OGGI LE CONSULTAZIONI CON RIVLIN - LA LISTA ARABA COMPATTA CON GANTZ
Israele, la scelta di un governo si avvicina
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Fino alla notte scorsa un governo di unità nazionale formato da Likud e Kachol Lavan sembrava l’opzione più probabile per uscire dallo stallo politico, dare finalmente un esecutivo a Israele e rispondere all’emergenza sanitaria in corso. La scelta di tutti e 15 i parlamentari della Lista Unita – l’unione di tre partiti a maggioranza araba – di raccomandare il leader di Kachol Lavan Benny Gantz come prossimo Primo ministro potrebbe però cambiare gli equilibri. Nel corso delle consultazioni organizzate dal Presidente Reuven Rivlin con tutti i partiti (eletti alla Knesset lo scorso 2 marzo), la Lista Unita ha dato il suo verdetto non scontato: “Se Gantz vuole istituire un governo di centro-sinistra, allora noi lo raccomandiamo. Vogliamo un governo di centro-sinistra, e tutti i 15 membri della Lista Unita lo indicano come Premier”, ha dichiarato il leader della compagine araba Ayman Odeh a Rivlin. Se Avigdor Lieberman dovesse dare il suo sostegno a Gantz, allora l’ex capo di Stato maggiore potrebbe contare su 62 seggi, ovvero la maggioranza alla Knesset e sarebbe dunque in grado di formare un governo. Da Kachol Lavan però non viene del tutto eliminata l’altra opzione, quella che sembrava più probabile: il governo di unità nazionale provvisorio con il Likud. In una conferenza stampa pubblica, Netanyahu ha fatto nuovamente appello ai suoi avversari per “unire le forze e stabilire un governo forte e stabile che possa approvare un bilancio e prendere decisioni difficili” in particolare di fronte al crescere della crisi sanitaria legata al coronavirus.
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LIVELLI DI GUARDIA
Festina lente
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Nel momento più buio del Novecento, l’esito della Seconda guerra mondiale è stato determinato dall’attimo di una svolta e dal capovolgimento delle sorti.
Certo, i combattimenti si sarebbero ancora protratti a lungo. Certo, a milioni di europei sarebbero ancora toccate sofferenze indicibili. Ma il destino delle dittature fasciste che infestavano l’Europa da quel giorno, da quel momento, era ormai segnato. La speranza era tornata in marcia.
Erano le prime ore del martedì 6 giugno 1944.
Le truppe alleate si erano avvicinate in silenzio nella notte alle coste della Normandia.
Qualcuno, il primo eroe di quel giorno, mise un piede nell’acqua e scatenò lo sbarco, capovolse i destini, diede avvio alla valanga inarrestabile della riscossa e della liberazione.
Nel quadro di un’operazione militare di una straordinaria complessità, la decisione più difficile fu forse questa. A chi attribuire l’onore di calpestare per primo il suolo della Francia liberata?
Che uniforme doveva vestire? Che nazionalità doveva rappresentare?
La storia dell’uomo che segnò le sorti della guerra è appassionante e ancora poco conosciuta. Non è questa l’occasione giusta per raccontarla, ma per lasciarvi qualche curiosità che potremo forse soddisfare in un’altra occasione vi dirò solo che quell’uomo non era un inglese, non era un canadese, non era un americano.
Non era neppure precisamente un militare.
Affrontò i cannoneggiamenti con un solo revolver in pugno e una Bibbia stretta nella cintura perché non si bagnasse fra le onde.
E il suo passo, nel momento più drammatico e solenne del Novecento, era un passo di consapevolezza che non tradiva la precipitazione.
Oggi il mio pensiero non va tanto a quell’eroe, ma, fatte ovviamente le debite proporzioni, ai dilemmi di quel comandante che volle sceglierlo e gli attribuì l’onore di essere il primo.
Dare vita a un nuovo servizio per la redazione giornalistica non è solo un impegno organizzativo, ma significa anche compiere una scelta.
A chi spetta l’onere, il rischio e l’onore della prima volta?
Chi deve essere chiamato ad aprire la turnazione?
Per la prima volta del BokerTov in diretta video alla nostra rassegna stampa che è stato trasmesso questa mattina ho chiamato il collega Daniel Reichel.
Ho pensato a lui perché nelle scorse ore ho continuato a ripetermi quel motto di un’antica saggezza che oggi mi pare più necessaria che mai:
Festina lente – Affrettati Lentamente
Parole in apparenza misteriose e contradditorie.
Come è possibile affrettarsi e contemporaneamente non avere fretta? Eppure questo è proprio quello che ci serve in queste giornate difficili.
È necessario procedere evitando ogni spreco di energie. Ma è altrettanto importante evitare di perdere la calma, mantenere i nervi saldi, procedere con sicurezza e determinazione.
Festina lente
Quando mi ripeto queste parole penso al motto che Cosimo De Medici fece proprio per segnare la gloria di Firenze.
La tartaruga che avanza lenta, ma sicura, spinta dalla vela dei Medici torna continuamente sui battenti di Palazzo Vecchio e nei suoi affreschi.
Una tartaruga che procede senza fretta, ma solida e sicura. È assicurata al terreno dalla sua stabilità, ma è trainata dalla vela delle idee e delle speranze.
Festina lente
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Quando penso a queste parole penso queste stesse parole si vedono marcate sui convogli della compagnia ferroviaria più lenta del mondo, le ferrovie alpine del Gottardo.
Sui loro binari a scartamento ridotto che scavalcano le Alpi sembra talvolta di volare, e si lanciano locomotori di una lentezza esasperante capaci di procedere inesorabilmente nell’arrampicarsi su dislivelli vertiginosi.
Auguro a tutti di vedere presto in azione in un giorno di sole le loro turbine mentre sbancano le masse di neve che spesso sbarrano sulle vette alpine la strada ferrata. Il loro incedere fa capire che ogni metro è una conquista, che aprire una strada è difficile, ma possibile.
Festina lente
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Quando penso a queste parole penso proprio alla forza tranquilla del collega Daniel Reichel.
Uno che tira dritto in silenzio verso la meta da raggiungere. Che procede deciso e in silenzio nella direzione dovuta.
Per questo oggi ho pensato che l’onore della prima volta dovesse toccare proprio a lui.
Altri colleghi, ognuno con la sua straordinaria miscela di qualità umane e professionali, seguiranno nella turnazione per dare al servizio regolarità e affidabilità.
A lui il mio grazie per aver aperto la strada.
Oggi era per noi una data importante. Grazie a tutti i colleghi che hanno contribuito a questa prima volta.
Ma domani sarà un giorno ancora più importante: il quindicesimo compleanno di Haim.
A lui, e a tutti i suoi coetanei che devono sopportare la costrizione di queste giornate difficili, va il mio pensiero e l’invito a cercare bene, in ogni buio, dove si trova la prima scintilla che annuncia l’inesorabile ritorno della libertà.
La sua festa si farà forse attendere ancora qualche giorno, ma dopo l’attesa sarà anche più grande e più viva, perché sarà la festa di una riconquista.
gv
(Ascolta l'intervento)
Sul canale Facebook UCEI la programmazione costantemente aggiornata di nuovi interventi. Oggi pomeriggio alle 18:00 “Canti Haggadah” con rav Elia Richetti.
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EMERGENZA SANITARIA - I CONSIGLI DELLO EUROPEAN JEWISH CONGRESS
Essere Comunità in tempo di crisi,
i suggerimenti della rete europea
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Tutta la programmazione di primavera è ovviamente saltata. Ma anche lo European Council of Jewish Communities, organizzazione ebraica che assiste da oltre mezzo secolo le Comunità di tutta Europa anche attraverso seminari, convegni e occasioni di incontro su temi specifici, non resta con le mani in mano. Dieci i consigli che ha scelto di condividere per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Una prova dura, viene premesso, “che ci chiama a dimostrare di essere comunità e responsabili l’uno con l’altro”.
Al primo punto, l’invito a costituire task force che mettano insieme profili con diverse conoscenze. A partire, naturalmente, da quelle mediche e sanitarie. Il secondo punto riguarda invece l’alimentazione di un contatto costante tra Comunità e iscritti, anche attraverso numeri di telefono, gruppi Whatsapp e ogni altra iniziativa necessaria a tenere aperta la relazione. Fondamentale inoltre una cernita dei soggetti ritenuti più vulnerabili, con l’invito alla costituzione di gruppi di volontari su cui gli stessi possano far riferimento per le loro necessità.
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Rassegna stampa
“Senza medici e respiratori”
L’allarme della Lombardia
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Dovere di obbedienza
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A molti in questi giorni spaventano le parole “dovere di obbedienza” perché dà l’idea di un possibile dominio senza possibilità di replica. Insomma, il dispotismo (per non dire il totalitarismo).
Se dico «naasseh venishmà », riusciamo a farcene una ragione?
David Bidussa
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Rileggiamo il Diario di Anna
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Tutti a casa rileggiamo il diario di Anna Frank.
Chiusi in in casa le nostre abitudini di tutta la vita, modificate per decreto.
Tutti si lamentano, ma possono andare a fare la spesa trovando macellerie, panifici, fruttivendoli, edicole e ferramenta aperti e poi, i supermercati pieni di ogni ben di Dio in grado di riassortire gli irrazionali atti di aggiottaggio.
La vita in casa non è certo una tragedia.
Quasi tutti hanno una o più televisioni, gli smartphone, gli iPad e i computer connessi, il riscaldamento autonomo o condominiale con valvole termostatiche, che ognuno può gestire a proprio comodo, o secondo le proprie possibilità.
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Emergenza e democrazia
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Le scelte hanno sempre una valenza politica. Da questo punto di vista, non esiste una neutralità della scienza e, ancora meno, della tecnica. Cerchiamo di capirci, non trattandosi di un profilo ideologico bensì civile: la non neutralità sta nel fatto che scegliendo, inevitabilmente, si privilegiano certuni a scapito di altri. Poiché non solo le risorse disponibili non sono infinite ma il modo di ripartire è in sé diseguale. In origine e nei suoi successivi sviluppi, attraversano la storia dell’umanità.
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La percezione del dolore
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Ne usciremo, come è necessario che sia. In giro però ci sarà tanto dolore che non dobbiamo rendere invisibile a noi e agli altri. La conta quotidiana dei morti non deve trasformare le persone che non ce l’hanno fatta in numeri astratti. Le persone non sono numeri. Dietro ogni persona che se ne va, c’è un intero mondo e chi salva una persona, come è scritto nel Talmud, salva un intero mondo e per questo oggi i medici e gli infermieri che silenziosamente lottano negli ospedali, sono assurti a simbolo.
David Meghnagi, psicanalista
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