“La libertà o è di tutti
o non è libertà”
“Non è una coincidenza se ci troviamo qui, tutti insieme, in questo preciso momento storico. Le cose, d’altronde, non succedono per caso”. È la lettura di Chen Arieli, vicesindaca di Tel Aviv, anche lei coinvolta nel grande meeting di Firenze. “Insieme siamo più forti” il suo messaggio durante una conversazione su “pace, sviluppo economico e sociale, cultura e relazioni interpersonali” che è stata dedicata alla memoria di David Sassoli e che ha visto anche l’intervento, tra gli altri, della sindaca di Sarajevo Benjamina Karic. Una presenza particolarmente significativa nell’imminenza di un anniversario che l’Europa è chiamata a non dimenticare: i 30 anni dall’inizio dell’assedio contro la capitale della Bosnia-Erzegovina. Collaborazione: questa, per la vicesindaca di Tel Aviv, la parola chiave di un’epoca complessa e tormentata. “Dobbiamo creare ponti e speranza, partendo da un principio fondamentale di cui tener conto: nessuno di noi è davvero libero fin quando l’intera umanità, nessuno escluso, sarà libera”. E ancora: “Da ogni situazione di crisi possono nascere opportunità”. In tal senso la Carta di Firenze firmata nelle scorse ore darebbe la necessaria forza “per un cambiamento globale, specie nell’area del Mediterraneo”. Risoluzione dei conflitti in corso, come quello tra Russia e Ucraina che ha segnato i lavori della conferenza, “ma anche promozione di politiche per il welfare” e occasioni di crescita anche in altri ambiti strategici. “Collaborare è possibile”, la valutazione conclusiva di Arieli. Emblematica la vicenda stessa della città bianca, nella sua riconosciuta peculiarità di “capitale della cultura e condivisione”.