Netanyahu: "Iran, nuove alleanze, infrastrutture
le tre grandi sfide del mio governo"
Prende il via il 37esimo governo d'Israele. A guidarlo, per la sesta volta dal 1996, il Primo ministro Benjamin Netanyahu, leader del Likud. Alle sue spalle, la coalizione formata dall'estrema destra del Sionismo religioso, Otzmah Yehudit e Noam e dai partiti haredi (ultraortodossi) Shas e Yahadut HaTorah. Con il giuramento odierno prende dunque vita il nuovo esecutivo, descritto come il più a destra della storia del paese. Tre, secondo quanto dichiarato da Netanyahu dagli scranni della Knesset, i suoi principali obiettivi. Il primo: “contrastare gli sforzi dell'Iran di ottenere l'atomica”. Il secondo: “sviluppare l'infrastruttura del paese, compreso la realizzazione di un treno ad alta velocità. Il terzo compito è continuare ad allargare il cerchio della pace con gli Stati arabi, con l'obiettivo di porre fine al conflitto arabo-israeliano”. Oltre a queste maggiori sfide, il sesto governo Netanyahu, contestato già nel suo primo giorno da un migliaio di manifestanti fuori dalla Knesset, si pone come obiettivi anche “il ripristino della governabilità, affrontare il costo della vita e aggiornare il sistema educativo a beneficio di tutti i bambini di Israele, senza eccezioni”. Netanyahu si è poi rivolto all'opposizione, che lo ha ripetutamente contestato. “Non ho bisogno di sentire le vostre urla per sapere che ci sono differenze di opinione tra noi, ma c'è un ampio consenso tra noi sulla maggior parte delle sfide che dobbiamo affrontare, anche se certamente non su tutte”. Il Premier si è poi soffermato sulle preoccupazioni della minoranza e di una parte dell'opinione pubblica per alcune radicali riforme nel programma della maggioranza (costituita da 64 parlamentari su 120 totali). “Sento le ricorrenti lamentele - ha dichiarato Netanyahu - sulla 'fine dello Stato', la 'fine della democrazia'. Membri dell'opposizione, perdere alle elezioni non è la fine della democrazia, è l'essenza della democrazia. Un regime democratico è messo alla prova innanzitutto dalla disponibilità della parte perdente ad accettare la decisione della maggioranza. In una democrazia ordinata si rispettano le regole del gioco”. Poi un riferimento a quanto accaduto negli Usa il 6 gennaio 2021, con l'assalto dei sostenitori di Donald Trump al Campidoglio. “In una democrazia - le parole del leader del Likud - non si scavalca il recinto del Campidoglio e non si scavalca il recinto della Knesset”.
“Gli archivi sono la chiave d’accesso alla storia”. A dirlo uno dei punti di riferimento dell’archivistica italiana, Claudio Pavone. Quando infatti si parla di archivi il nome di Pavone, storico e appunto archivista, torna inevitabilmente di attualità. È stato lui a redigere il testo della nuova legge archivistica, avviata nel 1958 e adottata nel 1963, ed è stato lui ad elaborare il progetto della Guida generale degli archivi di Stato italiani, i cui quattro volumi hanno richiesto venticinque anni (1969-1994), ma hanno posto l’Italia all’avanguardia nella metodologia e nella concettualizzazione dell’organizzazione archivistica. Eppure parliamo di un settore in sofferenza. In particolare se guardiamo agli Archivi di Stato. Secondo i dati forniti al settimanale L’Essenziale da Claudio Meloni, responsabile per i beni culturali della Funzione pubblica Cgil, in queste istituzioni – in cui sono conservati oltre quattordici milioni di pezzi – nel 2022 avrebbero dovuto lavorare 600 archivisti e invece il numero attuale è di 279. Se si pensa che nel 1997 la pianta organica di questo personale qualificato prevedeva un numero di 950 archivisti, si comprende la difficoltà di quest’attività teoricamente fondamentale per avere, come diceva Pavone, una chiave d’accesso alla storia. Per l’Anai (Associazione nazionale archivistica italiana) oggi questo lavoro corrisponde a molteplici ruoli: operatore di cultura, consigliere e collaboratore del ricercatore. “L’archivista ha sviluppato, grazie ai servizi di assistenza presso istituti che conservano archivi storici, un’attitudine all’apertura nei confronti dell’esigenza del pubblico di accedere ai documenti e una crescente capacità di svolgere quindi un prezioso e delicato servizio sociale”. A maggior ragione in un paese come l’Italia dove il patrimonio di documenti è plurisecolare quanto sterminato, è necessario riscoprire il ruolo di queste figure. “La scienza archivistica è appunto una scienza. È un lavoro che non si improvvisa. – sottolinea a Pagine Ebraiche il direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Gadi Luzzatto Voghera – Servono competenze specifiche, anche in ambito ebraico, per coltivare, costruire, aggiornare gli archivi, strumenti fondamentali di conoscenza. Però queste competenze si stanno perdendo. Per fare un esempio concreto: c’è tantissimo materiale, che riguarda anche l’Italia, che risale al Settecento e all’Ottocento scritto in corsivo gotico. Ecco, ora non c’è praticamente più nessuno in grado di leggerlo. È come se fosse una lingua persa, anche in Germania. Così però si rischiano di perdere delle fonti e di conseguenza pezzi della nostra storia”.
Il gruppo filonazista Do.Ra (Comunità militante dei Dodici Raggi) deve essere sciolto. A chiederlo l'Anpi di Milano dopo l'ennesimo caso che coinvolge il movimento di estrema destra con sede in provincia di Varese. Con una vergognosa locandina raffigurante quattro SS che brindano, Do.Ra ha infatti pubblicizzato una sua iniziativa per capodanno nel varesotto. “Ci chiediamo con profonda preoccupazione quali siano le ragioni per le quali da parte della magistratura e delle pubbliche autorità non si sia ancora provveduto a sciogliere questa pericolosa setta che, fra l’altro, inneggia alla lotta armata e che si contrappone ai principi della nostra Carta Costituzionale e alle leggi Scelba e Mancino”, l'appello del presidente dell'Anpi Milano Roberto Cenati. “Il 27 dicembre di quest’anno ricorre il 75° anniversario della promulgazione della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza. Il modo più significativo per celebrare questa importante ricorrenza - afferma Cenati - sarebbe quello di mettere in atto le necessarie misure per sciogliere la setta nazista dei Do.Ra che offende la Memoria di coloro che furono perseguitati per la sola colpa di essere nati e di quanti si opposero alle nefandezze del nazifascismo”.