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Yosef manda a dire a suo padre: “Samàni E-lokim le-adòn le-khòl Mitzràyim”, espressione che traduciamo “D.o mi ha fatto diventare signore di tutto l’Egitto”.
Che cosa può importare a Ya’aqòv un annuncio del genere? Lui stesso, infatti, poco dopo dirà “Rav ‘od Yosef benì chay”, “mi basta che mio figlio Yosèf sia ancora vivo”; per un padre rimasto privo di notizie del figlio per tanti anni, e per di più con il forte dubbio che fosse morto sbranato, la vera notizia non sta nel sapere che è diventato potente, ma che è vivo.
Il Rebbe di Rozin dà un’altra lettura del verso: “Sam anì E-lokìm le-adòn le-khòl Mitzràyim”, “Io faccio diventare D.o il Signore di tutto l’Egitto”, attraverso la mia opera l’Egitto impara a conoscere l’esistenza di D.o; questa è una notizia che può avere come conseguenza l’invito di Yosèf: “redà elày al ta’amòd”, “scendi da me senza indugio”, perché qui troverai chi conosce Ha-Qadòsh Barùkh Hu.

Elia Richetti, rabbino

(5 gennaio 2017)