“bambinata”…

Il sindaco di Pimonte, Michele Palummo, ha definito la violenza di gruppo commessa da un branco di minorenni ai danni di una 15enne come una “bambinata”.
Che strana, bizzarra e deplorevole idea di bambini che ha il sig. Palummo. Che tragica, indegna, immorale idea dell’infanzia che ha il sig. Palummo. Che orrenda, deprecabile e vergognosa giustificazione ha trovato il sig. Palummo per questa violenza. Verrebbe da chiedersi come sono i bambini di Pimonte, verrebbe da chiedersi chi sia un bambino per la nostra generazione. Il Rebbe di Lubavitch insegnava che: “La maniera con cui ci comportiamo nei confronti dei bambini dice molto riguardo a noi stessi.” Definire quindi una violenza come una “bambinata” significa non conoscere il mondo dell’infanzia, non considerarne la sua reale importanza e, purtroppo, non conoscere il senso del mondo dell’infanzia significa giudicare con superficialità e drammatica leggerezza il fallimento educativo e morale del gruppo di ragazzi che ha commesso la violenza. Ancora il Rebbe insegnava: “Mentre un adulto è formato dall’uomo e dalla società, il piccolo è plasmato da Dio; a motivo della sua innocenza, curiosità e purezza, egli è più vicino a Dio.” Il dramma delle parole del sig. Palummo racchiude in sé il fallimento del mondo degli adulti, l’incapacità di un impegno morale, della trasmissione dei limiti dell’etica e del senso della responsabilità. La “bambinata” sta nel fuggire, in età matura, dalle proprie colpe di adulto: quelle colpe che hanno insegnato la violenza a quei ragazzi e che oggi la giustificano in maniera assurda.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(7 luglio 2017)