Statuto albertino e Leggi razziste
i due volti dello Stato italiano

20180216_093539Sala gremita all’Auditorium Vivaldi della biblioteca nazionale universitaria di Torino per il convegno “Religione e democrazia. A 170 anni dallo Statuto albertino, a 80 dalle leggi razziali”, organizzato dalla Comunità ebraica torinese assieme al Centro Culturale Protestante. Un’occasione di incontro scandita da alcuni anniversari: il 2018, infatti, è un anno particolare in quanto ricorrono i 170 anni della firma dello Statuto e, con esso, della concessione dei diritti civili ai valdesi e agli ebrei; ma, d’altra parte, ricorrono anche gli 80 anni delle Leggi antiebraiche che il regime fascista promulgò nel 1938. Due i macrotemi al centro del convegno: “Dalla monarchia assoluta a quella costituzionale: un passo verso le libertà?”, il titolo della prima sessione presieduta da Federico Vercellone, docente presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, con protagonisti Sergio Soave, direttore del Polo del ‘900; Umberto Levra, storico tra i massimi esperti del Risorgimento e presidente dell’omonimo museo; Giulio Disegni, vice presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e avvocato, e Paolo Ribet, pastore valdese. La riflessione di Disegni è partita proprio dal 1848 e dall’epoca del Risorgimento, per delineare una grande stagione della storia e del diritto: “Il 1848 – le sue parole – ha rappresentato un passaggio epocale ma anche un ponte drammatico: dall’apertura dei cancelli dei ghetti fino alla promulgazione delle Leggi Razziste”.
“Libertà di culto: una legge mai nata” il titolo invece della sessione presieduta da Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, che ha ricordato tre date fondamentali: 1848 e 1938, ma anche 1948: l’anno dell’entrata in vigore della Costituzione. “Tre passaggi diversi – ha affermato – dove i culti delle minoranze sono stati prima tollerati, poi negati e infine ammessi”. Interventi in questo spazio dello storico Alberto Melloni, del presidente emerito della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky e dall’ex ministro Valdo Spini, intellettuale e studioso.

Alice Fubini