Formiggini e la ferita del ’38
“Non posso rinunciare a ciò che considero un mio preciso dovere. Io debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti”. Così si esprimeva Angelo Fortunato Formiggini in un ultimo messaggio alla moglie, poco prima di togliersi la vita. Un gesto pianificato per mesi e che il celebre editore, da poco raggiunto dai provvedimenti antisemiti del fascismo, concretizzerà gettandosi nel vuoto dalla Torre della Ghirlandina simbolo della sua Modena.
A raccontare la vita di Formiggini è il libro “Il fuoruscito” (ed. Piemme), scritto dal giornalista e autore tv Marco Ventura. Se ne parlerà a Milano, nel corso di un incontro in programma nel pomeriggio di domani alle 18.30 alla Rizzoli Galleria. Insieme all’autore Ferruccio de Bortoli e Daniele Levi Formiggini. “Il fuoruscito rappresenta il punto d’arrivo di un lungo percorso. Un lavoro di molti anni per dare forma alla storia di un grande innamorato dell’Italia e del libro, verso il quale aveva una cura fantastica” ha raccontato Ventura in una prima presentazione svoltasi a Roma nelle scorse settimane, con la partecipazione tra gli altri, a nome della famiglia, dell’ex Consigliera UCEI Franca Formiggini Anav. “Ogni cosa che faceva – la sua testimonianza – era connotata ebraicamente in modo profondo”.