TENSIONI E ARRESTI NELLE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA 

Israele e la riforma, un Paese diviso

“Un giorno nero per la democrazia israeliana”. Diversi quotidiani israeliani avevano oggi in prima pagina una grande fotografia nera e questa frase come corredo. Un’iniziativa finanziata da uno dei movimenti di protesta contro la riforma della giustizia del governo Netanyahu. Un messaggio eloquente all’indomani dell’approvazione alla Knesset di un pezzo importante di questa revisione. Un passaggio che ha generato applausi e sorrisi tra la maggioranza all’interno della Knesset, ma che fuori dal parlamento ha aumentato le tensioni. Le migliaia di manifestanti anti-riforma che sfilavano per Gerusalemme e Tel Aviv si sono ingrossate. Hanno bloccato alcune delle arterie principali del paese. Ci sono stati arresti e l’intervento della polizia con idranti e skunk water per disperdere le folle. Gli organizzatori delle proteste e le opposizioni in parlamento parlano di duro colpo alla democrazia e promettono di continuare a lottare. Sul versante opposto, anche il governo dichiara di voler tirare dritto. “Abbiamo compiuto il primo passo di un processo storico di modifica del sistema giudiziario” le parole dell’architetto della riforma Yariv Levin, ministro della Giustizia, poco dopo l’approvazione del provvedimento contestato.
La modifica toglie alla Corte Suprema il potere di annullare le azioni e le nomine governative che ritiene “irragionevoli” – viene infatti eliminata la clausola di ragionevolezza –, una pratica che, secondo la coalizione Netanyahu, ha di fatto conferito alla Corte un potere di veto sulla volontà della maggioranza. Il programma della coalizione prevede di dare al governo più potere sulla selezione dei giudici della Corte Suprema, oltre ad altri cambiamenti. “Da oggi Israele sarà un po’ più democratico, un po’ più ebraico e potremo fare di più nei nostri uffici” il commento ai giornalisti di Itamar Ben-Gvir, il ministro della Sicurezza nazionale. “Con l’aiuto di Dio, questo sarà solo l’inizio”, ha aggiunto il leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit (Potere ebraico).

(Foto Tal Talberman)

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LA NOTA UCEI DOPO IL VOTO DELLA KNESSET

“Sicurezza e unità le direttrici essenziali"

La Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha affermato: 
“Stiamo seguendo con estrema attenzione l’evoluzione della situazione in Israele rispetto al voto avvenuto poche ore fa alla Knesset sulla limitazione della cosiddetta causa di ragionevolezza (‘Ilat Svirut’, ossia casi nei quali la Corte suprema può intervenire rispetto ad alcuni atti di altra amministrazione del governo o suoi componenti) e le opinioni preoccupate di vertici militari e autorevoli esponenti sulla sostenibilità del Paese. Al di là dell’emendamento specifico votato oggi il tema che sta a cuore a tutti – e anche qui nelle comunità ebraiche – è quello della convivenza nello Stato di Israele tra tutte le componenti della società israeliana e di come ciascuno degli schieramenti intende il concetto di democrazia e bilanciamento tra i diversi poteri dello Stato, in un quadro che per varie ragioni storico-politiche-religiose definisce le questioni fondamentali con riferimento alle leggi-base in assenza di una Carta costituzionale. Il varo di riforme che riguardano le questioni strutturali ed essenziali da parte di un governo eletto democraticamente e legittimato a promuovere iniziative importanti per il futuro del Paese richiede confronto ampio e pacatezza. La sicurezza, l’unità del Paese e la sua capacità di continuare a guidare innovazione e sviluppo nell’intera regione mediorientale e internazionale sono le direttrici essenziali e continueremo a sostenere Israele come Stato che esprime valori ebraici da 75 anni”.

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LA NUOVA INAUGURAZIONE A 80 ANNI DALLA CADUTA DEL REGIME

Italiani ad Auschwitz, riapre il Memoriale
"Racconteremo il fascismo e i suoi crimini"

Nell’ottantesimo anniversario dalla caduta del fascismo e dall’arresto di Mussolini riapre a Firenze il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz trasferito a partire dal 2016 nei locali dell’Ex3 in zona Gavinana, che da centro di arte contemporanea si trasformerà adesso nel Memoriale delle Deportazioni. Al centro del progetto l’installazione opera tra gli altri degli architetti Lodovico e Alberico Belgiojoso, dello scrittore Primo Levi, del regista Nelo Risi, del pittore Pupino Samonà e del compositore Luigi Nono. L’inaugurazione al pubblico, nel pomeriggio, vedrà lo svelamento di un nuovo allestimento museale e di un nuovo progetto museologico.
“Una data simbolica ed evocativa. Si tratta evidentemente di una scelta non casuale, dettata anche dalla necessità di fare i conti con un passato che non possiamo dimenticare. In assenza di un museo nazionale sul fascismo, alcuni pannelli racconteranno come il regime è nato e come si è sviluppato fino alle più drammatiche conseguenze” anticipa a Pagine Ebraiche Ugo Caffaz, consigliere per le politiche per la Memoria della Regione Toscana e tra i protagonisti di questo percorso. “C’è un cliché da smentire: quello dei ‘tedeschi cattivi, italiani brava gente’. Primo Levi ci insegnava che è successo e quindi che può succedere ancora: il nostro compito è che non accada mai più”. In questo senso, aggiunge Caffaz, che è anche l’ideatore dei Treni della Memoria rivolti agli studenti toscani e italiani, “il Memoriale potrà dare un proprio contributo”. Anche attraverso un’attività culturale costante e adatta a un pubblico eterogeneo, stimolata da convenzioni che si andranno a stipulare con le Università del territorio e “poi a livello nazionale e internazionale”.

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