In Puglia, gli spartiti della Memoria

“La grande soddisfazione che provo oggi è di percepire come il sogno della Cittadella della Musica Concentrazionaria non sia più solo mio, ma nostro, di questa città e di una generazione di uomini e donne che da oggi si assume un grande compito: quello di disegnare le linee della storia della musica dei prossimi anni e riaprire questa immensa “biblioteca di Alessandria” che è il patrimonio musicale creato nei lager”. Così il compositore ed esperto di musica legata alla Shoah Francesco Lotoro ha presentato domenica scorsa il progetto della Cittadella della Musica Concentrazionaria di Barletta. Si tratta di un complesso polifunzionale e multimediale di 9 mila metri quadri, suddiviso in cinque sezioni (Campus delle Scienze Musicali, Biblio-mediateca Musicale, Museo dell’Arte Rigenerata, Teatri Nuovi Cantieri, Libreria Internazionale del Novecento)  che nascerà nell’area e nelle strutture storiche della ex Distilleria cittadina, cittadella_presentazione 3come hanno spiegato l’architetto Nicolangelo Dibitonto, autore del progetto di recupero e riqualificazione, e lo stesso Francesco Lotoro durante la presentazione dell’iniziativa. Un’operazione che la Fondazione Istituto di Letteratura Concentrazionaria, presieduta da Lotoro, ha promosso ai massimi livelli, come testimonia il finanziamento di 5 milioni di euro già stanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, cifra che necessita però un’integrazione con altri fondi affinché l’iniziativa vada a buon fine. “Per me – ha spiegato Lotoro durante la conferenza stampa, moderata dal giornalista RAI Michele Peragine e seguita da una visita al cantiere della Cittadella e da un concerto presso il Teatro Comunale Curci.- è un onore consegnare tutto ciò alla mia città con l’obbligo morale e storico di dare a questa musica il nome di “Letteratura musicale” che significa rendere onore ai compositori, far diventare normale la loro opera, farla entrare nella letteratura musicale come quella di Bach e degli altri musicisti del passato”.
Ad appoggiare il sogno di Lotoro, collaboratore di Pagine Ebraiche, diverse istituzioni, come ha spiegato Giuseppe Langella, professore ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. “È impossibile non condividere un progetto come questo, – ha affermato Langella – nel quale si difende la dignità di tutti i musicisti morti nei lager e dei sopravvissuti. In gioco c’è la difesa ad oltranza dei valori umani ed è per questo che l’Università Cattolica ha dato il suo pieno e incondizionato assenso al progetto. Una delle forme in cui vorremmo dar corpo a questa collaborazione è la organizzazione di summer school destinate a coloro che vorranno studiare e quindi conoscere meglio la musica scritta in cattività da compositori famosi ma che non hanno avuto la fortuna di uscire vivi da quei terribili luoghi di morte. Il mio invito dunque è: siate orgogliosi e custodite questo progetto”. La Cittadella, ha poi rimarcato Aldo Paturno, direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, sarà anche un luogo che potrà dare rilievo alla dimensione culturale del territorio. “In quell’area – ha aggiunto il sindaco di Barletta Pasquale Cascella – si sarebbe potuto costruire e invece va dato atto ai cittadini di essersi opposti con forza all’abbattimento, e anzi di aver voluto la salvaguardia della distilleria, simbolo della vivacità e capacità imprenditoriale dei barlettani e quindi della storia locale. Abbiamo così deciso di sostenere il progetto della Cittadella puntando sul finanziamento pubblico e privato, lasciando che assolva ad una funzione pubblica perché la cultura deve essere fruibile da tutti. Sul fronte ebraico, a intervenire Riccardo Pacifici, già presidente della Comunità ebraica di Roma. “Il canto e la musica – ha affermato Pacifici – sono l’essenza della vita degli ebrei. Per noi, quelli ritrovati non sono canti e musiche per non dimenticare, ma sono come il segno stesso della vita, rappresentano la continuità della vita e dobbiamo tentare di ribaltare l’immaginario collettivo che vede negli ebrei soltanto vittime della Shoah”.