CONCLUSA LA MISSIONE DI BENNETT A WASHINGTON

"Iran e nucleare, con gli Usa d'accordo
su una maggiore collaborazione strategica"

Bilancio positivo, da parte di Naftali Bennett, per la missione che l’ha portato a Washington nella sua prima visita in America da Primo ministro d’Israele.
Lasciando gli Usa all’alba di quest’oggi, ha parlato di occasione di confronto “calorosa” e “proficua” con Joe Biden. Stando alle dichiarazioni di Bennett, tra i due leader il rapporto sarebbe all’insegna della massima fiducia. Parole in linea con quelle espresse all’arrivo: “C’è una nuova amministrazione negli Stati Uniti e un nuovo governo in Israele. Da Gerusalemme – aveva affermato – porto con me un nuovo spirito di cooperazione che si basa sulla speciale e lunga relazione tra i due Paesi”.
Tra i temi che hanno caratterizzato il vertice la questione del nucleare iraniano, da tempo al centro delle preoccupazioni d’Israele. L’impressione di Bennett è che i risultati raggiunti siano andati oltre le previsioni della vigilia. “Ci siamo trovati d’accordo sulla necessità di una collaborazione strategica per arrestare la corsa al nucleare dell’Iran”, le sue parole prima di lasciare il Paese. Nella sua valutazione Biden “è un leader che ama Israele, sa esattamente cosa vuole, ma è attento anche alle nostre richieste”. Altro tema caldo la minaccia rappresentata da Hamas: Bennett avrebbe messo in chiaro che Israele è pronta a dare una mano nella ricostruzione, ma solo a patto che cessi al più presto il lancio di ordigni.
Quello avvenuto nel fine settimana è stato il primo incontro di persona dal momento dell’insediamento di entrambi i capi di governo. Fissato in origine per giovedì, è stato spostato al giorno successivo a causa degli attentati all’aeroporto di Kabul. Lo spostamento ha determinato un cambio di programma per la delegazione israeliana, che si è trattenuta a Washington anche durante tutto lo Shabbat.

(Nell’immagine Naftali Bennett mentre lascia gli Usa alle prime ore di questa mattina)

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NUOVE IMPRESE DALLA SCHERMA AL NUOTO 

Paralimpiadi, Italia e Israele ancora protagoniste

Mai come quest'anno le Paralimpiadi stanno regalando emozioni forti ai tifosi italiani e israeliani. 
Un intero Paese si è commosso per l'impresa di Bebe Vio, la popolare schermitrice e portabandiera della spedizione azzurra, che dopo aver vinto l'oro nella sua disciplina si è lasciata andare al pianto. Il motivo è stato presto spiegato: ad aprile, la sua testimonianza post-gara, ha rischiato l'amputazione del braccio sinistro e anche la morte. "Se sembra impossibile, allora si può fare... 2 volte!" le parole di Bebe, già vincitrice a Rio 2016. 


In risalto in Israele grandi imprese nel nuoto, dopo l'oro nei duecento metri dorso conseguito dall'arabo-israeliano Iyad Shalabi nei primi giorni di gara. Dalla vasca sono arrivati altri due ori, entrambi grazie al 21enne Mark Malyar primo nei duecento metri misti e poi nei quattrocento stile libero (in entrambi i casi con annesso record del mondo). Toccante la sua storia: Mark è a Tokyo insieme al fratello gemello Ariel. Entrambi sono nati con una paralisi cerebrale. All'età di cinque anni hanno iniziato a nuotare come parte del loro programma di riabilitazione. E da allora non hanno più smesso. 

SEGNALIBRO 

Rosh ha Shanah spiegato ai bambini

“Non c’è festa più dolce di Rosh ha Shanah, c’è la mela con il miele, il pane dolce, frutta e ci si augura che l’anno prossimo sia buono e dolce!”.
Elia è un bambino di circa otto anni, Jonathan il suo criceto. Sono i protagonisti di Il Seder di Rosh ha Shanah dei bambini con Elia e il criceto Jonathan (ed. Belforte), libro di preparazione al Capodanno ebraico per bambini curato da Giovanna Micaglio Ben Amozegh.
Rivolto alla fascia d’età tra i 6 e 10 anni e integrato dal testo del Seder secondo l’uso romano, il volume è introdotto da alcune riflessioni del rav Benedetto Carucci Viterbi sul significato della festa. A dipanarsi è poi il dialogo tra il bambino Elia e il criceto Jonathan. Un mezzo attraverso il quale, spiega Micaglio Ben Amozegh, “il piccolo lettore potrà seguire il rito in modo divertente e, al tempo stesso, apprendere i concetti fondamentali”. Elia infatti si pone quasi come un piccolo morè: spiega cos’è la festa, il significato dei vari cibi del Seder e risponde alle domande del cricetino in un dialogo immaginario ricco di spunti, arricchito anche da colorate illustrazioni.

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Kabul e il futuro
«I morti sono gli invisibili, ma non sono gli assenti» ha scritto Victor Hugo nel 1865, nel tempo del suo esilio. Molti anni dopo, in una condizione di non minore solitudine nel tempo della sconfitta della Francia di fronte all’avanzare dell’esercito di Hitler nel maggio 1940 Georges Bernanos nel suo «Les enfants humiliés» (1949) scrive: «L’avvenire non appartiene ai morti, ma a coloro che parlano di loro e che spiegano perché sono morti». Forse è così anche per noi, ora dopo Kabul, anche se facciamo fatica a dirlo. E a riconoscerlo.
                                                                          David Bidussa
Mission accomplished
Il ritiro del contingente militare americano dall’Afghanistan, negoziato e concordato a Doha, con gli accordi stipulati tra le parti in campo il 29 febbraio 2020, sta avvenendo – e quindi ultimando – nel peggiore dei modi possibili. Le modalità convulse sono evidenti a tutti, impietosamente raccontate dai mass media. Per inciso: ancora una volta sappiamo della tragedia nella quale un Paese è di nuovo sprofondato grazie ai mezzi di informazione. Quelle che ci giungono, infatti, sono le immagini che ancora possono essere inviate dall’aeroporto di Kabul. Poiché sappiamo poco o nulla del resto di un territorio che misura invece più di seicentocinquantamila chilometri quadrati (più di venti volte la dimensione d’Israele, oltre il doppio dell’Italia).
 
                                                                          Claudio Vercelli
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