DOPO HILLEL FURSTENBERG, UN ALTRO ISRAELIANO CONQUISTA IL PREMIO ABEL 

Avi Wigderson, da Haifa a Princeton
il trionfo nella matematica

Per il secondo anno consecutivo il premio più prestigioso nel campo della matematica è andato a un israeliano. Dopo il successo infatti di Hillel Fursteberg (intervistato da Pagine Ebraiche nel marzo 2020), ad ottenere il Premio Abel quest'anno è stato Avi Wigderson, ricercatore israeliano dell'Institute for Advanced Study di Princeton.  Wigderson condivide la vittoria con il collega ungherese Laszlo Lovasz. I due sono stati premiati per “i loro contributi fondamentali all'informatica teorica e alla matematica discreta, e per il loro ruolo di primo piano nel plasmarli in campi centrali della matematica moderna”, scrivono i giurati. 
In una breve intervista con il comitato del Premio Abel, Wigderson ha spiegato di essere ovviamente molto felice del riconoscimento e di essere rimasto sorpreso dall'annuncio. “Mi sono sentito molto onorato”. 
Wigderson, spiega la giuria del Premio Abel, è noto per la sua capacità di costruire collegamenti tra aree apparentemente non correlate. Ha approfondito le connessioni tra la matematica e l'informatica. Il suo contributo all'ampliamento e all'approfondimento del campo della “teoria della complessità - che si occupa della velocità e dell'efficienza degli algoritmi - è probabilmente superiore a quello di qualsiasi altra persona”.

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LA PRESIDENTE UCEI E L'INTERVISTA ALLA JUEDISCHE ALLGEMEINE 

"In questa pandemia, la priorità dell'Unione
è non lasciare nessuno solo” 

Il mondo ebraico italiano si appresta a celebrare un altro Pesach tra limitazioni e misure restrittive. Ma alcune cose sono cambiate dal trauma dello scorso anno. Lo spiega allo Juedische Allgemeine la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, raccontando in un'intervista al giornale dell'ebraismo tedesco la situazione in Italia. E spiegando come le comunità si stanno organizzando per il Seder tra zone rosse e arancioni. “Non è uno shock per noi come l'anno scorso. - le parole della Presidente UCEI - Nonostante la stanchezza, ormai ci siamo abituati alle restrizioni. Cerchiamo di superarle bene e di trarne il meglio”. Di Segni spiega come l'Unione abbia contattato il ministero degli Interni “chiedendo un permesso speciale per i membri della nostra Comunità per poter lasciare il luogo di residenza per comprare il necessario per Pesach. Chiediamo anche di poterci riunire in famiglia” applicando al mondo ebraico “le stesse eccezioni che si applicano ai cristiani per la Pasqua: che per visitare la famiglia si possa viaggiare in un'altra città. Non stiamo chiedendo un trattamento preferenziale, stiamo solo chiedendo gli stessi diritti che vengono dati alle altre comunità religiose”.
Rispetto ai segni lasciati dalla pandemia sul mondo ebraico italiano, Di Segni spiega come ci sia un forte impegno a non dimenticare le vittime del virus. Inoltre, “compito ancora più grande per noi è quello di aiutare e assistere coloro che nelle nostre comunità hanno perso persone care a causa del Covid-19 e ora si sentono incredibilmente sole”.

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PAGINE EBRAICHE MARZO 2021 

L’offensiva della bellezza

Mentre al cinema Gal Gadot spopola nel ruolo di Wonder Woman, un’altra israeliana conquista i riflettori internazionali. Si chiama Yael Shelbia, ha 19 anni ed è il nuovo volto della diplomazia israeliana della moda – per l’esattezza il volto più bello del mondo. Da poco incoronata vincitrice dell’annuale concorso di TC Candler “100 Most Beautiful Faces of the Year” dove nel 2018 si era piazzata terza subito prima di Gal Gadot, Yael è la prima modella israeliana ad apparire sulla copertina di L’Officiel Arabia, storica rivista di moda. 
Eccola, in un primo piano folgorante, mentre fissa l’obiettivo con gli ormai celebri occhi blu. Sulle labbra, il filo di un mezzo sorriso. Quello di chi ha sta facendo la storia, come conferma il titolo che in sovrimpressione proclama a tutte maiuscole: A Peace of History. 
La decisione di presentare una modella israeliana, spiega un lungo editoriale intitolato Shalom!, s’inserisce nella scia dei recenti accordi di Abramo fra Israele, gli Emirati Arabi e il Bahrein. È un omaggio all’accordo di pace, “un momento storico che ha segnato un nuovo capitolo di tutti i paesi coinvolti”. Nulla di casuale, dunque. Siamo nel pieno di una delle più ambiziose offensive della moda – il soft power per eccellenza, capace più di tanti discorsi di smontare pregiudizi e veleni accarezzando l’occhio e l’immaginario, senza dimenticare il portafoglio. “Se questa pandemia ci ha insegnato qualcosa sulla moda è che riguarda sempre qualcosa più dei vestiti o dei prodotti”, scrive L’Officiel. “La moda riflette ciò che accade nelle nostre vite e come ciò cambi le nostre abitudine. Perciò è anche strettamente intrecciata con la politica: esprime e comunica credenze e convinzioni, distingue le persone ma le può anche unire intorno a idee comuni”.

Daniela Gross

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Liberi e responsabili
Cessare di essere schiavi, non significa essere liberi. Si diventa liberi quando si apprende ad essere responsabili.
                                                                          David Bidussa
Il virus dell’impotenza
La temporanea sospensione nella somministrazione del vaccino AstraZeneca (un inghippo adesso risoltosi), oltre ai danni oggettivi che sta causando ad una campagna vaccinale che, in Europa, arranca tra molte difficoltà, costituisce comunque un danno d’immagine non da poco. E quando si parla di immagine non ci si riferisce a qualcosa di superficiale, momentaneo, occasionale, epidermico, destinato quindi ad esaurirsi a breve.
Claudio Vercelli
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