crisi. Siamo vicini al popolo italiano e preghiamo per la pronta guarigione di tutti i pazienti. Siamo certi che, unendo le forze, il Virus Corona sarà superato”, il messaggio diffuso dall'ambasciata d'Israele in Italia dopo l'annuncio delle direttive di Gerusalemme. Direttive arrivate in concomitanza con un'altra notizia che tocca l'Italia: un cittadino israeliano, rientrato dal paese, è risultato positivo al test del coronavirus. Si tratta del primo caso accertato in Israele. L'uomo è stato messo in quarantena presso il Centro medico di Sheba. Il ministero della Sanità ha fatto sapere che sono in totale 1533 gli israeliani attualmente in quarantena nelle proprie case e fino ad oggi sono circa mille le persone sottoposte al test per il COVID-19.
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L'INIZIATIVA IN COLLABORAZIONE CON L'ARCHIVIO DI STATO
Siena e le Ketubbot, storie di vita ebraica
È in svolgimento a Siena la giornata di studi internazionale “Dentro e fuori ghetto”, promossa dalla Comunità ebraica di Firenze e in particolare dalla sezione locale senese in collaborazione con l’Archivio di Stato e l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Un’occasione per approfondire la vita e la cultura ebraiche a Siena nel corso dell’età moderna e presentare al pubblico un fondo costituito da antichi contratti matrimoniali ebraici miniati, sonetti nuziali e componimenti poetici manoscritti dedicati a momenti di festa e ad importanti celebrazioni rituali della comunità locale nel ‘700.
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QUI ROMA - LA NUOVA ASSOCIAZIONE
Federazione Sefardita Italiana,
il Consiglio al lavoro su più fronti
“Promuovere e diffondere una cultura di pace e accoglienza reciproca tra individui di qualsiasi provenienza, fede religiosa e cultura anche al fine di stabilire, mantenere e incrementare le relazioni culturali e spirituali tra le comunità ebraiche sefardite di tutto il mondo”.
Questo uno dei principali propositi della Federazione Sefardita Italiana (Fesei) appena costituita a Roma su iniziativa di David Gerbi che ne è il presidente. Dopo una prima serata di presentazione a inizio mese si è svolta nelle scorse ore la riunione di insediamento del Consiglio che la guiderà e che resterà in carica per i prossimi tre anni.
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LE INIZIATIVE DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA
Dalle Leggi razziste al 16 ottobre 1943,
i giornalisti e le ferite della Roma ebraica
“Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi. Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato. Diamo voce ai più deboli. Impariamo il bene di dare i numeri giusti. Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti. Diventiamo scorta mediatica della verità. Non pensiamo di essere il centro del mondo. Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune. Connettiamo le persone. Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali”.
Sono i dieci punti del patto “Parole non pietre” che sarà siglato domani nella sede de La Civiltà Cattolica a Roma. L’avvio di una tre giorni di riflessione sulle parole dell’odio, promossa dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che si concluderà, domenica mattina, dopo vari eventi legati al tema del razzismo e dell’emarginazione, con il ricordo dei giornalisti e tipografi ebrei romani vittime della deportazione attraverso l’inaugurazione di una “Panchina della Memoria” loro dedicata al Portico d’Ottavia.
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QUI TORINO
"Minacce e complottismi, condanna forte"
Un volantino minaccioso, a firma di un gruppo che si è dato il nome di “Potere ebraico”, è apparso a Torino sulla serranda della sede di Aliud, associazione giovanile vicina a Fratelli d’Italia. L’iniziativa ha suscitato la reazione del presidente della Comunità ebraica torinese, Dario Disegni, che commenta: “Un fantomatico gruppo autonominatosi ‘Potere ebraico’, che già a partire dal nome veicola il concetto che vi sia una oscura regia ebraica del mondo al centro di tutti i principali veleni e complottismi antisemiti, si è reso protagonista nelle scorse di una nuova intimidazione contro un’organizzazione giovanile di destra a Torino. Un fatto da condannare con la massima forza, così come l’utilizzo a sproposito di un simbolo come la Stella di Davide”.
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Setirot - La cura della salute
Confesso di avere letto con grande soddisfazione il comunicato dell’ Assemblea rabbinica d’Italia (ARI) in merito alla questione Coronavirus, e in particolare il passo dove è scritto che si invita a seguire scrupolosamente le indicazioni di cautela e prevenzione trasmesse dalle autorità competenti per non divenire responsabili di eventuali contagi e di ulteriore diffusione. Poi i nostri rabbanim ricordano che la Torah e la normativa ebraica contemplano precise prescrizioni riguardanti il dovere di avere cura della propria salute e della salute altrui. Uno può sempre dire: e allora?, considerazioni banali di buon senso. Non proprio, non esattamente.
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Renzo e i monatti
Capitolo 34 dei “Promessi sposi”. Renzo entra in una Milano devastata dalla peste, nel panico generale viene additato come uno dei presunti untori, di coloro cioè che secondo il popolo terrorizzato dal contagio ungerebbero gli usci delle case e sarebbero quindi responsabili dell’immensa moria. Renzo, che è immune alla peste perché già l’ha contratta ed è guarito, riesce a sfuggire alla folla saltando su uno dei carri dei monatti, gli odiati becchini che si occupano del trasporto degli ammalati al lazzaretto e dello sgombero dei cadaveri, spesso dopo averli spogliati dei beni.
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Machshevet Israel - Pompeo nel Tempio
Alla recente inaugurazione dell’anno accademico del Diploma in Studi ebraici dell’UCEI (evento formale ma che può occasionare stimoli extra, come è stato per me), lo storico dell’antichità Luciano Canfora ha parlato dell’aggressione del generale romano Pompeo a Gerusalemme, collocata dalle cronache nell’anno 63 a.e.v. Molte e di diverse epoche le fonti che ne parlano dividendosi sul dettaglio – che poi è il cuore della narrazione, almeno dal punto di vista ebraico – se Pompeo abbia o meno depredato i beni del Tempio oppure se si sia ‘limitato’ a constatare che il qadosh qedoshim, il Sancta sanctorum, era vuoto cioè privo di oggetti religiosi.
Massimo Giuliani, Università di Trento
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Una resistenza senza armi
C’è da chiedersi perché la vicenda degli internati militari italiani – cioè dei soldati che furono catturati dai tedeschi in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 e rinchiusi in campi di concentramento in Germania e nell’Est europeo – sia stata fino a tempi recenti sostanzialmente trascurata dalla storiografia. Tanto maggiore è quindi il merito di Mario Avagliano e Marco Palmieri che hanno colmato questa lacuna con un lavoro approfondito ed esauriente: I militari italiani nei lager nazisti. Una resistenza senz’armi 1943-1945. Il Mulino, Bologna, 2020.
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