RAV RICCARDO DI SEGNI E IL RUOLO DELLA MEMORIA
Specificità e identità della Shoah,
riconoscerle è necessario
A proposito della Carta della memoria di Gariwo: un documento pieno di sollecitazioni importanti, ma che nasconde un rischio. L’ebraismo con i suoi valori, la sua fede e la sua storia sta sempre in bilico tra il particolare e l’universale. La Shoah non sfugge a questa regola. È la tragedia di un popolo, unica per le sue caratteristiche, ed è un monito universale. Le repliche più o meno parziali di questo terribile modello sono numerose e il monito è quanto mai necessario. È difficile (ma non impossibile) fare gradazioni delle sofferenze e certo Israele non ha il monopolio della sofferenza. Ma attenzione a non fare confusione, a mescolare in un unico calderone tutti i genocidi, aggiungerci oggi le epidemie, domani forse le sofferenze personali, per creare una memoria unificata e indistinta delle sofferenze che ricorda tutto per non ricordare niente. La specificità e l’identità sono necessarie quanto l’universalità. La forza del messaggio universale di Israele deriva dalla unicità della condizione e della storia di Israele.
Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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DAFDAF DICEMBRE 2020
La nostra pelle, unica e diversa
Esiste ancora un “noi”, come titola la copertina del numero 120 di DafDaf, oppure le mascherine e gli schermi di computer e smartphone da cui dobbiamo passare praticamente per ogni cosa sono riusciti a farci sentire un po’ isolati? Siamo tutti un po’ soli, come se fossimo ognuno su un’isola deserta, o popolata solo di quelle poche persone con cui condividiamo la vita quotidiana?
Cosa manca di più? Moltissimi risponderebbero “un abbraccio”, e che la privazione più grande è il contatto fisico. Forse è una sensazione che hanno di più gli adulti, ma il numero 120 di DafDaf ha voluto comunque provare ad accompagnare i suoi piccoli lettori in un viaggio di scoperta della pelle, di quella buccia che ci difende tutti e che in qualche modo così tanto ci manca in questo strano e difficile periodo.
E sono le parole di Filò, il personaggio di Sara Gomel e della sua rubrica filosofica che introducono l’argomento:
“Che strana cosa, la pelle. Questa superficie morbida che contiene il mio corpo, la prima cosa che tutti vedono di me. Come un’arancia, ognuno di noi ha la sua buccia. E come un’arancia, dentro la buccia si nasconde qualcosa di prezioso”.
E continua ricordando la domanda con cui si apre una poesia di Giusi Quarenghi: “La mia pelle. Ancora non riesco a capire se finisco sulla pelle o se sulla pelle comincio”.
A partire dalla copertina, il numero speciale del giornale ebraico dei bambini, in distribuzione in questi giorni, ha voluto esplorare i mille significati anche simbolici di una parte di noi allo stesso tempo così importante, e spesso data per scontata, anche grazie al lavoro di due artiste.
“Agnieszka Lepka, una fotografa polacca, è rimasta talmente incantata dalla pelle, da notare l’incredibile somiglianza tra questa e alcune forme della natura. Ci sono pelli che sembrano cortecce di alberi e pelli che assomigliano a foglie”. Sua è l’immagine di copertina, per esempio, in cui i tendini di una mano e il tronco di un albero mostrano la loro incredibile somiglianza, a iniziare un vero e proprio viaggio di scoperta.
Un’altra artista, Angélica Dass, ha voluto dimostrare che non esistono pelli bianche, nere, o gialle, come siamo abituati a pensare, in una estrema semplificazione: in realtà i colori della pelle sono migliaia, ed è quasi impossibile trovare due individui con lo stesso identico colore.
Ha fotografato più di 4000 persone, cercando poi di catalogarle a partire dalla classificazione più nota, quella dei colori Pantone.
E non potevano ovviamente mancare gli spunti pratici, le attività su misura per i lettori di DafDaf.
Perché con la filosofia si impara a pensare, oramai è noto a chi frequenta Filò, ma è poi necessario anche mettersi in gioco.
Buona lettura.
Ada Treves twitter @ad3ves
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DOPO L'ELIMINAZIONE DEL CAPO DEL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO
Dalle ambasciate alle città, Israele si prepara
al rischio di un attacco del regime di Teheran
Se, come e quando l'Iran risponderà all'uccisione del capo del suo programma nucleare, Mohsen Fakhrizadeh. Sono le tre questioni attorno a cui vertono le analisi dei media israeliani e internazionali in queste ore, dopo l'eliminazione a Teheran di Fakhrizadeh. Il regime degli Ayatollah ha accusato apertamente Israele di aver ucciso il suo scienziato e promette vendetta. Da Gerusalemme non sono arrivate conferme ufficiali e il ministro israeliano Tzachi Hanegbi ha dichiarato di “non avere idea di chi sia stato” ad uccidere lo scienziato iraniano. Diverse ricostruzioni giornalistiche sostengono che dietro l'eliminazione di Fakhrizadeh ci sia l'intelligence israeliana. Già nel 2018 fu definito dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu una minaccia da ricordare (nell'immagine il suo discorso all'Onu a riguardo). “Il mondo dovrebbe ringraziare Israele per averlo eliminato”, la dichiarazione raccolta dal New York Times di un alto funzionario israeliano, rimasto anonimo, in merito alla missione. Missione che, oltre a togliere di mezzo una figura chiave del programma nucleare iraniano, avrebbe come scopo principale quello di allontanare la possibilità che il Presidente eletto Joe Biden riporti gli Stati Uniti al tavolo con l'Iran.
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IL RICONOSCIMENTO AL LIBRO DI KATHARINA ADLER
Premio Letterario Adelina Della Pergola,
la storia di Ida conquista la giuria
È il romanzo storico Ida di Katharina Adler (Sellerio editore, 2019) a conquistare la XX edizione del Premio Letterario ADEI WIZO Adelina Della Pergola. Il libro racconta la vicenda di Dora, alias Ida Bauer, l’unica paziente psichiatrica ad aver abbandonato la terapia con Freud. Attraverso ricerche storiche e ricordi familiari, Adler - pronipote di Ida Bauer - tratteggia il ritratto di una giovane donna “né isterica né eroina” (così spiega l’autrice) che va verso la sua indipendenza. Nelle preferenze della giuria popolare del Premio Ida ha superato gli altri due finalisti, Olocaustico, di Alberto Caviglia, (Giuntina, 2019) e Il mostro della memoria di Yishai Sarid (edizioni e/o, 2019). È invece L’interprete di Annette Hess, (Neri Pozza, 2019) ad aggiudicarsi la sezione Premio Ragazzi, grazie al voto di una giuria di studenti provenienti da 16 scuole superiori diffuse su tutto il territorio nazionale. Ad ottenere il Premio Speciale è infine stato il libro dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, L’ultima intervista, di Eshkol Nevo (Neri Pozza, 2019). I premi saranno conferiti nel corso di un evento online il prossimo 3 dicembre.
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Strade identitarie
Venerdì 27 novembre Abraham B. Yehoshua aprendo al Circolo dei Lettori di Torino il "Festival del classico" (chi volesse può ascoltarlo qui) ha posto una domanda ineludibile: quanto contano i miti nella costruzione dell’identità – religiosa, politica e nazionale? Conta sapere di avere una dimensione di continuità storica dello spazio-tempo, o conta rifondare la propria identità nazionale periodicamente?
Indubitabilmente le sfide che abbiamo davanti riguardano quale delle due strade si scelga di intraprendere per definire l’identità nazionale al tempo presente.
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Gli untori
C’è poco da dire e ancora meno da aggiungere: la falsificazione piace. Se non altro perché produce un altrettanto falso ma duraturo senso di sicurezza. Adulterare la realtà, modificarne palesemente le sue fattezze, la sua fisionomia, i suoi stessi contenuti, non è mai stato un esercizio ascrivibile esclusivamente a chi da ciò ne ricava un utile immediato oppure a quanti, per mera ignoranza, riprendono e ripetono formule ed affermazioni prive di contenuto, ovvero senza effettivo riscontro. La disinformazione, se con questa espressione intendiamo un sistema di sistematica contraffazione non solo dei fatti ma anche e soprattutto dei codici di interpretazione, quindi del valore da attribuire alle parole, ossia di quella intesa che invece dovrebbe sempre sussistere tra coloro che aprono bocca (al pari, dischiudendo le orecchie), è una tentazione troppo forte. Non data ad oggi, beninteso.
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