Qui Milano – L’ebraismo e gli altri

20180205_211414Israele e gli altri. Sul confronto tra mondo ebraico e la società che lo circonda si è incentrato il primo incontro della terza edizione a Milano del festival Fra terra e cielo. Protagonisti del confronto andato in scena al Refettorio Ambrosiano, il padrone di casa don Giuliano Savina, l’architetto e studioso Stefano Levi Della Torre e il filosofo Raniero Fontana. A presentare la serata, Miriam Camerini, direttrice artistica della rassegna nonché protagonista giovedì sera – sempre al Refettorio Ambrosiano (qui il programma) – dell’esibizione con il trio klezmer Cidnewski Kapelye (Angelo Baselli al clarinetto, Davide Bonetti alla fisarmonica, Andrea Bugna al contrabbasso) legata alla partecipazione ebraica alla Rivoluzione russa e al suo contenuto messianico. Rispetto alla serata inaugurale, molto partecipata, don Savina ha ricordato come il rapporto tra mondo ebraico e cristiano sia stato segnato da un passaggio fondamentale: “il Concilio Vaticano II, una svolta straordinaria, che ha dato il via a ulteriori passi importanti della Chiesa”, tra cui le visite in sinagoga a Roma di tre pontefici. Dialettico invece il confronto tra Fontana e Levi Della Torre. Il primo – già docente di Letteratura rabbinica all’Istituto Ratisbonne di Gerusalemme – è partito da un interrogativo, “c’è posto per un non ebreo ai piedi del Sinai?”, citando alcune fonti della tradizione ebraica in cui emerge una opposizione tra popolo d’Israele e mondo non ebraico e offrendo un’interpretazione possibile al significato delle parole dei maestri.
Per Levi Della Torre l’ebraismo non può essere ridotto a una concezione esclusivista: “certo ci sono anche quei passaggi ma non si può dare una lettura coerente e lineare ma nel testo biblico ci sono campi di tensione. L’immagine talmudica esce da un conflitto, da una tensione non c’è una divisione buoni e cattivi, che onestamente sarebbe l’interpretazione meno intelligente possibile”. Per necessità, sottolinea Levi Della Torre, l’ebraismo si è sempre interrogato sul significato dell’altro, a maggior ragione essendo sin dall’inizio minoranza: “lo spirito della minoranza, la sua psicologia è diversa da quella della maggioranza. La prima può vivere l’altro con rispetto, con paura, con amicizia, con odio. La seconda può tollerare ma non vede come necessario il rapporto con la minoranza”. E questo influisce sulla percezione di sé di ciascuna realtà. Lo studioso ricorda poi come esempio biblico del rapporto con l’altro concepito dall’ebraismo il passo dell’esodo sullo straniero: “E non opprimerai lo straniero, perché voi sapete cosa prova lo straniero, essendo stati stranieri in terra di Egitto” (Esodo 23:9).