Riforme Scolastiche

Se non fosse stato per Yehoshua ben Gamla, vissuto all’epoca del Secondo Tempio, la Torah sarebbe stata dimenticata in Israele. In passato, se un bambino aveva un padre, costui gli insegnava la Torah; ma così, chi non aveva un padre, non studiava Torah. Si riteneva infatti che il compito di insegnare spettasse ai padri. Stabilirono allora di istituire delle scuole a Gerusalemme, come è scritto: “La Torah verrà da Sion”. E di nuovo, però, chi aveva un padre che poteva farlo salire a Gerusalemme, studiava; chi non l’aveva, non riusciva ad andarvi e non studiava. Allora stabilirono che ci fossero scuole in ogni regione, per allievi a partire dai 16 o 17 anni. Ma succedeva che se il maestro si adirava con l’allievo, questi gli dava un calcio e se ne andava. Finalmente arrivò Yehoshua ben Gamla, che stabilì che ci fossero maestri in ogni provincia e in ogni città, e si portavano i bambini a scuola all’età di 6 o 7 anni. Disse Rav a rav Shemuel bar Shelat, un maestro elementare: “Fino a sei anni non accettare allievi, da questa età in poi accettali e ingozzali di Torah come tori”. E gli disse anche: “Quando colpisci un bambino per educarlo, usa solo un laccio di scarpe senza fargli del male; se impara a leggere, bene, e sennò, siederà con i compagni e alla fine qualcosa imparerà”. Disse Ravà: dall’epoca del decreto di Yehoshua ben Gamla non si deve più portare un bambino da una città all’altra per farlo studiare. Però da una sinagoga all’altra, che erano le sedi delle scuole, si può portarlo. Se la scuola è al di là del fiume, non lo si porta colà affinché non corra rischi. Se c’è un ponte stabile, sì, ma se c’è solo una stretta asse, no. E aggiunse Ravà: quanto è il massimo di bambini per maestro? 25; se ce ne sono 50, si nominano due maestri. Se sono 40, allora un maestro e un assistente. (Adattato dal Talmud Bavlì, Bavà Batrà 21a).

rav Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano

Sheva – melamed, da Pagine Ebraiche

(8 gennaio 2015)