IL RINNOVO DEL CONSIGLIO E LA NOMINA ALL'UNANIMITÀ
Torino ebraica, Dario Disegni confermato presidente
"Facciamo squadra per il bene della Comunità"
Eletto presidente all’unanimità dal suo Consiglio, Dario Disegni continuerà a guidare la Comunità ebraica di Torino per un altro mandato, dopo aver ottenuto alle elezioni il maggior numero di preferenze. “Sono contento della fiducia degli iscritti e del Consiglio. Ora l’auspicio, dopo una campagna elettorale segnata da alcuni contrasti, è di poter lavorare in un clima di armonia e di cordiale collaborazione”, sottolinea Disegni a Pagine Ebraiche. “Dobbiamo fare squadra per il bene comune della nostra Comunità”. La scelta unanime del Consiglio – formato da sette eletti per la lista Comunità Futura e cinque per la lista Anavim – di confermarlo alla presidenza va in questa direzione, sottolinea Disegni. “Proseguiamo l’ottimo lavoro intrapreso nella precedente consiliatura, che ha dovuto affrontare la crisi drammatica della pandemia e la ripresa dopo la fine dell’emergenza sanitaria”. Molti i fronti su cui dare continuità, così come quelli in cui aprire nuove iniziative: dalla scuola al riavvicinamento dei lontani, dall’impegno per i giovani a quello culturale. Ad affiancare Disegni in Giunta, la vicepresidente Anna Segre, Arnaldo Levi, Lucia Levi e Sara Levi Sacerdotti.
“Il contesto nel quale il nuovo Organo direttivo sarà chiamato a svolgere il suo compito al servizio della Comunità è quanto mai difficile per le gravi tensioni a livello internazionale, con una guerra nel cuore dell’Europa, i pericoli esterni e i contrasti interni nello Stato di Israele, i venti di intolleranza, di razzismo e di antisemitismo che soffiano minacciosi in tutto il mondo e quindi anche nel nostro Paese”, spiega il presidente in un messaggio inviato agli iscritti. Anche il quadro interno, evidenzia, è delicato. In particolare alla luce del decremento demografico, dovuto a diversi fattori: dalla bassa natalità, all’emigrazione di giovani verso altre città italiane e all’estero, “nonché a fenomeni preoccupanti di disaffezione e di allontanamento, per i più diversi motivi, di tanti iscritti”. Questioni aperte, su cui concentrare il proprio impegno con la consapevolezza che la Comunità può contare su una situazione economico-finanziaria solida e su un’offerta di servizi sempre maggiore. “Tra gli obiettivi del nuovo Consiglio – rileva il presidente a Pagine Ebraiche – promuovere attività sociali, aggregative e culturali per sensibilizzare e comprendere i motivi della disaffezione di tanti dalla Comunità. Con l’aiuto dell’ufficio rabbinico, vogliamo dare risposte efficaci ai diversi bisogni degli iscritti”.
Napoli e le radici del sogno scudetto:
le immagini inedite di Giorgio Ascarelli
Ormai tutte le scaramanzie (o quasi) sono andate in soffitta. Il terzo scudetto è in vista. E Napoli si prepara alla festa. Nel segno di Kvaratskhelia e Osimhen, i nuovi gemelli del goal. Nel nome di Diego Armando Maradona, emblema di anni leggendari che sembravano irripetibili. E andando ancora a ritroso nell’arco tracciato quasi un secolo fa da Giorgio Ascarelli, il filantropo ebreo che regalò alla città una squadra di calcio all’altezza del suo blasone e di nuove ambizioni che iniziavano allora a palesarsi. La risposta del Sud allo strapotere dei club del Nord, in un mondo del pallone che marciava in quelle settimane – si era nell’estate del 1926 – verso la svolta del professionismo. L’Internaples degli albori divenne così il Napoli, una realtà con prospettive finalmente nazionali. Ascarelli ne fu il fondatore e il primo presidente. Oltre che l’artefice di molte iniziative d’impatto pubblico. Come la costruzione a proprie spese dello Stadio Vesuvio, che gli fu poi intitolato a furor di popolo pochi giorni dopo la morte (avvenuta prematuramente nel 1930, quando aveva appena 36 anni). “Un’autentica meraviglia”, l’aveva definito la Gazzetta dello Sport. Uno dei suoi tanti doni a Napoli e ai napoletani cancellati dalla violenza del fascismo che in tempi di montante odio antiebraico avrebbe sradicato il segno di Ascarelli non soltanto da quell’impianto, ma anche dalla memoria collettiva.
“Pur grati a coloro che sono stati la nostra matrice – aveva annunciato nell’impostare il cammino sportivo del Napoli – l’importanza del momento e la maggiore dignità cui il nostro sodalizio è chiamato mi suggeriscono un nome nuovo, nuovo e antico come la terra che ci tiene, un nome che racchiude in sé tutto il cuore della città alla quale siamo riconoscenti per averci dato natali, lavoro e ricchezza”. L’inizio di una storia gloriosa cui rimanda un ritrovamento suggestivo e toccante da parte del giornalista Claudio Della Seta: alcuni filmati che immortalano Ascarelli tra ’28 e ’29, parte del Fondo Di Segni di proprietà di Daniela Di Segni e Gabriel Sagel.
“Non posso rinunciare a ciò che considero un mio preciso dovere. Io debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti”. Così si esprimeva Angelo Fortunato Formiggini in un ultimo messaggio alla moglie, poco prima di togliersi la vita. Un gesto pianificato per mesi e che il celebre editore, da poco raggiunto dai provvedimenti antisemiti del fascismo, concretizzerà gettandosi nel vuoto dalla Torre della Ghirlandina simbolo della sua Modena.
A raccontare la vita di Formiggini è il libro “Il fuoruscito” (ed. Piemme), scritto dal giornalista e autore tv Marco Ventura. Se ne parlerà a Milano, nel corso di un incontro in programma nel pomeriggio di domani alle 18.30 alla Rizzoli Galleria. Insieme all’autore Ferruccio de Bortoli e Daniele Levi Formiggini.
La Marcia della Speranza, appena svoltasi per il diciannovesimo anno, è un’iniziativa sociale dell’associazione Tsad Kadima (Un passo avanti).
Tsad Kadima è stata fondata oltre 36 anni fa da un gruppo di genitori di bambini con paralisi cerebrale ed è l’unica organizzazione senza scopo di lucro in Israele che mette in pratica l’approccio dell’educazione conduttiva. Un approccio che permette a bambini e adulti con disabilità complesse di credere in se stessi e nella loro capacità di apprendere, svilupparsi e diventare esseri umani autonomi, conducendo uno stile di vita attivo significativo e interessante nella comunità e con la libertà di prendere le proprie decisioni riguardo alla propria vita.