UCRAINA SOTTO ATTACCO - LA NOTA DEI RABBINI ITALIANI 

"La pace arrivi tra gli uomini"

L’Assemblea dei Rabbini d’Italia, di fronte al drammatico evolversi del conflitto in corso tra Russia e Ucraina, che già tanta sofferenza sta provocando, invita i Rabbanim e le Comunità a recitare al termine della tefillah di minchah i Salmi 120, 121, 130, invocando il Signore affinché preservi le popolazioni coinvolte da ulteriori sciagure e ispiri consigli di pace agli uomini, particolarmente ai governanti delle nazioni.
Si realizzi presto la profezia “Nessun popolo leverà più la spada contro l’altro e non impareranno più la guerra (Isaia 2,4)”.

Rav Alfonso Arbib, presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia

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IL CONTATTO TRA BENNETT E PUTIN

"Noi mediatori", la proposta di Israele

Israele si è candidato come mediatore per una risoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina. L'offerta è arrivata direttamente dal Primo ministro Naftali Bennett, durante una conversazione telefonica svoltasi quest'oggi con il presidente russo Vladimir Putin. "Israele vuol dare il suo contributo ed è a disposizione in ogni momento affinché le due parti si parlino", riferiscono alcune fonti diplomatiche citate dalla stampa locale. "Le parti hanno convenuto di continuare i contatti bilaterali russo-israeliani a vari livelli", ha comunicato il Cremlino in una nota. Venerdì scorso il presidente ucraino Zelensky aveva sollecitato un impegno diretto d'Israele nel negoziato, anche in considerazione dei buoni rapporti intrattenuti dal governo di Gerusalemme sia con Mosca che con Kiev. 

(Nell'immagine: un recente incontro tra Bennett e Putin)

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I SINDACI DEL MEDITERRANEO RIUNITI A FIRENZE

"Gerusalemme, i nostri cuori con l'Ucraina"

“I nostri cuori sono a Gerusalemme, ma sono anche con l’Ucraina. Dalla città della pace, preghiamo per la pace”. Dal Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio si leva l’appello di Moshe Lion, il sindaco della Capitale d’Israele. Uno dei protagonisti dell’ultima giornata del vertice internazionale di sindaci e vescovi che si è svolto a Firenze nel segno di Giorgio La Pira, il padre dei Colloqui Mediterranei.
“In questi giorni azioni di guerra si sono verificate contro l’Ucraina. Sentimenti di dolore hanno colto vescovi e sindaci, i quali congiuntamente auspicano che la violenza e le armi siano bloccate e siano evitate grandi sofferenze al popolo ucraino e si passi ad un negoziato che ricostruisca la pace” si legge nella Carta di Firenze, il documento redatto nell’ambito di questo storico appuntamento. “No alla guerra, vogliamo la pace” ha ribadito Dario Nardella, il primo cittadino del capoluogo toscano e principale artefice dell’incontro insieme al presidente della CEI Gualtiero Bassetti. Tre sindaci di grandi città del Mediterraneo hanno portato oggi il loro contributo: oltre a Lion, i suoi colleghi di Istanbul (Ekrem İmamoğlu) e Atene (Kostas Bakoyannis). “Tutti i popoli, tutte le fedi, hanno un posto speciale a Gerusalemme”, ha rimarcato Lion. “Moschee, sinagoghe, chiese, insieme ai luoghi più sacri per tutta l’umanità: il Monte del Tempio – Haram al-Sharif, il Muro Occidentale e il Santo Sepolcro. Il nostro massimo impegno è per la libertà di culto, per tutti”. Israele, ha proseguito, “continuerà a salvaguardare e tutelare” questo aspetto. Speranza di Lion è di avere nuovamente Bergoglio in visita a Gerusalemme, come già avvenne nel 2014, “per portare il suo messaggio di pace e tolleranza: saremmo onorati di accogliere a braccia aperte lui e tutti voi, colleghi”.

(Nell'immagine: i sindaci di Firenze, Istanbul, Gerusalemme e Atene)

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L'INTERVENTO DELLA VICESINDACA DI TEL AVIV

"Libertà, o è di tutti o non lo è"

“Non è una coincidenza se ci troviamo qui, tutti insieme, in questo preciso momento storico. Le cose, d’altronde, non succedono per caso”. È la lettura di Chen Arieli, vicesindaca di Tel Aviv, anche lei coinvolta nel grande meeting di Firenze. “Insieme siamo più forti” il suo messaggio durante una conversazione su “pace, sviluppo economico e sociale, cultura e relazioni interpersonali” che è stata dedicata alla memoria di David Sassoli e che ha visto anche l’intervento, tra gli altri, della sindaca di Sarajevo Benjamina Karic. Una presenza particolarmente significativa nell’imminenza di un anniversario che l’Europa è chiamata a non dimenticare: i 30 anni dall’inizio dell’assedio contro la capitale della Bosnia-Erzegovina. Collaborazione: questa, per la vicesindaca di Tel Aviv, la parola chiave di un’epoca complessa e tormentata. “Dobbiamo creare ponti e speranza, partendo da un principio fondamentale di cui tener conto: nessuno di noi è davvero libero fin quando l’intera umanità, nessuno escluso, sarà libera”. E ancora: “Da ogni situazione di crisi possono nascere opportunità”. In tal senso la Carta di Firenze firmata nelle scorse ore darebbe la necessaria forza “per un cambiamento globale, specie nell’area del Mediterraneo”. 
 

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Può accadere
Il 4 novembre 1956 le truppe dell’Armata rossa entrano a Budapest. Arrestano tutti i membri del governo riformatore e intimano la consegna delle armi. Il filosofo György Lukács, ministro della cultura, appoggia sul tavolo la sua penna stilografica. Ho ripensato in questi giorni a questa scena di molti anni fa. Non se sia già accaduta. So che può accadere.
                                                                         David Bidussa
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L'inquinamento
Ci sono guerre motivate da ragioni economiche, spesso inconfessabili e – come tali – inconfessate, così come guerre che nascono da opposte concezioni del futuro proprio e di quello altrui, laddove quest’ultimo è visto come una minaccia per se stessi. Le due ragioni, insieme ad altre, sono spesso indistinguibili. Comunque, la violenza bellica le travolge con la sua scia di morti, distruzione, sangue e lacrime. Lasciando le popolazioni desolatamente inermi dinanzi al vuoto che le circonda.
                                                                          Claudio Vercelli
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