Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     10 Novembre 2020 - 23 Cheshvan 57811
LA SCOMPARSA DEL GRANDE LEADER EBRAICO ITALIANO

Renzo Gattegna (1939-2020)

È scomparso Renzo Gattegna, dal 2006 al 2016 presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Avvocato civilista, era nato a Roma nel 1939. Una scomparsa che lascia un vuoto immenso in tutto l’ebraismo e in tutta la società italiana.
A ricordarne “l’impegno profuso con intelligenza, garbo ed equilibrio durante i lunghi anni vissuti alla guida dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane” è stato tra gli altri il Capo dello Stato Sergio Mattarella, in un messaggio inviato nelle scorse ore ai familiari.
Durante le sue tre esperienze al vertice dell’Unione Gattegna ha intensamente lavorato per fare del mondo ebraico un attore di primo piano della vita nazionale attraverso iniziative volte a favorire il dialogo, l’incontro, il confronto delle idee.
Un confronto sempre a testa alta, con la piena consapevolezza dell’immensa eredità di oltre duemila anni di storia e radici. Leadership salda, disponibilità all’ascolto, valorizzazione del pluralismo, capacità di incidere sui grandi temi del dibattito pubblico. Questi sono stati i dieci anni di Gattegna, figura dall’immenso valore umano oltre che eccellente diplomatico e mediatore tra posizioni diverse.
“L’ebraismo – ammoniva nella sua ultima relazione di fine mandato – deve conservare le sue caratteristiche originarie di rifiuto di qualsiasi forma di idolatria e di conciliare rigore e flessibilità, lasciando, come il Talmud insegna, ampi spazi alla dissertazione filosofica, alla ricerca scientifica e alla libertà di interpretare e sviluppare il dibattito come valore positivo e irrinunciabile, rispettando le diverse correnti di pensiero, ma conservando sempre la capacità di riportare tutto all’unità”.
Radici identitarie forti, quindi. Ma anche sguardo aperto e capacità di mettersi in gioco nella società in trasformazione. “Un futuro dell’ebraismo che sia degno dei suoi valori universali e delle sue gloriose e plurimillenarie tradizioni – ricordava Gattegna – non potrà esistere senza l’uscita da qualsiasi forma di isolamento, uscita alla quale siamo insistentemente chiamati dalle società contemporanee e democratiche nelle quali viviamo e delle quali siamo parte integrante”.
Non sorprende quindi che, nella voce a lui dedicata, la prestigiosa enciclopedia Treccani metta in evidenza il suo aver propugnato “il rispetto dei princìpi di laicità dello Stato e di libertà e eguaglianza delle minoranze, combattendo ogni forma di isolamento delle comunità ebraiche all’interno delle società nazionali e rifuggendo estremismi e ideologizzazioni dei valori religiosi”. Valori e ideali che hanno ispirato la sua azione di governo, caratterizzata anche dalla nascita di una redazione giornalistica e di numerosi servizi editoriali di cui Gattegna è stato principale artefice e garante. Senza la sua visione, senza la sua capacità di vedere lontano, niente di tutto quel che è stato realizzato sarebbe stato raggiunto.
“Le ultime generazioni, nate e cresciute dopo il 1945 – scriveva nel suo primo editoriale sul numero zero di Pagine Ebraiche – godono del privilegio di essere sempre vissute in un paese libero e democratico e hanno scoperto il gusto e il valore del conoscere, dell’essere conosciuti e del comunicare. Il modo migliore per consolidare i diritti fondamentali è certamente quello di esercitarli nella loro pienezza”. Da questo, aggiungeva, “può nascere la pacifica convivenza, la reciproca comprensione, il rispetto delle diverse culture e, in definitiva, un futuro migliore”.
Una sfida che siamo tutti chiamati a raccogliere, in queste ore di enorme dolore, stretti alla moglie Ilana, ai figli Daniel e Roberto, a tutti coloro che gli hanno voluto bene e che da lui hanno avuto amicizia, rispetto, fiducia.
Le esequie si svolgeranno domani in forma strettamente privata.
Sia il suo ricordo di benedizione.

(Foto di Giovanni Montenero)

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IL RICORDO DELLA PRESIDENTE UCEI

“Un esempio per tutti noi”

Si è spento poche ore fa Renzo Gattegna, già presidente dell’UCEI. Il suo ultimo respiro e sguardo è stato quello di sempre – quello di chi ha guidato le comunità ebraiche italiane con rettitudine, professionalità e infinita dedizione, con visione e determinazione per far conoscere l’immensità del nostro popolo e delle nostre tradizioni, per essere in ogni momento e luogo di esempio agli altri. Un esempio di come si è profondamente ebrei nella vita istituzionale, relazionale, professionale e familiare.
Appena poche ore e ci sentiamo soli e frastornati cercando di mettere assieme infiniti ricordi e momenti che hanno visto Renzo sempre presente con garbo, saggezza, eleganza, interesse all’altrui pensiero, desideroso di affermare verità e giustizia. A Ilana la moglie, ai suoi figli Roberto e Daniel, alle nuore, alle nipoti e al nipotino il nostro immenso abbraccio, partecipi dell’infinita perdita e dolore. Che il suo ricordo sia di benedizione come è stato il suo fare costante e infinito.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

(Nell'immagine, Renzo Gattegna e Noemi Di Segni in visita al Capo dello Stato Sergio Mattarella)

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IL RICORDO DEL DIRETTORE DELLA REDAZIONE GIORNALISTICA UCEI

Fatti, non lacrime, nel nome di Renzo

Qualcuno di grande mi ha riservato un riguardo fuori dall’ordinario. Poco dopo la scomparsa di Renzo Gattegna ha fatto pervenire a me, che sono stato un suo modesto collaboratore, un messaggio di condoglianze, quasi fossi un suo congiunto, uno dei suoi figli.
Si tratta di un immenso onore purtroppo immeritato. Ma mi ha commosso e mi ha aiutato a superare quel dolore insopportabile che alla scomparsa di una persona cara ti toglie il fiato. Non credo di meritarlo più di quanto non lo meritino collettivamente tutti gli altri ebrei italiani che non si sono discostati da quella ricetta di dignità e di umanità che ha fatto grande l’ebraismo italiano e lo ha preservato fino a oggi nel corso dei millenni.
Sì, noi ci siamo e l’ebraismo italiano è vivo proprio grazie alla gente come Renzo. Gente che è venuta per dare e non per prendere. Gente che lavora in silenzio per tenere alto l’onore dell’ebraismo italiano, che ne fa brillare l’immagine agli occhi di tutta la società dotandolo delle risorse e della credibilità necessarie per andare avanti, che apre le porte dei cuori e accoglie, che riafferma ogni giorno la fedeltà alla tradizione ricevuta dalle generazioni precedenti e la coerenza dei cittadini fedeli alle Istituzioni della Repubblica. Che non transige sulla necessità di difendere Israele e non trattiene l’amore sincero che palpita in ogni cuore per lo Stato ebraico.
Negli anni della sua Presidenza Renzo ha protetto le istituzioni dell’ebraismo italiano da insidie mortali e ha costruito innumerevoli risultati tangibili. Anche le sue parole, rare, misurate, vere, sembrava di poterle accarezzare con una mano. Mai chiacchiere, ma pietre angolari capaci di sostenere una costruzione.
I giornalisti di questa redazione non possono oggi abbandonarsi a celebrazioni di maniera. La redazione che Renzo ha voluto, consentendo la creazione di testate giornalistiche professionali e chiamando sulla base del merito nove giovani ebrei italiani all’alto onore del praticantato professionale, è al lavoro come ogni giorno, è preparata a operare anche in condizioni di difficoltà.
L’Unione, che ha Renzo ha voluto fosse anche un editore di primo piano, è oggi davvero un Editore.
La domanda su cosa avrebbe fatto lui in una certa circostanza, l’ammirazione per la limpida, elegante impassibilità con cui era capace di scansare gli stupidi e i farabutti, per noi vanno al di là della sua permanenza terrena. Il suo segno resta, è con noi ogni giorno, ogni momento.
Questa mattina, nell’ora del dolore, l’ululato della rotativa, il terremoto delle gigantesche bobine che portano sulla carta stampata il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, il giornale di cronache comunitarie Italia Ebraica, il giornale ebraico dei bambini DafDaf, sono state per noi le salve di cannone che risuonano al passaggio di un re.
Quando gli immensi macchinari si sono quietati, è calato un attimo di silenzio. E poi avanti. Perché, nel nome di Renzo, contano i fatti e non le lacrime.

gv

(Nel disegno di Giorgio Albertini, Renzo Gattegna assieme a Guido Vitale)

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IL TERZO MANDATO DA PRESIDENTE UCEI

“Vi racconto il mio impegno ebraico”

"Negli anni della guerra, come tanti, siamo stati costretti nasconderci. Dapprima in un appartamento in affitto nella zona di piazza Navona. Poi, con mia madre e i miei fratelli Sandro e Bruno, tra la fine del ’43 e giugno ’44 trovammo riparo in un convento di suore in via San Sebastianello. Mio padre in quel periodo si nascose da amici, era senza fissa dimora: una situazione molto pericolosa". Così raccontava a Pagine Ebraiche Renzo Gattegna, in un'ampia intervista firmata da Daniela Gross in occasione dell'avvio del suo terzo mandato alla guida dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un'occasione per raccontare la propria storia personale e la genesi del suo impegno nelle istituzioni dell'Italia ebraica. 

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LA RICONFERMA ALLA PRESIDENZA E LA RIFORMA DELL'EBRAISMO ITALIANO

“Sempre aperti al confronto”

Superare gli schieramenti, superare le divisioni interne. Con questo auspicio il Presidente UCEI Renzo Gattegna aveva iniziato il suo secondo mandato alla guida dell'ebraismo italiano. Una fase delicata perché avviata nel segno della profonda riforma apportata allo Statuto dell'Unione, ovvero una vera rivoluzione nell’assetto tradizionale delle istituzioni ebraiche. "Il Consiglio appartiene a tutto l’ebraismo italiano, la Giunta lavora per tutto l’ebraismo italiano. Lavoriamo per la concordia interna, perché tutti ne avvertiamo il bisogno. Solo un atteggiamento unitario può infatti consentire al mondo ebraico italiano di affrontare le sfide del contemporaneo, in direzione di un nuovo patto civile capace di coniugare identità, dialogo e confronto”, il suo messaggio, valido ancora oggi, lanciato in un'intervista a Pagine Ebraiche.

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IL BILANCIO DI DIECI ANNI DI IMPEGNO

“Ebraismo italiano sia sempre d’esempio”

Nell’intervento che ha concluso un decennato di impegno alla guida dell’Unione, Gattegna ha preferito evitare la rivendicazione dei tanti traguardi raggiunti per lasciare piuttosto all’ebraismo italiano un bilancio dei grandi temi affrontati nell’ambito della sua lunga esperienza e soprattutto delle sfide che attendono nel futuro le realtà ebraiche italiane. "Un futuro dell’ebraismo che sia degno dei suoi valori universali e delle sue gloriose e plurimillenarie tradizioni - sottolineava - non potrà esistere senza l’uscita da qualsiasi forma di isolamento, uscita alla quale siamo insistentemente chiamati dalle società contemporanee e democratiche nelle quali viviamo e delle quali siamo parte integrante. Sarebbe un’illusione antistorica, un errore fatale, la perdita di un’occasione unica, e forse irripetibile, se ci sottraessimo all’apertura e al confronto che, si badi bene, sono cose ben diverse, anzi opposte, all’assimilazione".

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GLI INTERVENTI SUI MEDIA ITALIANI 

Sui grandi quotidiani, l'analisi del presente

Alla ribalta mediatica ha sempre preferito il duro lavoro dietro le quinte. Ciò nonostante, in Gattegna il mondo dell'informazione ha sempre trovato un referente equilibrato e capace di affrontare, con lucidità e moderazione, i grandi temi del presente. Vi proponiamo una selezione di interventi e interviste.


Rassegna stampa

Europa sotto attacco
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Alberi
Il sogno di Ben Gurion, “trasformare il deserto in un giardino fiorito” ha coinciso per un'intera generazione con l'ideale sionistico di uno Stato di Israele verde e rigoglioso sicché oggi il Paese è orgogliosamente ricco di vegetazione di ogni genere, da nord a sud. Ciò è perfettamente in linea con le nostre fonti, dove l’albero è portato spesso come immagine di rigogliosità, di benedizione, ed è usato in numerose parabole.
Rav Michael Ascoli
Lo spirito della Torah
Trump è passato, non è passato il trumpismo.
Trump ha fatto anche cose buone, dicono i suoi sostenitori. Ha messo un freno all'espansione economica cinese, ha fatto volare l'economia americana, ha sostenuto Israele. C'è anche, tuttavia, chi lamenta che abbia dato sostegno e voce al suprematismo bianco, al razzismo, e all'antifemminismo, o si sia immortalato buffonescamente davanti agli occhi del mondo irridendo la disabilità.
Dario Calimani
Amabili demoni
È normale che l’essere umano voglia rimuovere i contenuti che, a torto o ragione, percepisce come minacciosi per il suo benessere, purché la rimozione non porti ad un totale distacco dalla realtà, che potrebbe rivelarsi peggiore della piena consapevolezza dei fatti. Dei quali fatti, ad esempio, fa parte anche un meraviglioso presepe vivente, forse il più bello, che però quando lo si visita non reca la benché minima traccia dell’ebraismo di Gesù. Pensavo fosse una mia distorsione percettiva, finché non ho letto sul sito del Presepe che si raffigurano un suq arabo, insediamenti beduini, un castrum romano, ma degli ebrei non vi è cenno.
Emanuele Calò
La scuola debole
Davanti a una situazione davvero difficile da sostenere, nella quale neppure un dramma nazionale come quello che stiamo vivendo riesce a placare la sconfortante polemica tra governo e regioni e in cui la pura demagogia di parte ostacola il necessario sforzo congiunto di fronte all’emergenza, nessuno sembra dare peso a quella che a mio giudizio è la conseguenza più grave dei doverosi (ma tardivi) provvedimenti appena assunti: la rinnovata semi-chiusura della scuola. 
David Sorani
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