“Nella pandemia, priorità UCEI
è non lasciare solo nessuno”

Il mondo ebraico italiano si appresta a celebrare un altro Pesach tra limitazioni e misure restrittive. Ma alcune cose sono cambiate dal trauma dello scorso anno. Lo spiega allo Juedische Allgemeine la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, raccontando in un’intervista al giornale dell’ebraismo tedesco la situazione in Italia. E spiegando come le comunità si stanno organizzando per il Seder tra zone rosse e arancioni. “Non è uno shock per noi come l’anno scorso. – le parole della Presidente UCEI – Nonostante la stanchezza, ormai ci siamo abituati alle restrizioni. Cerchiamo di superarle bene e di trarne il meglio”. Di Segni spiega come l’Unione abbia contattato il ministero degli Interni “chiedendo un permesso speciale per i membri della nostra Comunità per poter lasciare il luogo di residenza per comprare il necessario per Pesach. Chiediamo anche di poterci riunire in famiglia” applicando al mondo ebraico “le stesse eccezioni che si applicano ai cristiani per la Pasqua: che per visitare la famiglia si possa viaggiare in un’altra città. Non stiamo chiedendo un trattamento preferenziale, stiamo solo chiedendo gli stessi diritti che vengono dati alle altre comunità religiose”.
Rispetto ai segni lasciati dalla pandemia sul mondo ebraico italiano, Di Segni spiega come ci sia un forte impegno a non dimenticare le vittime del virus. Inoltre, “compito ancora più grande per noi è quello di aiutare e assistere coloro che nelle nostre comunità hanno perso persone care a causa del Covid-19 e ora si sentono incredibilmente sole”.