Maria Vingiani e il dialogo

A cent’anni dalla nascita di Maria Vingiani è stato opportunamente organizzato un doppio evento pubblico di riflessione per ricordarne la figura e valorizzare il significato del suo contributo nell’ambito del dialogo interreligioso. Ho avuto il privilegio di conoscere Maria e di intervistarla a lungo sul Concilio Vaticano II e sul percorso che ha condotto alla redazione di un documento – la Nostra Aetate – che ha segnato una svolta fondamentale nel rapporto fra ebraismo e cristianità. Paradossalmente su di lei è stato scritto piuttosto poco, eppure senza di lei le cose sarebbero andate in modo diverso. Giovane collaboratrice del patriarca Roncalli a Venezia, fu lei a presentare Jules Isaac al futuro Papa Giovanni XXIII che da questo incontro trasse l’impressione che il Concilio Vaticano II non poteva non affrontare la questione dei rapporti storici e teologici con il popolo ebraico. Maria Vingiani incontrò per la prima volta Jules Isaac a Venezia. Prima della guerra gli Isaac erano soliti frequentare la città lagunare perché la moglie e la figlia erano pittrici di fama e avevano esposto alla Biennale di Venezia. Quando nel dopoguerra Venezia riprese ad organizzare l’esposizione d’arte, Maria Vingiani ricopriva l’incarico di assessore alle Belle Arti del Comune di Venezia. Venuto in laguna a visitare la Biennale proprio con l’intento di ricordare la moglie e la figlia assassinate dai nazisti, Isaac decise di entrare in contatto con Maria Vingiani. Cominciò così una consuetudine di amicizia che aprirà la strada al rapporto con Roncalli. Si trattò di un incontro che ebbe importanti conseguenze. Il clima che si respirava all’epoca nella Chiesa cattolica era molto pesante, ed era estremamente complicato aprire la strada all’idea stessa di un incontro di dialogo con le altre Chiese prima ancora che con gli Ebrei. La tenacia di Isaac da un lato, e la grande forza d’animo di quella piccola ma combattiva donna, decisa a scardinare secoli di incrostazioni teologiche e culturali giocarono un ruolo fondamentale per dare l’avvio alla nuova stagione di incontro e di dialogo.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC