Wallenberg, mistero svelato

Raoul Wallenberg Sono passati quasi settant’anni da quando Raoul Wallenberg, diplomatico svedese che salvò migliaia di ebrei ungheresi dalle persecuzioni naziste, scomparve nel nulla. La sua è una vicenda in cui ci sono ancora nodi irrisolti: nel 1944 Wallenberg, giovane architetto e uomo d’affari, partì volontario in Ungheria come diplomatico per aiutare una missione statunitense a salvare gli ebrei dallo sterminio nazista. Furono migliaia quelli che riuscì ad aiutare procurando loro un passaporto svedese perché potessero emigrare nel paese, ma le sue tracce si sono perse dal gennaio 1945, quando fu catturato dalle forze sovietiche a Budapest poco dopo la liberazione dell’Ungheria. Da allora, sebbene la Russia abbia fatto sapere che Wallenberg sarebbe morto due anni dopo nella prigione di Lubyanka, non esistono prove definitive sulla sua sorte. Il mistero aleggia: perché fu arrestato? Era una spia? E cosa successe dopo? Morì davvero nel 1947? La sua famiglia non l’ha mai saputo, e l’anno scorso ha chiesto alle autorità svedesi di dichiararlo morto. La dichiarazione ufficiale non è ancora arrivata, ma la procedura è stata avviata a marzo e dovrebbe concludersi entro l’autunno. Nel frattempo però arriva oggi finalmente la prova tanto attesa, rimasta murata da più di quarant’anni nel garage di una dacia nel nord-ovest di Mosca. Si tratta dei diari di Ivan A. Serov, prima guida del KGB, il servizio segreto sovietico, ritrovati quattro anni fa da sua nipote Vera Serova nel corso dei lavori di restauro della casa ereditata dal lui, e pubblicati negli scorsi giorni in un volume di più di seicento pagine. “Non ho dubbi che Wallenberg sia stato liquidato nel 1947”, vi si legge. La conferma tanto attesa a uno dei tanti misteri che circondano la sua storia.
Quando gli operai hanno cominciato a lavorare all’interno del garage, buttando giù i muri interni, hanno trovato alcune valigie nascoste nella calce. “Pensavano fossero soldi o oro, e invece era solo carta“, ha raccontato Vera in un’intervista al New York Times. Lo storico specializzato specializzato nell’epoca stalinista e in particolare nella biografia di Serov Nikita Petrov sostiene che le borse sarebbero state nascoste lì nel 1971, quando a Serov venne il sospetto di essere sorvegliato, e dopo la sua morte 1990 nessuno ne immaginò nemmeno più l’esistenza. Il volume che è venuto fuori più di quarant’anni dopo è dunque intitolato “Appunti da una valigia: i diari segreti del primo presidente del KGB, venuto alla luce 25 anni dopo la sua scomparsa“.
I diari di Serov contengono anche riferimenti a molti documenti prima sconosciuti nei quali si farebbe riferimento a Wallenberg, di cui uno nel quale si testificherebbe la cremazione del suo corpo. Nella dozzina di pagine in cui si parla del diplomatico svedese, dallo stile schematico e asciutto, quasi burocratico, Serov racconta che Nikita Khrushchev, succeduto a Stalin, gli aveva chiesto di investigare su quanto fosse accaduto. Ma lui non era riuscito a scoprire quali fossero le effettive circostanze della morte di Wallenberg, e non trovò alcuna prova del fatto che fosse una spia. I governi esteri hanno per molto tempo sospettato che Mosca nascondesse dei documenti, non volendo dare conferma del fatto che Stalin avrebbe ordinato a sangue freddo l’uccisione di un diplomatico straniero piuttosto che ammettere che il Cremlino stava mentendo. Fino ad ora dunque, ha osservato Petrov, era stato detto che “sembrava che fosse stato ucciso, ma non si sapeva niente a riguardo, che non c’erano documenti. Ma nei diari di Serov, ci sono le prove“.
Certo un diario personale non ha la stessa valenza di un documento ufficiale, ha agginto lo storico, ma è anche vero che Serov ha scritto anche di aver avuto sotto gli occhi un dossier su Wallenberg. Prima di questo invece, i servizi segreti avevano addirittura negato che tale dossier esistesse, come riportano diplomatici, storici, e altri che hanno a lungo lavorato al caso. “Probabilmente c’era una cartella personale su ogni prigioniero, ma i russi affermano di non averne trovato nessuno“, ha affermato Hans Magnusson, un diplomatico svedese coinvolto nelle indagini del 1991, in uno sforzo congiunto tra Russia e Svezia. All’epoca furono realizzate ricerche d’archivio e colloqui con impiegati del KGB in pensione, ma non si arrivò a nessuna conclusione quando si decise di arrestare l’indagine nel 2000. L’unica cosa che resta certa è che tutti i documenti erano stati distrutti o alterati per eliminare ogni traccia di Wallenberg. Per questo, i diari di Serov gettano luce non solo sulla figura dello stesso autore e sul suo vero intento nella redazione di quei testi, ma soprattutto su uno dei casi di scomparsa più dibattuti del secolo, offrendo nuovo materiale da cui ripartire.

(8 agosto 2016)