Itai Anghel al PKF Festival
“Io, un invisibile a Mosul”

Per raccontare il Medio Oriente nelle sue complessità e nelle sue profonde lacerazioni ha scelto di essere testimone diretto, su ogni versante. Tra guerriglieri sciiti e sunniti, tra terroristi di Hamas e dell’Isis. Ma anche tra la gente, tra le tante vittime innocenti di infinite guerre, persecuzioni, brutalità.
Itai Anghel, tra i più grandi reporter e documentaristi di guerra israeliani, è stato tra gli ospiti più significativi della seconda giornata del festival Pitigliani Kolno’a in svolgimento alla Casa del Cinema a Roma. In dialogo con il direttore de La Stampa Maurizio Molinari, Anghel ha raccontato le sfide e alcuni aneddoti del suo mestiere. Di come è diventato giornalista, del suo primo contatto con la violenza estrema a Sarajevo. I cadaveri ammassati, gli stupri in serie, la paura costante dei cecchini che imperversavano sui tetti della capitale bosniaca. “Ho scelto questa strada, la strada del giornalismo di guerra, perché volevo essere dentro la storia. Vederla con i miei occhi” ha dichiarato Anghel, che per motivi di sicurezza tiene sempre nascosta la sua identità israeliana e gira sempre da solo, armato solo della sua telecamera.
Al confronto con Molinari ha fatto seguito la proiezione del documentario Invisible in Mosul, in cui lo stesso Anghel si unisce ai corpi speciali dell’esercito iracheno che avanzano verso Mosul sotto il fuoco nemico dell’Isis e dei suoi terroristi suicidi
A introdurre l’evento Ariela Piattelli, una delle due curatrici del festival.

(22 novembre 2017)