Dalla libertà d’espressione
al contrasto all’odio

Garantire la libertà di espressione, tutelando allo stesso tempo la dignità delle tradizioni religiose. Un tema di grande attualità che tocca molti ambiti, dal ruolo dell’informazione a quello della giurisprudenza. Ad approfondirlo, un seminario per giornalisti organizzato dall’associazione Iscom, intitolato “Libertà di espressione, diritto di satira e tutela del sentimento religioso”. Diverse le voci intervenute all’incontro diviso in tre panel, intitolati “Il rapporto tra la libertà di espressione e la tutela della dignità delle tradizioni religiose. Situazione in Italia e in Europa”; “Blasfemia e tutela della pace religiosa: i limiti alla libertà di espressione in recenti casi davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo”; e l’ultimo “L’esercizio della libertà di espressione in contesti culturali diversi. L’esperienza di alcuni giornalisti”. Tra i relatori, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Oggi il mondo ebraico celebra la festa di Purim, che si intreccia con i temi di questo seminario. In particolare, si parla della comunicazione dell’odio e con quali strumenti rispondervi. La storia è quella della regina Ester ai tempi di re Assuero e di tutto quello che succede in questo regno: come, con un percorso di pochissimi gesti, pochissime parole, si arrivi a una decisione far sterminare l’intero popolo ebraico. È bastata una sequenza di quattro parole dette da un ministro al suo re e si è arrivati alla decisione di emanare un editto in tutti i paesi del Regno” per uccidere gli ebrei. Un editto, ha ricordato Di Segni, che viene tradotto in ciascuna lingua dei 120 paesi che costituiscono il Regno.
“All’epoca non c’era ovviamente la rete, ma c’era un impegno ben preciso e ben chiaro di un soggetto, dall’alto, di fare di diramare ovunque questa parola d’odio. Oggi dobbiamo affrontare l’esatto contrario – ha evidenziato la presidente UCEI – Chiunque può diffondere parole d’odio, facendolo dal basso e quindi, per contrastare questa modalità, dobbiamo ragionare su percorsi normativi che ne tengano conto, che analizzino questi meccanismi legati alla psicologia di massa”. In particolare, ha aggiunto Di Segni, la necessità che vi sia un contrasto efficace all’antisemitismo e razzismo che circola in rete. “Quello che posso dire io e che abbiamo rimarcato in tantissime occasioni è che non può essere solo un ribadire il diritto costituzionale alla libertà di espressione perché quel diritto costituzionale non può essere abusato per generare odio. Quindi si può misurare la libertà del fare ma non si riesce a misurare il danno del dire e quindi questo abuso deve essere ben studiato e approfondito”.