JCiak – Gli eroi del treno

Quando Ayoub El Khazzani sferra l’attacco il treno, partito da Bruxelles, è da poco in territorio francese. È il 21 agosto 2015. Gli spari rimbombano nella carrozza di coda, la gente urla, gli addetti corrono verso la motrice. Si profila una strage, come quelle che pochi mesi dopo insanguineranno Parigi, al Bataclan, all’Hypercacher e a Charlie Hebdo. A sventarla sono tre ventenni americani, Anthony Sadler, Alex Skarlatos e Spencer Stone, che con coraggio e sangue freddo mettono fuori combattimento il terrorista di origini marocchine. A portare al cinema la loro storia, interpretata dagli stessi protagonisti, è il nuovo lavoro di Clint Eastwood Ore15:17 – Attacco al treno, oggi nelle sale, che ripercorre le vite dei tre amici fino al momento che cambierà il loro destino insieme a quello delle 500 persone che viaggiano sul treno.
Il film è un’ulteriore tappa del ciclo dedicato agli eroi americani che Eastwood va dipingendo negli ultimi anni. Se American Sniper (2014) con Bradley Cooper portava in scena la storia vera di Chris Kyle, il tiratore scelto più letale d’America, artefice di 255 uccisioni in Iraq e Sully (2016) con Tom Hanks ripercorreva la vicenda di Chesley “Sully” Sullenberg che per salvare i suoi passeggeri ammarò sul fiume Hudson, qui i protagonisti sono tre giovani alle prese con l’incubo del terrorismo.
Prima di affondare l’obiettivo sul momento cruciale, Ore15:17 – Attacco al treno ce li racconta a scuola, in famiglia, al lavoro. I tre, che sull’esperienza hanno scritto il libro su cui il film si basa, sembrano ragazzi come tanti, come lo erano Chris Kyle e il capitano Sullenberg. Li guardiamo dirigersi, ciascuno a modo suo, verso il drammatico pomeriggio che cambierà le loro vite con il senso inevitabile di una predestinazione.
“A quel tempo non ce ne rendevamo conto – spiega Skarlatos – ma guardandoci indietro è come se tutto quello che abbiamo fatto nelle nostre vite ci abbia in qualche modo preparato per l’attacco al treno”. Incontratisi in una scuola cristiana, i tre amici, che condividono una profonda fede religiosa, non dubitano che sia stata la mano di Dio a guidarli e proteggerli in quel terribile frangente.
Più che sull’eccezionalità del gesto eroico, l’obiettivo di Clint Eastwood sembra puntato sulla loro normalità. “Voglio che la gente si renda conto di avere la forza di fare cose straordinarie”, dice Clint Eastwood. Il suo è un messaggio che conforta, davanti al montare di un terrorismo che ci consegna all’esclusiva passività del ruolo di vittime.
Non si può però dimenticare che la preparazione degli eroi del treno, oltre che spirituale, era professionale (come del resto nel caso del tiratore Kyle e del pilota Sullenberg). Stone era un sergente dell’Air Force esperto di jujitsu e addestrato nel primo soccorso, il che gli permise di salvare Mark Moogalian, il primo passeggero che tenta di fermare El Khazzani. Skarlatos era arruolato nell’Oregon national guard. L’unico civile era Sadler, allora studente di chinesiologia all’Università della California.
Senza quest’addestramento probabilmente i tre giovani non ce l’avrebbero fatta. Ma senza il loro coraggio straordinario e senza l’intesa di un’amicizia di lungo corso nulla sarebbe accaduto. Né gli eroi del treno, dopo essere stati insigniti della Legione d’onore francese e ricevuti alla Casa bianca da Obama, sarebbero oggi sul grande schermo nei panni strepitosi di se stessi.

Daniela Gross

(8 febbraio 2018)