“L’antisemitismo oggi ha tanti volti,
agiamo partendo dalla scuola”
Le linee guida per il contrasto all’antisemitismo sono un presidio di centrale importanza nei diversi ambiti in cui queste vanno a riverberarsi. Tra i più significativi il mondo della scuola, oggetto dallo scorso autunno di una campagna di promozione dei suoi principi su tutto il territorio nazionale.
Di scuola e di impegno contro la diffusione del “discorso d’odio online” si è parlato, al Salone del Libro di Torino, nell’ambito di un momento di confronto organizzato negli spazi del Ministero dell’Istruzione e del Merito cui hanno preso parte la pedagogista Milena Santerini, già coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni e il ricercatore ed esperto di hate speech Stefano Pasta.
L’antisemitismo, ha evidenziato la professoressa Santerini, non si presenta necessariamente sotto forme “classiche” come quelle del naziskin o di chi sfoggia simboli nazifascisti immediatamente riconoscibili come tali. Può presentarsi infatti anche “per gioco”, “per scherzo”, “banalizzando la Shoah come nel caso del no vax che ostenta una stella gialla” per dire che anche lui è un perseguitato, come al tempo della persecuzione antiebraica sfociata nello sterminio. Una casistica quindi ampia e complessa, che pone una sfida educativa non irrilevante a chi è investito di tale compito. Ai giovani, il messaggio di Santerini, “dobbiamo far capire che atteggiamenti apparentemente innocui sono la base di un odio che può crescere”.
Rapimento di Edgardo Mortara,
un sopruso che parla al presente
“La storia del rapimento di Edgardo Mortara è talmente atroce che, se non fosse vera, nessuno ci crederebbe”. Un dramma, la riflessione del giornalista Daniele Scalise, in primo luogo per la prima vittima di questa vicenda: il piccolo Edgardo, strappato ai suoi cari dalla Chiesa di Pio IX. “La lotta della famiglia per riaverlo, il ruolo del papa, poi il suo diventare un prete, ma odiato da tutto l'ambiente cattolico in cui si trovava. Un storia da romanzo”. E da cui Scalise - dopo aver firmato il saggio storico Il caso Mortara (ed. Mondadori) a cui si è ispirato il regista Marco Bellocchio per il suo “Rapito” in concorso a Cannes - ha effettivamente tratto un romanzo: Un posto sotto questo cielo (Longanesi), presentato in anteprima nel centro sociale della Comunità ebraica di Torino nei giorni del Salone del Libro. Un'iniziativa organizzata in collaborazione con l'Associazione Italia-Israele di Torino. A dialogare con l'autore, dopo i saluti del presidente della Comunità torinese Dario Disegni e del presidente della Associazione Italia-Israele locale Dario Peirone, la studiosa Eléna Mortara. “Una storia atroce e incredibile”, ha ricordato Disegni. Eppure vera e soprattutto, ha messo in evidenza Mortara, pronipote di Edgardo, un caso dall'impatto internazionale. “La battaglia per riavere Edgardo (che poi riallacciò i contatti con i suoi cari) fu in definitiva perduta, ma la guerra per l'Emancipazione ebraica, su cui questo caso ebbe grande influenza, fu vinta: il rapimento generò una reazione internazionale. I cattolici liberali si schierarono al fianco della minoranza perseguitata e contro la cultura dominante. Non un fatto scontato che parla di una lotta ancora attuale” la riflessione di Mortara, autrice sul caso di Writing for Justice: Victor Séjour, the Kidnapping of Edgardo Mortara, and the Age of Transatlantic Emancipations, premiato con il riconoscimento europeo “American Studies Network Book Prize”.
PAGINE EBRAICHE AL SALONE DEL LIBRO - L'INIZIATIVA DI MEIS E FONDAZIONE 1563
Case di Memoria, un progetto per le scuole
Formare docenti, educatori, operatori culturali e studenti così come un pubblico internazionale sulla Memoria attraverso un progetto che gravita attorno alla casa e all'esserne privati. È il cuore del progetto Remember-House, realizzato dal Museo nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara assieme alla Fondazione 1563 per l'Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo. Un'iniziativa, sostenuta dall'Unione Europea nell'ambito del Citizens, Equality, Rights and Value Programme, protagonista in queste ore al Salone del Libro.
Tema centrale del progetto è appunto la casa, nella sua dimensione di spazio fisico ed emotivo al tempo stesso. L’obiettivo è quello di incentivare un lavoro creativo a partire dalle carte del Fondo EGELI, custodite dalla Fondazione 1563, che consentono di recuperare dettagliate liste dei beni sequestrati agli ebrei in Piemonte e Liguria dopo l’emanazione delle leggi razziali fasciste nel 1938 e negli anni successivi. La casa si trasforma così in un mezzo straordinario per avvicinare alla storia della Shoah: far rivivere la memoria di stanze e oggetti perduti stabilisce un legame con il passato e con storie individuali che diventano simboli per riflettere sul presente e sui diritti umani fondamentali.
Questione ebraica, identità, antisemitismo:
le implicazioni nella società postmoderna
I 75 anni dalla nascita d’Israele stanno ispirando molte iniziative. Una di queste, nella cornice del Palazzo dei Priori a Perugia, è stata la presentazione di “un collage di auguri” ideato da Nicoletta Maria Casini e Stella Lupo, con l’esposizione di una tela divisa in 75 riquadri dipinti dagli allievi dell’Istituto Italiano Design sotto il coordinamento dei docenti Eleonora Granieri, Guendalina Passeri e Marcello Cannarsa. Il progetto è stato illustrato nell’ambito di un’iniziativa promossa dalla sezione locale dell’Associazione Italia-Israele, che ha visto anche la presentazione del libro “La questione ebraica nella società postmoderna” (Edizioni Scientifiche Italiane) del giurista Emanuele Calò. A parlarne con l’autore, prolifico autore di saggi a tema giuridico e attuale direttore della Collana ESI di Diritto europeo, il giornalista Gianni Scipione Rossi.
“Deve esistere la questione ebraica, perché il popolo ebraico è l’unico dall’antichità che è rimasto fino ai giorni nostri” il pensiero di Calò, che è anche direttore dell’Osservatorio Enzo Sereni, nato nel 2022 con il coinvolgimento di accademici ed esperti del diritto con il proposito di lasciare un segno nel contrasto all’odio antisemita.