Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui      31 Ottobre 2022 - 6 Cheshvan 5783
IL PAESE DOMANI AL VOTO

Israele, il rischio è un nuovo stallo

A meno di ventiquattro ore dall’apertura dei seggi, la consapevolezza in Israele è che ci vorrà tempo prima di sapere chi effettivamente avrà vinto le elezioni. Come già capitato in passato, ci si aspetta che il voto dei soldati – conteggiato per ultimo – possa cambiare gli equilibri. E per avere i risultati definitivi potrebbero volerci giorni e non solamente ore. E anche allora non è detto che emerga un reale vincitore: i sondaggi danno infatti come più probabile un nuovo stallo e un parlamento privo di una chiara maggioranza. C’è però un favorito ed è sempre Benjamin Netanyahu. Ancora una volta – la quinta in meno di quattro anni – questa elezione viene presentata dai media come un referendum sul leader del Likud. Il suo partito sarà quasi certamente il più grande alla Knesset e la sua coalizione – formata dai religiosi Shas e Yahadut HaTorah e dall’estrema destra del Sionismo religioso – si dimostra, all’alba del voto, solida e coesa. Il settantatreenne Netanyahu – che per l’undicesima volta si presenta al voto come guida del Likud – intanto dà qualche accenno di cosa farà se dovesse tornare al potere dopo un anno da capo dell’opposizione. Intervistato dalla radio dell’esercito, ha parlato della possibilità di nominare il candidato kahanista di estrema destra Itamar Ben Gvir come prossimo ministro della Pubblica sicurezza. “Non lo escludo” ha affermato Netanyahu, aggiungendo però che “ci sono molti candidati”. L’affermazione è stata ripresa da diversi analisti, che hanno evidenziato come in passato Netanyahu avesse invece pubblicamente escluso la possibilità di affidare un ministero a Ben Gvir. L’ingresso di quest’ultimo in un governo, riporta il giornalista di Maariv Ben Caspit, è visto con preoccupazione, tra gli altri, dall’amministrazione Usa e dai nuovi alleati degli Emirati Arabi Uniti. Secondo Caspit una maggioranza costruita con Ben Gvir e con Bezalel Smotrich (l’altro leader del partito Sionismo religioso) potrebbe “isolare internazionalmente Israele” e “mettere a rischio i principali successi diplomatici nella regione” di Netanyahu. Il riferimento è in particolare agli Accordi di Abramo, siglati dal leader del Likud con Bahrein ed Emirati. Proprio da Abu Dhabi è arrivato un messaggio preoccupato: il ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed ha messo in guardia Netanyahu dall’includere Ben Gvir e Smotrich nel prossimo governo, secondo quanto riporta il Times of Israel.

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A TRE SETTIMANE DAL VIA LE APERTURE DI UNO SCEICCO VERSO ISRAELE

Mondiali in Qatar, il tema dei diritti 
e la diplomazia del pallone 

È una delle edizioni dei Mondiali di calcio più discusse di sempre quella che prenderà il via in Qatar il 20 novembre con l’incontro inaugurale tra i padroni di casa e l’Ecuador. Non tanto per l’organizzazione in un periodo inedito dell’anno (i Mondiali si disputano tradizionalmente in estate) né per la collocazione in una realtà senza alcuna tradizione calcistica alle spalle. Il grande tema infatti è quello dei diritti umani negati. E in particolare dei soprusi subiti da lavoratori senza tutela nella costruzione degli stadi e di alcune infrastrutture (strade, ferrovia, aeroporto). Molte migliaia, denunciano alcune associazioni, sarebbero i morti causati da sfruttamento estremo in condizioni inaccettabili. “The show must go on” sembra però dire la Fifa, che non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di un trasferimento del torneo in altra sede. 
In Qatar intanto è “calcio-mania”. Uno sceicco, Hamad Al Suwaidi, si è fatto costruire una riproduzione gigante della coppa e l’ha fatta installare all’esterno della sua residenza di Doha. A parte questa trovata, ha fatto parlare per alcune sue dichiarazioni dissonanti rispetto alla linea di un Paese i cui governanti si sono spesso distinti per la solidarietà ai terroristi di Hamas. In una intervista con l’emittente Kan ha infatti auspicato una prossima normalizzazione dei rapporti con Israele, sfruttando anche l’occasione dei Mondiali che dovrebbero vedere la presenza, sugli spalti, di migliaia di tifosi israeliani. “Non possiamo bandire Israele per sempre, anche perché Israele non se ne andrà. Bisogna essere realisti”, la sua sottolineatura. Al Suwaidi si è detto consapevole “del fatto che le mie dichiarazioni susciteranno delle critiche”. Ma, ha aggiunto, “non ho fatto niente di male: amo la pace e spero che la pace si diffonda nel mondo, ponendo fine a guerre e problemi”.

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LA LEZIONE DEL RAV JOHNNY SOLOMON

"Non si è leader se non si sa ascoltare"

“Le forme più importanti di leadership non derivano dalla posizione, dal titolo, non dal prestigio e dal potere, ma dalla volontà di lavorare con gli altri per ottenere ciò che non possiamo fare da soli. Parlare, ascoltare, insegnare, imparare, trattare le opinioni degli altri con rispetto anche se non sono d’accordo con noi. Spiegare pazientemente e in modo convincente perché crediamo in ciò in cui crediamo e facciamo ciò che facciamo”. È uno degli insegnamenti trasmessi da rav Jonathan Sacks nel suo saggio Lessons on leadership, uno dei tanti testi fondamentali scritti dall’ex rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth scomparso nel 2020. A condividerlo rav Johnny Solomon, che del rav Sacks è stato allievo, nel corso di un incontro sulla sfida di essere un “Jewish influencer” svoltosi al Tempio Bet Michael. Noto anche come “Virtual Rabbi” per la sua capacità di interagire e comunicare attraverso le moderne tecnologie, rav Solomon è stato protagonista di una serie di iniziative tra Roma e Firenze a cura dell’area Cultura e Formazione UCEI.

 

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MARCIA SU ROMA, IL CENTENARIO

Predappio vista da vicino 

Migliaia di neofascisti hanno di nuovo affollato le strade di Predappio. Ecco un’analisi di questo fenomeno redatta dal ricercatore austriaco Maximilian Aelfers, che ha svolto un periodo di servizio civile alla Fondazione Cdec di Milano, già apparsa su Pagine Ebraiche.

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