Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        17 Marzo 2020 - 21 Adar 5780
LO STATO EBRAICO APPLICA IL MODELLO ITALIA 

L'appello di Rivlin: "Israeliani, restate a casa"

Il ministero della Salute ha deciso in queste ore nuove restrizioni, ordinando agli israeliani di non lasciare la propria casa salvo casi di necessità, come fare la spesa o comprare medicinali, o se si è impiegati in lavori considerati essenziali o ancora se si devono ricevere cure mediche. Le restrizioni vietano di uscire di casa per qualsiasi tipo di attività ricreativa, inclusi parchi, parchi giochi, spiagge, musei e altri spazi pubblici. “Miei concittadini, le restrizioni non significano vacanze. Vi prego, abbiate molta cura di voi stessi. So che essere chiusi in casa non è facile, che i bambini hanno bisogno di spazi aperti e i genitori hanno bisogno di un po’ di respiro. Ma, tuttavia, non dobbiamo fare di queste giornate uno svago” il monito del Presidente Reuven Rivlin, preoccupato per il comportamento degli israeliani davanti alle misure contro il contagio e ai diversi casi di assembramento di questi giorni.

IL MESSAGGIO DEI LEADER DELL'EBRAISMO FRANCESE

"Contro il virus serve responsabilità"

“Abbiamo l’obbligo di seguire alla lettera le direttive del governo. Questa è l’applicazione del principio della ‘Dina demalkhutta dina’, la legge dello Stato ha forza di legge”. È il messaggio inviato alle Comunità ebraiche francesi dal rabbino capo di Francia Haim Korsia assieme al rabbino capo di Parigi Michel Gugenheim e al presidente del Concistoro centrale israelita Joel Mergui. Un appello a tutto l’ebraismo transalpino a seguire le indicazioni del governo francese, che proprio in queste ore ha attivato misure molto simili a quelle adottate dall’Italia: da mezzogiorno e per almeno 15 giorni nell’intero paese ci saranno restrizioni e limitazioni, ha annunciato ieri in serata il presidente Emmanuel Macron.

(Nell'immagine il Gran Rabbino Korsia con il Presidente Macron)

GLI ITALIANI E IL CORONAVIRUS - L'INDAGINE SWG

Scelte del governo, apprezzamento in crescita

“In un contesto emotivo che ha visto progressivamente aumentare la preoccupazione per il contagio e in cui gli italiani hanno ridotto al minimo i contatti con le altre persone, le misure più restrittive prese dal Governo erano attese ed auspicate dalla maggioranza degli italiani. Oggi solo pochissime persone pensano che si stiano prendendo misure eccessive, mentre la maggior parte della popolazione sta facendo i conti con abitudini e ritmi di vita che sono cambiati repentinamente”.
Nuova fotografia dell’Italia al tempo del Coronavirus da parte dell’istituto di ricerca Swg. Nell’indagine diffusa nelle scorse ore, corredata di vari grafici, si registra come rispetto a tre settimane fa cambi profondamente la percezione della situazione “sia rispetto alla sua durata che al numero finale di vittime che si conteranno”. Ad aprirsi è quindi una nuova fase di tempo sospeso, in attesa che la forza dell’epidemia decresca. Un tempo che, si legge, “sarà necessario saper gestire sia dal punto di vista emotivo, che dalla capacità di resilienza ed empowerment”. 

L'argomento sarà sviluppato, con nuovi approfondimenti, anche nel terzo intervento quotidiano della redazione sul canale Facebook UCEI. L'appuntamento è alle 22.30.  

ITALIA EBRAICA DI MARZO 

Restare uniti e consapevoli (per poi ripartire)

“Le immagini di luoghi gremiti ed eventi ben riusciti che anche in queste pagine pubblichiamo devono farci forza, spingerci a restare uniti, vicini nonostante la distanza, perché al più presto questa terribile minaccia sia debellata e la vita torni a riprendere in ogni sua forma e intensità. Anche la piccola ma vivace Italia ebraica è chiamata ad essere pronta per una ripartenza che ci si augura non troppo lontana”. È il messaggio che abbiamo deciso di condividere sulla prima pagina del numero di marzo di Italia Ebraica in distribuzione.
Il giornale dedicato alle 21 Comunità locali dell’ebraismo italiano si apre con un’iniziativa particolarmente riuscita, racchiusa in un’immagine.


Rassegna stampa

La promessa di Gantz
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Nulla cambierà 
La settimana scorsa mi è stato chiesto se pensassi che questa emergenza sanitaria, una volta superata, potrà produrre un cambiamento nel nostro modo di essere e di pensare. La mia risposta è stata che non mi aspettavo proprio nulla: resteremo quello che siamo, e, finito lo shock del nostro isolamento forzato, torneremo quelli di prima. E poiché, in quanto umani, ci realizziamo al meglio levandoci al di sopra degli altri, qualche caro amico – non uno soltanto – ha giudicato che la mia risposta fosse banale. Ed è vero, lo ammetto, è stata banale. Avrei riscosso, infatti, più consenso se avessi detto che dopo l’emergenza virus diventeremo di sicuro tutti più buoni, tutti più saggi, tutti più accorti, tutti più altruisti. Ma, naturalmente, avrei mentito spudoratamente, perché non lo credo affatto, e l’ottimismo melenso e sdolcinato non è mai stata la mia tazzina da tè, la mia opzione preferita.
Dario Calimani
La legge della vita 
“A man stood beside him; upon his head a hand rested gently. His son was good to do this thing. He remembered other old men whose sons had not waited after the tribe had gone. But his son had. The old man’s thoughts wandered away into the past, until the young man’s voice returned him to the present. “It is well with you?” he asked. And the old man answered, ‘It is well.’ ”
Così raccontava Jack London (The Law of Life) l’abbandono di Koskoosh, un vecchio capo tribù degli Inuit, lasciato a morire nel freddo.
Emanuele Calò
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Una prova difficile 
Sono ben pesanti le settimane che stiamo attraversando. Dalla minaccia vaga e lontana siamo passati rapidamente al dramma. In questi giorni stiamo scivolando nella tragedia.
Nell’antichità classica, nel mondo del Tanach, nel Medioevo cristiano le epidemie, le pestilenze, le morti di massa sono invariabilmente viste come castigo divino. Per la nostra tradizione, basta ricordare le motivazioni date alla tzara’at nelle parashot di Tazrià e Metzorà, nonché i relativi commenti rabbinici.
David Sorani
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