IN ISRAELE OLTRE DUE MILIONI DI STUDENTI SONO TORNATI TRA I BANCHI 

"Primo giorno di scuola, una festa per l'intera nazione"

Il giorno tanto atteso da circa due milioni e mezzo di giovani israeliani è arrivato: in queste ore sono tornati tra i banchi di scuola con l'auspicio di non dover più affrontare le difficoltà della pandemia. “Il giorno di apertura dell'anno scolastico è una festa per studenti, genitori, insegnanti e tutta la società israeliana”, ha ricordato il Presidente d'Israele Isaac Herzog. “Nel prossimo anno accademico è importante lavorare per abbassare le barriere dentro di noi, per conoscere l'altro e il diverso, per mantenere una cultura della discussione rispettosa e dignitosa. - l'auspicio di Herzog - Studenti di Israele: vi auguro di acquisire conoscenze e abilità di vita, scienza e conoscenza”. 
L'apertura dell'anno scolastico israeliano è rimasta avvolta nell'incertezza per settimane. Il sindacato nazionale degli insegnanti aveva infatti minacciato uno sciopero nazionale. Il motivo, uno scontro con i ministeri delle Finanze e dell'Istruzione sulla richiesta di un miglioramento delle condizioni di lavoro del corpo docenti. Un'intesa è stata alla fine raggiunta con alcune condizioni migliorative delle retribuzioni e con l'introduzione – di cui si discute anche in Italia – di metodi per premiare i singoli insegnanti. “L'accordo è valido fino al 2026. - ha dichiarato il ministro delle Finanze uscente Avigdor Lieberman - In altre parole, non dovremo più chiederci 'se l'anno scolastico inizierà o no'. Questa tranquillità permetterà anche al sistema educativo di concentrarsi sui contenuti piuttosto che discutere di stipendi”. E sul tema dei contenuti e della qualità le sfide sono molteplici.

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IL NUOVO RABBINO CAPO DELLA CITTÀ RAV ARIEL FINZI

"Tornare a Torino, la chiusura di un cerchio"

Inizia un nuovo corso in questo Primo settembre per la Comunità ebraica di Torino. Rav Ariel Finzi da oggi è infatti ufficialmente il nuovo rabbino capo della città. “Da torinese è un ritorno, a ventiquattro anni di distanza, che mi rende orgoglioso e mi emoziona. E, non posso nasconderlo, mi intimorisce allo stesso tempo pensando ai grandi Maestri che mi hanno preceduto”, racconta a Pagine Ebraiche Finzi, che definisce questo suo ritorno a Torino come una “chiusura del cerchio. Qui sono andato alla scuola ebraica, qui ho conosciuto mia moglie... e ora torno in veste di rabbino capo con la fortuna di ereditare una Comunità unita grazie al lavoro di rav Ariel Di Porto che mi ha preceduto”. Poi il pensiero a Napoli, di cui è stato rabbino capo e dove ha lavorato per sette anni. Lì, spiega, “mi sono sentito a casa e ho avuto la possibilità di scoprire come si può collaborare senza conflitti, confrontando idee diverse e a volte opposte”. In una lettera di commiato dalla Comunità ebraica partenopea, Finzi esprime tutta la sua gratitudine agli iscritti e alla dirigenza comunitaria. “Credo che, grazie al lavoro di tutti noi, lascio una comunità diversa da come era quando arrivai sette anni fa: più unita e più consapevole delle proprie grandi capacità e forse con una strategia tracciata, che certamente verrà colta ed ampliata dal mio successore, Rav Cesare Moscati”.
Lo sguardo ora è rivolto al futuro e la priorità sono i giovani. “Non è solo una questione di coinvolgerli, ma di ricordare che saranno loro a prendere in mano le nostre comunità. Mi impegnerò quindi a stare loro vicino, senza imporre nulla, lasciando che siano loro a scegliere le modalità con cui partecipare. In generale, quello che mi preme è in ogni caso rafforzare il senso di comunità, l’idea che solo collaborando possiamo avere un futuro”.

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SEGNALIBRO

Dalla catastrofe alla speranza, rileggiamo Canetti

Da oggi nelle librerie “Dalla Catastrofe alla Speranza. Un alfabeto politico della vita offesa”, il nuovo saggio dello storico della filosofia Alfonso Musci. Pubblicato da Antonio Mandese Editore, il volume si compone di una raccolta di riflessioni dedicate ai grandi temi e alle parole chiave del nostro presente. Centrali nella sua elaborazione sempre stimolante la figura e il pensiero di Elias Canetti. Un autore citatissimo. Eppure, avverte Musci, “ancora poco studiato”. Per gentile concessione dell’editore ne pubblichiamo un brano.

Canetti è un autore citatissimo ma ancora poco studiato. Citatissimo perché i suoi appunti, aforismi, testi brevi, così come le sue bellissime tre autobiografie, hanno conosciuto larghissima circolazione e fortuna editoriale, quasi più che il suo unico romanzo (Die Blendung, 1935; traduzione italiana Auto da fé) e il suo grande trattato (Massa e potere, 1960). Poco studiato perché non inquadrabile in quella che possiamo definire enciclopedia accademica delle scienze, ma piuttosto radicato in una regione della conoscenza con plurime linee di confine: la filosofia, la linguistica, l’antropologia, la sociologia, l’ecologia. La sua opera si sviluppa attraverso una scrittura incurante di ogni registro ma con un’ambizione per l’epigramma.

Alfonso Musci

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Machshevet Israel - In dialogo con la Luna
Il programma Artemis I, momentaneamente rinviato, ossia il grande progetto scientifico e internazionale di tornare sulla luna/Luna (maiuscola o no?) suggerisce qualche annotazione ebraica sul nostro satellite naturale, che tanta poesia, letteratura e anche pensiero ha ispirato nel corso dei secoli: come non ricordare il Sidereus Nuncius di Galilei, che per primo ha ‘rivelato’ al mondo il volto della luna? Come non citare Alla Luna, di Leopardi, o il suo venditore di lunari nuovi? Chi non è rimasto suggestionato dalla novella di Pirandello, che ne porta il nome? Ma prima di loro già i maestri del Talmud avevano immaginato e narrato un fascinoso dialogo tra Il Santo Benedetto e la Luna intesa come ‘il piccolo luminare’, piccolo rispetto al sole, a commento di Bereshit/Gn 1,16. Quel dialogo si trova nel Talmud Bavli, trattato Chullin 60b, nel contesto di una riflessione precedente tra grande e piccolo, ad esempio tra il bue e l’asino, due animali entrambi importanti nella vita agricola dell’antico popolo d’Israele.
Massimo Giuliani
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