Una forma di teatro popolare, legato al mondo Yiddish, dalla storia secolare e parte integrante della cultura europea. È il PurimSpiel, una tradizione ebraica che consiste nel creare nuovi testi legati alla festa di Purim, giocando su serietà e ironia, tra insegnamento morale e scene carnevalesche.
Tra i più apprezzati interpreti di questa tradizione, spicca Itzik Manger (1901- 1969), autore nel 1936 del fortunato “De Megile”. Lo racconta il numero di DafDaf di marzo con un approfondimento dedicato proprio a scoprire il Purim Spiel.
Garantire la libertà di espressione, tutelando allo stesso tempo la dignità delle tradizioni religiose. Un tema di grande attualità che tocca molti ambiti, dal ruolo dell'informazione a quello della giurisprudenza. Ad approfondirlo, un seminario per giornalisti organizzato dall'associazione iscom, intitolato “Libertà di espressione, diritto di satira e tutela del sentimento religioso”. Diverse le voci intervenute all'incontro diviso in tre panel, intitolati “Il rapporto tra la libertà di espressione e la tutela della dignità delle tradizioni religiose. Situazione in Italia e in Europa”; “Blasfemia e tutela della pace religiosa: i limiti alla libertà di espressione in recenti casi davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo”; e l'ultimo “L'esercizio della libertà di espressione in contesti culturali diversi. L'esperienza di alcuni giornalisti”. Tra i relatori, la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Oggi il mondo ebraico celebra la festa di Purim, che si intreccia con i temi di questo seminario. In particolare, si parla della comunicazione dell'odio e di quali strumenti siano utili per rispondere a questo odio".
Si apre con un servizio su Ancona ebraica la puntata di Sorgente di Vita in onda su Rai Due domenica 28 febbraio.
Un percorso sulle tracce di una comunità radicata in città fin dal Basso Medioevo, caratterizzata dalla presenza di uno dei ghetti più grandi d’Italia, per secoli l’unico dello Stato Pontificio insieme a quello di Roma.
A cent’anni dalla nascita di Maria Vingiani è stato opportunamente organizzato un doppio evento pubblico di riflessione per ricordarne la figura e valorizzare il significato del suo contributo nell’ambito del dialogo interreligioso. Ho avuto il privilegio di conoscere Maria e di intervistarla a lungo sul Concilio Vaticano II e sul percorso che ha condotto alla redazione di un documento – la Nostra Aetate – che ha segnato una svolta fondamentale nel rapporto fra ebraismo e cristianità.
C’è un forte nesso fra la parashà di tetzawé che leggeremo questo Shabbat e la festa di Purim che stiamo celebrando.
Nella nostra parashà viene trattato degli abiti che i Kohanim dovevano indossare ed in modo specifico si parla di quello del Kohen gadol, che doveva essere composto da otto capi, particolarmente ricco e bello in modo da attribuirgli “onore e gloria” (Shemòt 28;2).
La Meghillat Ester si apre con la narrazione di un grande banchetto dato da Achashverosh in cui parteciparono moltissimi suoi sudditi, fra cui, secondo il midrash, molti esponenti della Comunità ebraica di Shushan.
Purim è la festa in cui si rovesciano le sorti. Quest’anno, poi, abbiamo assistito a un rovesciamento supplementare: non più, come fino a due anni fa, uscire per festeggiare e poi tornare a casa stanchi e magari un po’ brilli come vuole la tradizione, ma prima tornare a casa e poi festeggiare in compagnia degli altri, e magari anche vestirsi in modo buffo.
Il magistrato franco-algerino Mohamed Sadoun in un recente libro sul proprio paese d’origine scrive “che la sinistra storica in Algeria si divide tra quella che segue un neo-repubblicanismo securitario e identitario, e quella che invece, per riflesso anti-imperialista, solidarizza con i movimenti antiliberali e antieuropei più o meno xenofobici e antisemiti”. Una sinistra quindi vicina alle istituzioni governative, e un’altra che in opposizione ad esse è diventata un’alleata dei partiti islamisti. Precisa poi che più o meno è ciò che succede anche in Europa.