Rosh Hashanah 5778 – Un anno
per realizzare i propri sogni

rav riccardo di segni thumbCon un programma reperibile sul mercato con facilità, si possono estrarre dal testo biblico delle espressioni il cui valore numerico è pari a una cifra determinata. È l’antico sistema esegetico della ghematrià, che oggi la civiltà digitalizzata ci consente di fare in pochi secondi, laddove un tempo ci volevano ore e giorni. La ghematrià ha delle giustificazioni scritturali, ma i Maestri la usavano con cautela, come cosa marginale, parperet, dessert alla sapienza. E solo per non ripetere le solite (ma sempre benvenute) formule augurali, ho estratto dal computer le frasi il cui valore equivale al 778, il numero dell’anno che inizia (senza il millennio) e ne ho trovate ben 995. Nel dubbio della scelta ne cito due dal libro della Genesi: ויותר הוא לבדו לאמו ולאביו “È rimasto solo lui alla madre e al padre” (44:9, riferito a Beniamin figlio di Rachel e Yaaqov) e הנה חלמתי חלום עוד והנה “Ecco ho fatto un altro sogno ed ecco …” (37:9 pronunciata dal Faraone). Perché le cito? Perché in un ebraismo come quello nostro in contrazione demografica, ci dovremmo sentire come quelli che sono sopravvissuti in pochi, a tanti genitori, sentendo tutto il peso della responsabilità che questo comporta; e che non dovremmo smettere di sognare per immaginare e costruire un futuro migliore. Che sia un anno in cui i pochi diventeranno molti e in cui si faranno e realizzeranno tanti bei sogni.

Shanà tovà

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma