Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui   21 Dicembre 2022 - 27 Kislev 5783

LILIANA SEGRE E LA MOBILITAZIONE IN SOLIDARIETÀ DEI MANIFESTANTI IRANIANI

“In Iran, donne esempio di coraggio”

A ricordare come in Iran ormai da tempo sia stato superato “ogni limite” e non si possa “in alcun modo accantonare” il tema dei diritti degli iraniani è stato in queste ore il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Intervenendo alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, il Presidente della Repubblica ha ricordato come “al centro del nostro sistema di valori c'è la dignità umana e il rispetto della persona, che oggi vediamo invece in tante parti del mondo calpestato”. E l'Iran è uno di questi luoghi. Da settimane il regime reprime con ferocia le manifestazioni innescate dall'uccisione, per mano della polizia morale iraniana, di Mahsa Amini. La giovane era stata arrestata con l'accusa di aver messo il velo in modo errato e dopo tre giorni in carcere le autorità ne avevano annunciato la morte. Da lì in tutto il paese, soprattutto le donne sono scese in piazza e per le strade per chiedere giustizia e libertà. Al loro coraggio è andato il pensiero e sostegno della senatrice a vita Liliana Segre. “Io sono sempre stata molto femminista, sempre con le donne e per le donne. - ha raccontato Segre, in una recente video intervista realizzata dal regista Ruggero Gabbai - Essendo (l'Iran) un paese in cui la democrazia non si conosce, mi sembra molto importante che siano le donne le prime ad avere più coraggio”.

Leggi

LE FAMIGLIE IN VISITA A ROMA E L'INCONTRO CON BERGOGLIO 

Israeliani ostaggio dei terroristi di Hamas,
l'appello all'Italia e al Vaticano per un aiuto

In un’aperta violazione dei più elementari diritti umani, il gruppo terroristico Hamas tiene in ostaggio a Gaza due civili israeliani affetti da disturbi mentali e non ha mai restituito i corpi di altrettanti soldati caduti durante l’operazione militare “Margine protettivo” dell’estate del 2014. Questi i loro nomi: Avera Mengistu e Hisham Al-Sayed, Oron Shaul e Hadar Goldin. Alla fine di luglio di quell’anno Shaul è rimasto vittima di un attacco contro un veicolo corazzato che trasportava al suo interno sette soldati: in seguito all’attacco, è stato rapito. L’esercito israeliano ha poi dichiarato il suo decesso. Goldin invece è stato ucciso il primo giorno di agosto, due ore dopo la firma di un cessate il fuoco al quale il movimento islamista ha scelto di non attenersi. Di origine etiope Mengistu, beduino Al-Sayed: entrambi hanno attraversato in passato la barriera che separa Israele dal nord della Striscia, per non fare mai ritorno a casa. Dell’evoluzione della loro prigionia non si sa praticamente niente. “In spregio del rispetto del diritto internazionale, l’organizzazione terroristica Hamas tiene in ostaggio quattro israeliani, negando le proprie responsabilità, impedendo l’accesso ai rappresentanti della Croce Rosse e privando cinicamente le famiglie dei quattro israeliani, di ogni sorta di informazione e contatto relativa ai loro cari”, denuncia l’ambasciata d’Israele in Italia. Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla loro sorte i familiari dei soldati caduti e dei civili in ostaggio a Gaza si trovano in queste ore a Roma e hanno varcato anche la soglia del Vaticano, incontrando in udienza privata papa Francesco. Ad accompagnarli l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz. Durante l’udienza, rende noto l’ambasciata, Bergoglio ha espresso la propria vicinanza e annunciato l’impegno ad aiutare le famiglie “anche rivolgendosi ai leader del mondo islamico”.

Leggi

IL PREMIO GIANCARLO DORIA A MANUEL DISEGNI, L'INTERVENTO ALLA CERIMONIA

Marx e l’antisemitismo

“Per comprendere la natura e le cause dell’antisemitismo moderno è necessario conoscere le strutture della società capitalistica in cui si è generato. Questo è tanto ovvio come il fatto che lo studio di una patologia deve fondarsi su adeguate conoscenze anatomiche. Ma è vero anche il contrario: con la mia ricostruzione della vicenda biografica e intellettuale di Karl Marx credo di aver mostrato che proprio un’analisi attenta del fenomeno antisemita consente un accesso privilegiato alla comprensione generale di come funziona la società in cui viviamo”. Ad evidenziarlo Manuel Disegni, docente a contratto all’Università di Torino e giornalista professionista formatosi nella redazione UCEI, durante la cerimonia di consegna del Premio Giancarlo Doria per la sua tesi di dottorato di prossima pubblicazione su “Karl Marx e l’antisemitismo moderno. Genesi e sviluppo della teoria critica della società borghese e della sua questione ebraica”. Il premio, dedicato a un giovane studioso e documentarista scomparso prematuramente nel 2010, gli è stato consegnato dal vicepresidente della Camera dei deputati Sergio Costa. Ad intervenire anche Giovanni Rizzoni, Fulco Lanchester e Marco Debenedetti.
Proponiamo di seguito un estratto dall’intervento di Manuel Disegni su Marx e l’antisemitismo.


Dal punto di vista della coscienza liberale che dominava il suo secolo, l’antisemitismo era una superstizione medievale ormai debellata, un residuo del mondo cristiano e feudale destinato a scomparire del tutto nel nuovo mondo fondato sulla libertà e l’eguaglianza giuridica di tutti gli individui. Marx non era d’accordo con questo punto di vista. La mia tesi è che questo disaccordo sia decisivo in tutte le fasi di sviluppo del suo pensiero, dalla critica giovanile alla filosofia tedesca fino alle critiche più tarde al socialismo francese e all’economia politica dei classici britannici. Con gli antisemiti Marx ebbe a che fare per tutta la vita, soprattutto all’interno del suo stesso campo politico. Tutti gli ambienti in cui fu attivo erano attraversati dalle più moderne tendenze antisemite. Non mancavano loro rappresentanti fra i filosofi atei e rivoluzionari della sinistra hegeliana, né nei movimenti radicali e democratici del ‘48, né fra i cospiratori insurrezionalisti della bohême parigina, né nei grandi partiti socialdemocratici della seconda metà del secolo, né ai più altri livelli dirigenziali della Prima Internazionale. Non di rado fu la stessa, influente persona di Marx oggetto di attacchi e vituperi antisemiti da parte di rivali. Si pensi ai suoi numerosi e aspri contrasti con figure quali Feuerbach, Proudhon, Bakunin, Bruno Bauer, Joseph Dietzgen, Alfred Wagner, per menzionare solo alcuni dei più significativi.

Manuel Disegni

Leggi

LE INIZIATIVE IN COLLABORAZIONE CON UCEI E COMUNITÀ DI NAPOLI

La Calabria e gli ebrei, nuove luci
per costruire consapevolezza

Molte accensioni di Chanukkiot hanno acceso e accenderanno ancora la Calabria nelle prossime ore. Da Rota Greca a Nicotera, sostando a Santa Maria del Cedro e passando dall’antichissima sinagoga di Bova Marina. Una delle più significative testimonianze della millenaria presenza ebraica in Italia.
Un impegno, promosso dalle istituzioni locali, che vede il contributo di UCEI e Comunità ebraica di Napoli e la partecipazione in particolare del vicepresidente UCEI Giulio Disegni, del rabbino capo di Napoli rav Cesare Moscati e del referente della Comunità ebraica napoletana per il territorio calabrese Roque Pugliese.

Leggi

IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI E LE RICETTE DELLA FESTA

Chanukkah con DafDaf, otto giorni in cucina

Arrivare al quarto giorno di Chanukkah senza aver ancora mangiato almeno un bombolone è praticamente impossibile. Non è chiaro quando i bomboloni - o sufganiot, o krapfen, o anche donuts, a seconda di dove ci si trova - siano diventati il dolce tradizionale di Chanukkah, ma sono fritti nell'olio, e sono buonissimi, per cui non potevano non trovare posto nella rubrica "in cucina", che Claudia De Benedetti, nell'ultimo numero di DafDaf, ha dedicato alle ricette tipiche della festa più amata dai bambini.

a.t. social @ada3ves

Leggi

OTTO GIORNI OTTO LUMI

La forza dell’intendimento

Rav Shemuel Rozovsky (1913-1979), insegnante di Talmud presso la Yeshivat Ponevez a Benè Berak in Israele, spiegò l’espressione del tradizionale canto “Maoz Tzur” che dice “Benè binà yemè shemonà kave‘ù shir urnanim/I figli dell’intendimento hanno fissato otto giorni di canto e grida gioia” sulla base delle parole di RaSH”Y (Rabbì Shelomò Ytzchaqy, 1040-1105) che nel commento ai Proverbi (1:5) dice: “Chi possiede intelligenza/binà può comprendere un concetto dentro un altro concetto”.

Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

Leggi

LA DELIBERA DELL'ASSEMBLEA CAPITOLINA

“Fondazione Museo della Shoah di Roma,
azione sempre più incisiva”

Nella sua ultima seduta l’Assemblea Capitolina ha approvato una delibera che consentirà l’iscrizione, alla Fondazione Museo della Shoah di Roma, nel registro Unico nazionale del Terzo settore. Per la presidente della commissione Cultura e Lavoro Erica Battaglia, si tratta del primo passo “per ampliare il raggio di azione della Fondazione, permettendo di accedere a una serie di agevolazioni e opportunità in chiave economica e fiscale”. Annuncia ancora la Consigliera capitolina: “Ci adopereremo con tutti i soci per rendere sempre più incisiva la missione della Fondazione, custodire e trasmettere la Memoria di quello che è accaduto”.

Leggi

IL CICLO DI CONFERENZE AL MUSEO EBRAICO DI TRIESTE

“I romani e la Giudea del primo secolo
un quadro ebraico variegato”

La storia della Giudea nel primo secolo è un tema di straordinario interesse, con varie fonti e interpretazioni di cui tener conto. Molte le questioni attorno alle quali gli storici continuano a dibattere e confrontarsi. A parlarne nella sede del Museo ebraico triestino il docente di storia romana Ariel Samuel Lewin, intervenuto nell’ambito del ciclo di incontri “Israele: Archeologia e Storia”. Professore all’Università della Basilicata e direttore del centro interuniversitario internazionale Ancient Cities, Lewin ha portato i presenti a riflettere sulle vicende di un’epoca in cui, è stato spiegato, “la lotta politica e il presentarsi di varie correnti religiose in seno all’ebraismo condussero a fortissime tensioni”. I decenni che precedettero la rivolta anti-romana furono infatti segnati, è stato ricordato, “da aspre contrapposizioni all’interno del ceto dei maggiorenti” e videro l’emergere “di una diffusa opposizione nei confronti degli esponenti della dinastia erodiana”. Al vaglio anche le pagine scritte da Flavio Giuseppe, tra le più importanti testimonianze relative a quell’epoca, oltre al “quadro variegato del mondo ebraico” e dei suoi particolarismi regionali “dei Galilei, degli Idumei, dei Samaritani e degli stessi abitanti della Giudea”. Mondi portatori, nella loro complessità ed eterogeneità, “di idee e di priorità diverse”.

Leggi

Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Le testate giornalistiche non sono il luogo idoneo per la definizione della Legge ebraica, ma costituiscono uno strumento di conoscenza di diverse problematiche e di diverse sensibilità. L’Assemblea dei rabbini italiani e i suoi singoli componenti sono gli unici titolati a esprimere risoluzioni normative ufficialmente riconosciute. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.

 
La rubrica “Opinioni a confronto” raccoglie interventi di singoli autori ed è pubblicata a cura della redazione, sulla base delle linee guida indicate dall’editore e nell’ambito delle competenze della direzione giornalistica e della direzione editoriale. 
È compito dell'UCEI incoraggiare la conoscenza delle realtà ebraiche e favorire un ampio ed equilibrato confronto sui diversi temi di interesse per l’ebraismo italiano: i commenti che appaiono in questa rubrica non possono in alcun modo essere intesi come una presa di posizione ufficiale dell’ebraismo italiano o dei suoi organi di rappresentanza, ma solo come la autonoma espressione del pensiero di chi li firma.

Ulisse ed Enea

Abbiamo affrontato, nelle scorse puntate, la questione di un possibile parallelo tra il viaggio ultramondano di Dante e quelli effettuati, prima di lui, da Abramo, Mosè, Enea e Ulisse (i primi tre nei libri della Genesi e dell’Esodo e nell’Eneide, il quarto solo nella fantasia dantesca). Inizierei con Ulisse.
Del possibile significato del XXVI Canto dell’Inferno abbiamo già avuto modo di parlare, e rinviamo a quanto già precedentemente argomentato. Ciò che appare opportuno sottolineare, nell’ambito dell’odierno discorso, è il fatto – generalmente non tenuto in considerazione da parte della critica dantesca – che la vicenda di Ulisse, nell’Inferno dantesco, è oggetto di due distinti giudizi, che vanno tenuti nettamente distinti.
Sul piano strettamente morale e teologico, infatti, non c’è dubbio che l’eroe greco sia destinato alla dannazione eterna, che lo vede confinato nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio, tra i traditori di coloro che non si fidano. Su questo, il poeta non mostra dubbi o esitazioni di sorta: Ulisse ha usato la frode, l’inganno, l’astuzia, è grazie a questi che ha vinto la sua guerra, non in virtù del proprio valore militare (che pure, certamente, non gli faceva difetto). Per questo, la sua punizione è giusta, non merita commiserazione. Ma, nel racconto che l’eroe fa a Dante, dall’interno della fiamma in cui è imprigionato insieme a Diomede, Ulisse non parla del cavallo di Troia, dello stratagemma che gli permise di avere ragione del suo valoroso nemico, ma solo di quello che gli accadde dopo, quando, ignorando la sua “dolcezza di figlio” e il “debito amore” coniugale, volle mettere sé e i suoi compagni “per lo mare aperto”, per scoprire ciò che era celato al di là di quei “riguardi” che furono segnati da Ercole “acciò che l’uom più oltre non si metta” (Inf. XXVI. 108-109). È vero che il suo fu un atto di orgoglio e di superbia, e che, come abbiamo scritto, quel viaggio temerario, che lo avrebbe perduto, era effettuato soltanto “in orizzontale”, e che non lo avrebbe potuto, perciò, condurre alla salvezza. Ma Ulisse non è punito per questo. Non è vero, come spesso si legge, che ci sarebbe una contraddizione tra la condanna del peccatore e l’ammirazione per il coraggio del viaggiatore assetato di fare “esperienza,/ di retro al sol, del mondo senza gente” (Inf. XXVI. 116-117), che sprona i suoi compagni a non smarrire il senso della loro “semenza” (118), consistente nel seguire “virtute e canoscenza” (120).
L’ammirazione di Dante per Ulisse è piena, assoluta, ma riguarda specificamente il coraggio dell’eroe e la sua sete di conoscenza, due elementi entrambi alla base anche del viaggio di Dante, anch’esso mosso da entrambi. Ci vuole un grande coraggio per scendere tra le anime dannate, e la Commedia è una straordinaria enciclopedia del sapere, per la cui realizzazione il poeta impiegò tutte le sue energie.
Ulisse non sa cosa ci sia oltre le colonne d’Ercole, e non ha, né può avere, alcun progetto su cosa fare una volta raggiunto l’approdo, proprio perché non sa se ci sia un approdo.
In questo la tragica forza del viaggio, il nobile eroismo del viaggiatore, ma anche il loro limite. È pericoloso partire senza una meta.
Diverso, invece, il debito del viaggio di Dante nei confronti di quello di Enea, che, rispetto a quello di Ulisse, presenta un fondamentale elemento supplementare, che è la costruzione di una nuova realtà. Anche Enea, come Ulisse, ovviamente, è animato da coraggio e da sete di conoscenza, ma, in più, egli persegue un preciso obiettivo, che è la fondazione di una patria destinata ad accogliere tutti gli uomini della terra, a diventare la monarchia universale ed eterna. Enea costruirà il suo regno con la forza delle armi, ma il suo viaggio prenderà forma nei versi di quel poeta immortale che, eletto da Dante a suo “maestro e autore” (Inf. I. 85), lo avrebbe accompagnato nel suo viaggio, fino alla soglia del Paradiso.
Il viaggio di Enea è il viaggio di Virgilio, ed entrambi rappresentano la base del viaggio di Dante, che intende completare la loro opera, dando alla monarchia la legittimità della giustizia divina.
Ma i precedenti di Ulisse ed Enea non bastano a spiegare il senso del viaggio di Dante, che trova la sua principale fonte di ispirazione in due altri viaggi, quelli di Abramo e di Mosè.
Torneremo sul punto nelle prossime puntate.

 

Francesco Lucrezi

Leggi

Twitter
Facebook
Website