Rav Hazan, 40 anni di impegno

Quarant’anni da “inviato speciale” a Roma per il rabbino chabad Itzchak Hazan, una delle anime del Tempio ashkenazita della Capitale. Un impegno esteso nel tempo e denso di significati, segnato da tanti momenti che in questi otto lustri hanno contribuito a rafforzare spirito di comunità e crescita di consapevolezza ebraica.
Di questo si è parlato ieri in via Balbo. Di risultati, ma anche di propositi e iniziative rivolte al futuro. L’occasione è stata proprio la celebrazione dell’anniversario, fortemente voluta dal presidente del Tempio Alberto Heimler. È stato proprio Heimler a introdurre la serata, svoltasi davanti a un folto pubblico. Ma anche a fare omaggio al rav Hazan di un dono straordinario e inaspettato: la raccolta delle sue derashot, personalmente curate e pubblicate ora in un volume.
Sono intervenuti anche Leone Paserman, che ha parlato di rav Hazan e la comunità ashkenazita; Vito Arbib, che ha declinato la sua relazione con la comunità libica; il rabbino capo Riccardo Di Segni, che ha approfondito il rapporto con l’ebraismo romano; la Presidente UCEI Noemi Di Segni, che ha trattato il legame con i giovani; Gavriel Levi, che ha ricordato l’incisività della sua azione di Maestro. In conclusione è stato rav Hazan a prendere la parola, svolgendo una riflessione che è partita da questa domanda: “Come saranno i prossimi 40 anni?”.
Ha sottolineato Heimler: “Emerge dagli interventi di oggi che l’arrivo di rav Hazan a Roma ha cambiato radicalmente il destino del nostro Tempio. Col passare degli anni gli ashkenaziti sono diventati sempre di meno e i tripolini e i romani sempre di più. Com’era possibile questa trasformazione? Non era certamente il rito che li attirava e li attira, ma l’atmosfera che vi si respira. Chiunque viene è bene accolto, come in una scuola dove tutti gli allievi trovano uno spazio”.

(6 novembre 2017)