Cassuto, l’eredità di un Maestro

cassutoUmberto Cassuto è tra le figure più significative del Novecento ebraico italiano.
Rabbino, storico ed ebraista di fama internazionale, protagonista ai più alti livelli della cultura del suo tempo: a lui sarà dedicato, il 2 ottobre prossimo a partire dalle 14.30, un convegno che avrà luogo nell’aula magna del rettorato dell’Università degli studi di Firenze e che è organizzato, su impulso della professoressa Ida Zatelli, nel solco della recente pubblicazione di un numero monografico della Rassegna Mensile di Israel curato da Angelo Piattelli e Alexander Rofé in cui l’opera e il pensiero di Cassuto sono affrontati nelle loro molteplici sfaccettature. Partner dell’iniziativa UCEI, Comunità ebraica fiorentina, Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, Comune di Firenze.
L’impegno in cattedra a Firenze e Roma, dove fu professore universitario; l’attività di socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei; l’infamia delle Leggi Razziali promulgate dal fascismo nel 1938 che lo costrinse a lasciare l’Italia per Gerusalemme (dove morì nel 1951). Ma anche gli anni della formazione al Collegio Rabbinico Italiano; il suo incarico di rabbino capo a Firenze; il suo rapporto con la poesia, l’epigrafia, l’autocoscienza linguistica degli ebrei italiani.
Nato a Firenze nel 1883, Cassuto si laurea nel 1906 e ottiene tre anni dopo il titolo rabbinico. Divenne rabbino della sua città nel luglio 1922, subito dopo la morte del rabbino Margulies. Nel 1925 lascia l’incarico (unitamente a quello di direttore del Collegio Rabbinico), per diventare professore di lingua e letteratura ebraica presso l’ateneo fiorentino; nel 1933 ottiene la cattedra di ebraico e lingue semitiche alla Sapienza. Nell’allora Palestina mandataria viene invece nominato ordinario alla cattedra di scienze bibliche presso l’Università ebraica di Gerusalemme di Gerusalemme.
Come riconosce tra gli altri l’Enciclopedia Treccani, che a Cassuto dedica un’ampia voce, l’opera scientifica di Cassuto si estende su diversi campi di indagine: tra cui il testo biblico e vari temi di studi giudaici. In quest’ultimo campo in particolare pubblicò su La Rivista israelitica, che dirigeva dal 1904, una serie di articoli sulla storia dell’ebraismo in Italia, culminata nello studio Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento che ottenne nel 1920 il premio della Accademia dei Lincei. Negli studi biblici un contributo importantissimo fu inoltre La questione della Genesi (Firenze 1934), seguita da due rassegne di Discussioni e difese sulla Rivista degli Studi orientali. Lavori in cui Cassuto contesta la validità dell’ipotesi documentaria sulle origini del Pentateuco com’era venuta formandosi nel campo delle scienze bibliche dalla metà del secolo XIX in avanti, e attribuisce la composizione dell’opera prima a un “maestro di altissimo genio”, poi a una scuola, ambedue in ogni caso operanti alla fine dell’epoca di Davide o poco dopo. Spetta inoltre a Cassuto, sottolinea la Treccani, il merito di essere stato tra i primi che compresero l’importanza per le scienze bibliche dei materiali scoperti a partire dal 1929 durante gli scavi di Ras Shamra-Ugarit. Comprensione che trovò applicazione concreta nell’uso coerente dei testi ugaritici nell’esegesi biblica.
Chiude la sezione dei saggi pubblicati dalla Rassegna la testimonianza di Susanna e David, figli di Nathan Cassuto, rabbino capo di Firenze e oculista, figlio di Umberto, che fu deportato ad Auschwitz e che dal lager non fece ritorno. Nel racconto ad emergere è la dimensione umana e sentimentale del nonno, costretto ad allevare i nipoti rimasti orfani in tenera età occupandosi personalmente della loro istruzione.
Scrivono i nipoti: “Lo vedevamo spesso seduto alla sua grande scrivania dello studio, immerso nella scrittura come se il mondo intero non esistesse in quel momento. Nessuno osava disturbarlo mentre era impegnato nel suo lavoro, ma a noi nipoti maggiori era riservato un privilegio speciale: usare alla porta, entrare e chiedere aiuto per i compiti, o chiedergli se poteva verificare la nostra preparazione prima di un compito in classe, o semplicemente per vederlo”.

Una lacuna che si viene a colmare

L’idea di proporre al pubblico italiano una scelta di saggi di Umberto Cassuto sulla Bibbia ebraica è stata concepita da Alexander Rofé, il più giovane dei suoi allievi, oggi professore emerito di Bibbia all’Università ebraica di Gerusalemme. La proposta è stata sostenuta da David M. Cassuto, uno dei nipoti di Umberto, che ha seguito da vicino il nascere e lo sviluppo di questo progetto, fornendo consigli e suggerimenti. Infine il comitato di redazione della rivista, e in particolare la redazione israeliana, hanno entrambi accolto l’iniziativa con favore, invitando diversi studiosi ad arricchire il volume con contributi dedicati alle vicende biografiche e alla personalità di Cassuto, così come ai temi di ricerca che furono di suoi interesse.
L’opera di Cassuto viene presentata non limitata alla sola sfera degli studi biblici, fulcro principale della sua attività culturale, ma ampliata all’intero orizzonte della sua produzione scientifica. Nonostante ciò, per la particolare genesi di questa raccolta, la sezione che raccoglie gli scritti di Cassuto sugli studi biblici ne costituisce la parte più sostanziosa. Ciò, in qualche modo, rende giustizia allo studioso, le cui ricerche di critica biblica, in passato, non sempre sono state apprezzate appieno tra gli ebrei d’Italia, e sono tuttora poco note.
È spesso arduo e talvolta persino ingiusto selezionare tra la vasta produzione scientifica di uno studioso di fama mondiale un modesto numero di scritti, per di più di taglio differente, che lo possano rappresentare degnamente. Ancor di più lo è nel caso di Cassuto, il cui apporto agli studi ebraici nell’arco di un cinquantennio di intensa attività risulta particolarmente fecondo e variegato.
Nei limiti degli spazi a disposizione si è affiancato alla nutrita mole di saggi sulla Bibbia apparsi originariamente in disparati periodici, pubblicazioni e Festschriften, testi sul giudeo-italiano e sulla storia e la letteratura degli ebrei d’Italia, ma anche interventi pubblici di carattere programmatico meno noti, prodotti nel quadro del dibattito culturale stimolato dai movimenti giovanili ebraici degli inizi del Ventesimo secolo.
In questa sede si propone dunque uno strumento ricco di materiali utili per riconsiderare una delle figure più brillanti dell’ebraismo italiano del Novecento e per rivisitare un’esperienza culturale e umana originale e significativa. La presente raccolta, corredata da studi e documenti, offre altresì l’occasione di ripercorrere l’iter scientifico di Cassuto, nonché di tracciare un bilancio del suo contributo e di valutare lo stato attuale degli studi ebraici da lui coltivati.
Dalla sua prematura scomparsa nel dicembre del 1951 sino ad oggi sono apparsi cinque volumi miscellanei sullo studioso fiorentino, taluni commemorativi, altri incentrati sugli argomenti a lui cari, gran parte in lingua ebraica, ma mai uno studio approfondito in italiano.
Ugualmente sono state pubblicate due raccolte di scritti di Cassuto sulla Bibbia ebraica e il Vicino Oriente antico, sia in ebraico che in inglese. Un’antologia di articoli di Cassuto, tra i quali alcuni mai tradotti prima in lingua italiane, era finora un desideratum.
Il fascicolo doppio de ‘La Rassegna Mensile di Israel’ viene dunque a colmare una lacuna e si giustifica anche per una seconda ragione. Per la prima volta si è qui fatto ampio uso della documentazione raccolta nell’archivio privato di Cassuto, depositato presso la Biblioteca Nazionale d’Israele a Gerusalemme. Sino ad oggi, all’infuori di alcuni saggi che hanno indagato il codice di Aleppo e altre questioni testuali bibliche, l’archivio Cassuto non è mai stato studiato adeguatamente.

Angelo Piattelli

Illustre figlio di una stagione straordinaria

Cassuto fu figlio di quella vivida e ferace stagione della cultura ebraica fiorentina, ma più in generale di tutta la cultura fiorentina, che vide i primi due decenni del Novecento rifulgere e riscaldare le fucine del sapere solo per essere estinte dal fascismo e dalla catastrofe che esso portò. Figlio di tipografi, la Galletti e Cassuto era l’azienda di famiglia, ricevette dai suoi genitori, molto osservanti, lo sprone allo studio e l’amore per la tradizione religiosa. Cassuto entrò nel Collegio Rabbinico nel 1889, l’anno stesso in cui questa istituzione fu trasferita a Firenze, e vi intraprese i suoi studi.
Suoi maestri furono tra gli altri Samuel Hirsch Margulies e Hirsch Perez Chajes, figure di spicco dell’ebraismo italiano, cui si deve la diffusione in Italia dei principi della Wissenschaft des Judentums.
Margulies fu elemento propulsivo di una vera e propria rinascita dell’ebraismo fiorentino, che assunse anche le forme di un risveglio degli studi talmudica e post-biblici più in generale. Formò un nutrito gruppo di giovani, tra cui Cassuto, Elia S.Artom e Alfonso Pacifici, per nominarne solo alcuni, che plasmarono l’ebraismo fiorentino del tempo. Fu il principale promotore del sionismo in Italia e non casualmente Firenze ne divenne il centro. Cassuto vi aderì con entusiasmo. Margulies fondò la ‘Rivista Israelitica’. In questo rinnovato clima nel 1921 sorse la casa editrice Israel, cui si deve la diffusione assai precoce in Italia degli scritti di Martin Buber e di Shemu’el y. Agnon.
Se la frequentazione di Margulies e del Collegio Rabbinico lo aveva introdotto alla tradizione religiosa ebraica, Cassuto si formò anche nelle scuole italiane. Il 5 novembre 1902, dopo aver conseguito la licenza al Liceo Michelangelo (a tutt’oggi uno dei principali licei classici di Firenze), s’iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Istituto di Studi Superiori; qui acquisì quei solidi e rigorosi strumenti propri dell’educazione umanistica e liberale che, uniti alla sua formazione tradizionale ebraica, avrebbero dato vita a un peculiare connubio, ben osservabile nei suoi dotti studi. Ebbe come maestri Guido Mazzoni (italianistica), Ernesto Giacomo Parodi (filologia e linguistica), Pio Rajna (filologia romanza), Girolamo Vitelli (papirologia e filologia classica), Achille Coen e Pasquale Villari (storia). Dell’entusiasmo con cui i giovani seguivano questi maestri sia nel ramo scientifico sia nel ramo umanistico ci offre una testimonianza Eugenio Garin.
“E su tutto la grande poesia, allorché Girolamo Vitelli leggendo l’Agamennone faceva sparire le squallide mura di San Marco, e i suoi scolari vedevano solo la porpora del tappeto di Clitemnestra: quegli scolari che si chiamavano Carlo Michelstaedter, Renato Serra ed Emilio Cecchi, che venivano dalla Puglia e dalla Sicilia, da Trieste e da Trento, in una città segreta e difficile e pure così umana che non sai mai dire dove l’arte finisce e comincia la natura ed ogni paesaggio è così carico di storia da sembrare tutto opera dell’uomo”.
Molti studenti giungevano anche dall’Europa Centro-Orientale fuggendo da situazioni di oppressione e persecuzione, attratti dalla liberalità dell’Ateneo fiorentino. Molti di questi esuli erano ebrei e convergevano in buona parte a Firenze, anche per la presenza in città del Collegio Rabbinico.

Ida Zatelli

Lo studio per definire la propria identità

Il 29 ottobre 1911 si apriva a Firenze il primo Convegno giovanile ebraico. Dopo l’esperienza del movimento Pro cultura, il rilancio del Collegio Rabbinico fiorentino operato da Margulies e la fondazione nel 1910 de ‘La settimana israelitica’, l’organizzazione del convegno forniva l’occasione per un momento di incontro e di riflessione a quella circoscritta ma qualificata sezione della gioventù intellettuale ebraica italiana influenzata dal sionismo e in possesso, sovente, di cultura rabbinica. Lunedì 30 ottobre Umberto Cassuto presentava una relazione sul tema Per una storia degli ebrei in Italia. Il contesto e il personaggio conferivano all’argomento trattato un significato e un valore particolari. Tra questi giovani, Cassuto aveva già un ruolo di rilievo: dal 1906 insegnava al Collegio Rabbinico fiorentino, ove nel 1909 conseguiva il titolo di chakham. L’8 luglio 1906 si laureava in Lettere al R. Istituto di Studi Superiori di Firenze con una tesi sulla storia degli ebrei di Firenze, per poi perfezionarsi in lingue semitiche. Come è stato osservato, il giovane Cassuto ‘compì studi umanistici dalla forte impronta liberale, sostenuti da una solida metodologia filologica e dalla critica testuale storico-scientifica’, in uno dei maggiori centri europei per lo studio dell’orientalistica; tra i suoi maestri vi erano Guido Mazzoni, Achille Coen, Fausto Lascino, Bruno Teloni. Contemporaneamente, nel Collegio Rabbinico fiorentino, che si ispirava alla Scienza del Giudaismo, assorbiva la lezione, oltre che di Margulies, di Hirsch Peres Chajes. Attraverso queste prime esperienze di studio, Cassuto gettava le basi di una formazione solida e originale, che conferiva un ruolo di rilievo alla conoscenza della storia come disciplina rigorosa e come fonte necessaria nella definizione dei contenuti dell’identità, argomenti che affioravano nitidamente nel suo discorso al convegno giovanile, che si affiancava alle parole, spesso nuove e vibranti, pronunciate dagli altri relatori. Nel comunicare la sua adesione al progetto del convegno affermava:
“Io poi sono tanto maggiormente lieto della iniziativa di codesto pregevole periodico, in quanto che vedo in essa la possibilità di effettuare quello che da tempo era un mio sogno. È senza dubbio da un lato dovere imprescindibile degli ebrei italiani, dall’altro mezzo efficacissimo per plasmare ebraicamente la coscienza della giovine generazione, lo studio degli ebrei nel nostro paese, per il quale già parecchio è stato fatto, ma di gran lunga il più e migliore è quello che rimane da farsi, né è opera che possa compiersi con le forze di un solo, né in breve volger di tempo, ma richiede l’attività collegata e coordinata di molte persone, quale è quella che potrebbe esser fornito da una unione della gioventù colta tra gli ebrei d’Italia. Del resto mi riservo di chiarire e concretare questo mio progetto nel convegno che confido si farà” (La Settimana Israelitica).
Nella lettera del ventottenne studioso fiorentino già apparivano delineati con sufficiente chiarezza i motivi ispiratori e i fini del suo disegno, in linea con l’impostazione complessiva del convegno.
Nella sua relazione Cassuto chiariva, anche in rapporto ad altre posizioni espresse in quell’occasione, il ruolo da lui attribuito allo studio della storia nella definizione dell’identità.
“Studio ed esame che non solo ci porgeranno soccorso a chiaramente delineare quel che dobbiamo proporci di essere, ma varranno pur anno a farci meglio comprendere quel che attualmente siamo”.

Mario Toscano

(Pagine Ebraiche settembre 2017)